Crisi dello stato sociale e reddito di cittadinanza. Profili di diritto costituzionale

The thesis aims at examining, in the context of the phenomenon of the so-called crisis of the welfare state, the institution of citizenship income which was recently introduced into our legal system by the decree n. 4/2019, and which seems to be the result of the aforementioned crisis. In the first chapter a brief examination of the main theoretical reconstructions about the subject has been carried out then the research focuses on the difference between the minimum guaranteed income and the universal basic income. Work seen as the fundamental issue of the Italian republic (art. 1, paragraph 1 Constitution) is then emphasized. With this perspective the second chapter of the thesis deals with current inequalities putting forward some reflections on them taking into account the c. d. deconstitutionalization of work. The third chapter examines the citizenship income subject, highlighting the inconsistencies, paradoxes and profiles of dubious constitutionality. In the concluding remarks, the research underlines the aspects of incompatibility of universal and unconditional income as regards Constitution, first of all in the light of the labor principle, which requires everyone to give his own contribution to the material or spiritual progress of the community (art. 4 c. 2, Constitution). Secondly, the thesis highlights that art. 3, c. 2, Constitution requires the removal of inequalities for those who, in fact, find themselves in a disadvantaged position and does not justify a lavish donation of monetary resources. Nevertheless, the guaranteed and conditional minimum income may appear consistent with the Constitution insofar as a measure to fight poverty: it is aimed at promoting the dignity of the person, concretely orienting itself towards overcoming economic and social inequalities, as well as it proves its suitability to operate effectively as an active labour policy measure. If aimed at promoting the dignity of the person and if it takes a concrete action in the fight against inequalities, it will be in line with the Constitutional Charter. If, on the other hand, the RdC is meant to normalize inequalities, treasuring the liberal vision of their insuperability, the measure will deviate from the constitutional value core and will pose many problems of constitutionality.

La tesi intende esaminare, nel quadro del fenomeno della c.d. crisi dello Stato sociale, l’istituto del Reddito di cittadinanza che è stato, recentemente, introdotto nel nostro ordinamento giudico dal d. l. n. 4/2019 e che pare essere il frutto della crisi mentovata. Dopo avere compiuto, nel primo capitolo, una breve disamina delle principali ricostruzioni teoriche sul tema, la ricerca si sofferma sulla differenza tra il reddito minimo garantito ed il reddito di base universale. Si evidenzia, poi, la peculiarità della Repubblica italiana, che individua nel lavoro il proprio fondamento (art. 1, c. 1, Cost.). In questa luce, il secondo capitolo della tesi, si sofferma sulle diseguaglianze in atto, svolgendo alcune riflessioni su di esse, anche in relazione alla c. d. decostituzionalizzazione del lavoro. Il terzo capitolo esamina la disciplina del reddito di cittadinanza, mettendone in luce le incongruenze, i paradossi ed i profili di dubbia costituzionalità. Nelle considerazioni conclusive, la ricerca sottolinea gli aspetti di incompatibilità, con la Costituzione, del reddito universale ed incondizionato, in primo luogo alla luce del principio lavorista, che impone a ciascuno di dare il proprio contributo al progresso materiale o spirituale della collettività (art. 4, c. 2, Cost.). In secondo luogo, la tesi evidenzia che l’art. 3, c. 2 Cost. esige la rimozione delle diseguaglianze rispetto a coloro che, di fatto, si trovino in posizione svantaggiata e non giustifica una elargizione, a pioggia, di risorse monetarie. Il reddito minimo garantito e condizionato può, invece, apparire coerente con la Costituzione in quanto, come misura di contrasto alla povertà, sia diretto alla promozione della dignità della persona, orientandosi concretamente nei confronti del superamento delle diseguaglianze economico-sociali, nonché in quanto si riveli idoneo ad operare efficacemente come misura di politica attiva del lavoro. Se diretto alla promozione della dignità della persona e se si muoverà, concretamente, nei confronti del contrasto alle diseguaglianze sarà in linea con la Carta costituzionale. Qualora, invece, il Rdc intenda normalizzare le diseguaglianze, tesaurizzando la visione liberistica della loro insuperabilità, la misura si discosterà dal tessuto valoriale costituzionale e porrà non pochi problemi di costituzionalità.