La XII Giornata di studio svoltasi a Napoli il 18 dicembre 2020 è stata occasione per ridiscutere su un tema cruciale “Benessere e/o salute? 90 anni di studi, politiche piani” che opportunamente è stato posto all’attenzione nazionale e che merita di essere ulteriormente rilanciato come è stato sottolineato dai numerosi e prestigiosi ospiti che hanno introdotto i lavori, coordinati sapientemente da Mimmo Moccia e Marichela Sepe. Nello specifico è stato rilevato come la pandemia non riguarda esclusivamente gli ospedali e la loro ri-organizzazione e/o ricollocazione sul territorio ma più in generale la salute nelle/delle nostre città. Michelangelo Russo ha affermato che è un modo di ripensare il welfare e che ci consente di superare alcune questioni e partire da una tradizione igienista che ha caratterizzato la nostra disciplina facendo riferimento al manuale di Petrini sull’urbanistica sanitaria. Nelle conclusioni il presidente dell’INU Michele Talia ha evidenziato la contrapposizione tra benessere e salute, indicando la città come luogo dove misurare la difficoltà delle politiche di tutelare la salute dei cittadini. A seguire Patrizia Gabellini ha evidenziato che si tratta di processi che sono emersi 40-50 anni fa e che oggi si presentano nella loro gravità. C’è una legittimazione sociale del saper tecnico e queste giornate fanno emergere ancora di più l’urgenza di ridefinire le politiche pubbliche e farle territorializzare. Il messaggio che l’odierna giornata di studio ci consegna si riferisce alla necessità di allargare il “campo d’azione” del tema trattato che non trova negli Urbanisti i soli destinatari. Nell’ambito della manifestazione nazionale si sono svolte diverse sessioni di studio tra cui “Aree interne e Mezzogiorno: squilibri territoriali e politiche di riequilibrio regionale e governo del territorio” in cui lo scrivente ha avuto il piacere di coordinarne i lavori. La suddetta sessione ha avuto un duplice obiettivo: da una parte consolidare le esperienze, le ricerche e le politiche in corso, e dall’altro quello di esplorare possibili orientamenti strategici ravvisandone i caratteri innovativi rispetto allo stato dell’arte. Il fine ultimo, attraverso un confronto di saperi diversi, è quello di delineare orientamenti metodologi capaci non solo di “arrestare” il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono delle aree interne ma soprattutto di non farle passare più come problema ma presentarli come opportunità di sviluppo territoriale. La ripresa demografica e il ri-utilizzo del territorio sono la condizione, assieme a specifici progetti mirati, per arginare il dissesto idro-geologico e il degrado del capitale culturale e paesaggistico. Questo significa dare concrete opportunità alle comunità che vivono in questi territori affinché continuino ad abitarle programmando interventi in termini di conservazione e mantenimento delle attività, di riproposta di servizi per un miglioramento della qualità della vita. I caratteri paesaggistici di questi territori e dei suoi centri storici, così come i valori delle tradizioni culturali, della biodiversità e dell’agricoltura sostenibile sono da ritenersi una vera opportunità per un riequilibrio di tutto il territorio. La risorsa su cui si fonda la proposta è in senso generale “la cultura del territorio”, facendo riferimento al patrimonio di storia che le aree interne possiedono e possono offrire, contrastando il processo di omologazione verso il quale la società locale era stata spinta da forme di sviluppo decontestualizzate e insostenibili. Vengono quindi ritenuti fondamentali la valorizzazione dei centri storici e degli elementi peculiari dell’identità locale, le emergenze architettoniche che narrano la storia del territorio, le tradizioni della cultura materiale, il “saper fare” tradizionale: <>(Vito Teti, 2014). In Figura 1 sono evidenti i caratteri identitari degli insediamenti urbani (Gerace prov. Reggio Calabria). Alla politica di coesione dell’UE si aggiunge quanto emerge dalla Legge n. 56/2014 che fissa le funzioni della città metropolitana e apre un dibattito sulle mission della città e sulle “forme” di pianificazione e di governance. Una prima riflessione si riferisce alle diverse e spesso contrastanti forme di pianificazione e programmazione previste dalle diverse legislazioni regionali. In tale contesto risulta opportuna una riflessione collettiva e critica sulla pianificazione d’area vasta come strumento delle politiche urbane e territoriali che episodicamente, settorialmente, separatamente sono emanate dal governo o dalle regioni, che scontano l’assenza di visioni strategiche, d’insieme e su prospettive di lungo periodo, elaborate localmente o per tutto il paese. Su questi temi è stata svolta un’interessante ricerca Trenta conurbazioni italiane di media dimensione, autonomamente avviata dalla Research Community dell’INU “Area Vasta e Dimensione Macroregionale” . Naturalmente diventa centrale il ruolo dell’urbanistica nel rilancio delle politiche territoriali e dei centri storici in particolare. Sarà necessario ri-pensare a modelli di sviluppo specifici per i vari territori affinché le diversità si trasformino in opportunità. Si ravvisa la necessità di ri-elaborare un progetto territoriale condiviso avente l’obiettivo di trovare soluzioni rispondenti alle nuove esigenze per far ripartire -rigenerandole- le città italiane . Allo stesso modo risulta improcrastinabile operare un consistente rifinanziamento della Strategia Nazionale per le Aree Interne, con il duplice obiettivo di favorire la ricerca di una maggiore convergenza tra la SNAI e i provvedimenti a sostegno delle aree interne (con pratiche lavorative agili, smart, digitalmente connesse) e la fornitura di servizi educativi, sanitari e culturali non solo di base.

Strategie e politiche di rilancio per le aree interne del Mezzogiorno

Passarelli Domenico
2021-01-01

Abstract

La XII Giornata di studio svoltasi a Napoli il 18 dicembre 2020 è stata occasione per ridiscutere su un tema cruciale “Benessere e/o salute? 90 anni di studi, politiche piani” che opportunamente è stato posto all’attenzione nazionale e che merita di essere ulteriormente rilanciato come è stato sottolineato dai numerosi e prestigiosi ospiti che hanno introdotto i lavori, coordinati sapientemente da Mimmo Moccia e Marichela Sepe. Nello specifico è stato rilevato come la pandemia non riguarda esclusivamente gli ospedali e la loro ri-organizzazione e/o ricollocazione sul territorio ma più in generale la salute nelle/delle nostre città. Michelangelo Russo ha affermato che è un modo di ripensare il welfare e che ci consente di superare alcune questioni e partire da una tradizione igienista che ha caratterizzato la nostra disciplina facendo riferimento al manuale di Petrini sull’urbanistica sanitaria. Nelle conclusioni il presidente dell’INU Michele Talia ha evidenziato la contrapposizione tra benessere e salute, indicando la città come luogo dove misurare la difficoltà delle politiche di tutelare la salute dei cittadini. A seguire Patrizia Gabellini ha evidenziato che si tratta di processi che sono emersi 40-50 anni fa e che oggi si presentano nella loro gravità. C’è una legittimazione sociale del saper tecnico e queste giornate fanno emergere ancora di più l’urgenza di ridefinire le politiche pubbliche e farle territorializzare. Il messaggio che l’odierna giornata di studio ci consegna si riferisce alla necessità di allargare il “campo d’azione” del tema trattato che non trova negli Urbanisti i soli destinatari. Nell’ambito della manifestazione nazionale si sono svolte diverse sessioni di studio tra cui “Aree interne e Mezzogiorno: squilibri territoriali e politiche di riequilibrio regionale e governo del territorio” in cui lo scrivente ha avuto il piacere di coordinarne i lavori. La suddetta sessione ha avuto un duplice obiettivo: da una parte consolidare le esperienze, le ricerche e le politiche in corso, e dall’altro quello di esplorare possibili orientamenti strategici ravvisandone i caratteri innovativi rispetto allo stato dell’arte. Il fine ultimo, attraverso un confronto di saperi diversi, è quello di delineare orientamenti metodologi capaci non solo di “arrestare” il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono delle aree interne ma soprattutto di non farle passare più come problema ma presentarli come opportunità di sviluppo territoriale. La ripresa demografica e il ri-utilizzo del territorio sono la condizione, assieme a specifici progetti mirati, per arginare il dissesto idro-geologico e il degrado del capitale culturale e paesaggistico. Questo significa dare concrete opportunità alle comunità che vivono in questi territori affinché continuino ad abitarle programmando interventi in termini di conservazione e mantenimento delle attività, di riproposta di servizi per un miglioramento della qualità della vita. I caratteri paesaggistici di questi territori e dei suoi centri storici, così come i valori delle tradizioni culturali, della biodiversità e dell’agricoltura sostenibile sono da ritenersi una vera opportunità per un riequilibrio di tutto il territorio. La risorsa su cui si fonda la proposta è in senso generale “la cultura del territorio”, facendo riferimento al patrimonio di storia che le aree interne possiedono e possono offrire, contrastando il processo di omologazione verso il quale la società locale era stata spinta da forme di sviluppo decontestualizzate e insostenibili. Vengono quindi ritenuti fondamentali la valorizzazione dei centri storici e degli elementi peculiari dell’identità locale, le emergenze architettoniche che narrano la storia del territorio, le tradizioni della cultura materiale, il “saper fare” tradizionale: <>(Vito Teti, 2014). In Figura 1 sono evidenti i caratteri identitari degli insediamenti urbani (Gerace prov. Reggio Calabria). Alla politica di coesione dell’UE si aggiunge quanto emerge dalla Legge n. 56/2014 che fissa le funzioni della città metropolitana e apre un dibattito sulle mission della città e sulle “forme” di pianificazione e di governance. Una prima riflessione si riferisce alle diverse e spesso contrastanti forme di pianificazione e programmazione previste dalle diverse legislazioni regionali. In tale contesto risulta opportuna una riflessione collettiva e critica sulla pianificazione d’area vasta come strumento delle politiche urbane e territoriali che episodicamente, settorialmente, separatamente sono emanate dal governo o dalle regioni, che scontano l’assenza di visioni strategiche, d’insieme e su prospettive di lungo periodo, elaborate localmente o per tutto il paese. Su questi temi è stata svolta un’interessante ricerca Trenta conurbazioni italiane di media dimensione, autonomamente avviata dalla Research Community dell’INU “Area Vasta e Dimensione Macroregionale” . Naturalmente diventa centrale il ruolo dell’urbanistica nel rilancio delle politiche territoriali e dei centri storici in particolare. Sarà necessario ri-pensare a modelli di sviluppo specifici per i vari territori affinché le diversità si trasformino in opportunità. Si ravvisa la necessità di ri-elaborare un progetto territoriale condiviso avente l’obiettivo di trovare soluzioni rispondenti alle nuove esigenze per far ripartire -rigenerandole- le città italiane . Allo stesso modo risulta improcrastinabile operare un consistente rifinanziamento della Strategia Nazionale per le Aree Interne, con il duplice obiettivo di favorire la ricerca di una maggiore convergenza tra la SNAI e i provvedimenti a sostegno delle aree interne (con pratiche lavorative agili, smart, digitalmente connesse) e la fornitura di servizi educativi, sanitari e culturali non solo di base.
2021
978-88-7603-219-6
ripresa resilienza rigenerazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/96398
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