Il saggio La città del porto tra ri-costruzione e ri-generazione parte dalle problematiche inerenti le aree retro portuali del caso Gioia Tauro, ‘desertificate’ e mai occupate dall’enorme impianto programmato negli anni ’70 di un V Centro Siderurgico. Al rapporto storico città-porto si contrappone la realtà ribaltata di porto-città. L’avvento delle grandi opere hanno spesso il pregio di rompere la scena fissa per innescare nuove dimensioni estetiche con cui relazionare i contesti. Esse possono assumere la forza fondativa di nuove geografie artificiali capaci di dialogare e stabilire relazioni dialettiche progettuali con la natura in una nuova dimensione paesaggistica. La riconversione funzionale che ha riguardato il porto, infatti, non rappresenta solo una possibilità di reinserimento nel ciclo produttivo, ma anche un’occasione di ridefinizione del sistema urbano, territoriale e paesaggistico. Il compimento di un processo rigenerativo mette in relazione i due aspetti: il sistema dell’infrastrutturazione che ha nel porto la grande dimensione dirompente e estraniante; il sistema dei centri urbani da completare nei loro processi interrotti, non finiti e marginali. L’esistente diviene il luogo di azioni che delimitano processi espansivi e invasivi della natura e nello stesso tempo il possibile luogo dell’innovazione e del confronto sul senso dell’abitare contemporaneo e dell’uso delle risorse ambientali, sociali ed economiche. A partire da una possibile visione ’utopistica’, nella sua aspirazione fondativa, si può pensare ad un sistema di città policentrica che ricomponga e completi le diverse centralità.
La città del porto tra ri-costruzione e ri-generazione / Amaro, Ottavio Salvatore. - 1:(2013), pp. 167-187.
La città del porto tra ri-costruzione e ri-generazione
AMARO, Ottavio Salvatore
2013-01-01
Abstract
Il saggio La città del porto tra ri-costruzione e ri-generazione parte dalle problematiche inerenti le aree retro portuali del caso Gioia Tauro, ‘desertificate’ e mai occupate dall’enorme impianto programmato negli anni ’70 di un V Centro Siderurgico. Al rapporto storico città-porto si contrappone la realtà ribaltata di porto-città. L’avvento delle grandi opere hanno spesso il pregio di rompere la scena fissa per innescare nuove dimensioni estetiche con cui relazionare i contesti. Esse possono assumere la forza fondativa di nuove geografie artificiali capaci di dialogare e stabilire relazioni dialettiche progettuali con la natura in una nuova dimensione paesaggistica. La riconversione funzionale che ha riguardato il porto, infatti, non rappresenta solo una possibilità di reinserimento nel ciclo produttivo, ma anche un’occasione di ridefinizione del sistema urbano, territoriale e paesaggistico. Il compimento di un processo rigenerativo mette in relazione i due aspetti: il sistema dell’infrastrutturazione che ha nel porto la grande dimensione dirompente e estraniante; il sistema dei centri urbani da completare nei loro processi interrotti, non finiti e marginali. L’esistente diviene il luogo di azioni che delimitano processi espansivi e invasivi della natura e nello stesso tempo il possibile luogo dell’innovazione e del confronto sul senso dell’abitare contemporaneo e dell’uso delle risorse ambientali, sociali ed economiche. A partire da una possibile visione ’utopistica’, nella sua aspirazione fondativa, si può pensare ad un sistema di città policentrica che ricomponga e completi le diverse centralità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.