Il lavoro nasce dal ritrovamento di alcuni rogiti notarili inediti, attestanti l’attività cosentina del fiorentino Tommaso delle Macchie. Questi è chiamato in Calabria nel 1533, per realizzare, insieme con il rossanese Giovanni d’Aprigliano, un polittico da porsi sull’altare maggiore della chiesa domenicana di S.Maria di Gerusalemme in Serra Pedace. Dalla descrizione contenuta nel contratto, si evince immediatamente come l’assetto architettonico dell’opera sia innovativo per la Calabria. Successivamente, il maestro rinunciò alla sua attività artistica, per intrattenere relazioni commerciali con i suoi conterranei, specie in relazione all’esportazione della seta, acquistando via via sempre maggior prestigio, fino a diventare procuratore del Cardinal Taddeo Gaddi., Arcivescovo Cosentino. A margine si riportano anche alcune notizie relative ad altri autori cinquecenteschi di polittici, come il veneziano Pietro di Michele. La sua pala d’altare, commissionata dal nobile napoletano Angelo Donato nel 1511, però, a differenza di quella di Tommaso delle Macchie, non può certamente dirsi innovativa, ma conferma, negli ori e nelle decorazioni, lo stile veneto di cui maggiore esponente in Calabria è Bartolomeo Vivarini.

Un inedito artista fiorentino del XVI secolo ed un suo retablo calabrese

Giuseppina Scamardì;Bruno Mussari
1999-01-01

Abstract

Il lavoro nasce dal ritrovamento di alcuni rogiti notarili inediti, attestanti l’attività cosentina del fiorentino Tommaso delle Macchie. Questi è chiamato in Calabria nel 1533, per realizzare, insieme con il rossanese Giovanni d’Aprigliano, un polittico da porsi sull’altare maggiore della chiesa domenicana di S.Maria di Gerusalemme in Serra Pedace. Dalla descrizione contenuta nel contratto, si evince immediatamente come l’assetto architettonico dell’opera sia innovativo per la Calabria. Successivamente, il maestro rinunciò alla sua attività artistica, per intrattenere relazioni commerciali con i suoi conterranei, specie in relazione all’esportazione della seta, acquistando via via sempre maggior prestigio, fino a diventare procuratore del Cardinal Taddeo Gaddi., Arcivescovo Cosentino. A margine si riportano anche alcune notizie relative ad altri autori cinquecenteschi di polittici, come il veneziano Pietro di Michele. La sua pala d’altare, commissionata dal nobile napoletano Angelo Donato nel 1511, però, a differenza di quella di Tommaso delle Macchie, non può certamente dirsi innovativa, ma conferma, negli ori e nelle decorazioni, lo stile veneto di cui maggiore esponente in Calabria è Bartolomeo Vivarini.
1999
Calabria; Rinascimento; Pala d'altare
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/1799
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