Il dibattito sugli attuali mutamenti fisici e sociali dei paesaggi metropolitani e territoriali, preannunciati dalle utopie urbane in particolare negli anni '60, esprime la necessità di sperimentare un nuovo ruolo e forme alternative del progetto contemporaneo. Il proliferare di definizioni per descrivere la condizione della città post-urbana – In(d)efinit city, Soft city, Global city, Urban islands, Città diffusa – è l'evidenza di una difficoltà a comprenderla e della mancanza di un vocabolario condiviso capace di esprimerne la natura. Comune denominatore delle diverse visioni è la consapevolezza che la dialettica città-periferia-campagna si è sgretolata, sostituita da uno spazio indifferente che non risponde ad un progetto unitario in cui l'unica cosa certa è la mancanza di omogeneità. Le sperimentazioni progettuali che accompagnano il testo, affrontano queste suggestioni di ricerca come il “Progetto di Rigenerazione di Tor Bella Monaca” a Roma, sviluppato per la ricerca Prin 2008; due concorsi, rispettivamente sulla “Riqualificazione del Parco delle Mura” a Piacenza e su un “Parco agricolo sul Monte Poro, Ionadi VV” in Calabria. Tali esperienze progettuali e di ricerca, che tentano di affrontare l'eterogeneità e la diversità in contesti molto diversi, sono concepite come opportunità paradigmatiche dei “paesaggi ibridi” contemporanei per i quali suolo verde/ infrastrutture/architetture costituiscono uno spazio pubblico continuo e articolato che prende in prestito l'isotropia della spazialità moderna per ritrovare, nel rituale dell'attraversamento, la dimensione del territorio post-urbano.
Collecta-scape: an atlas of visions / Tornatora, M.. - (2016), pp. 289-301.
Collecta-scape: an atlas of visions
Tornatora M.
2016-01-01
Abstract
Il dibattito sugli attuali mutamenti fisici e sociali dei paesaggi metropolitani e territoriali, preannunciati dalle utopie urbane in particolare negli anni '60, esprime la necessità di sperimentare un nuovo ruolo e forme alternative del progetto contemporaneo. Il proliferare di definizioni per descrivere la condizione della città post-urbana – In(d)efinit city, Soft city, Global city, Urban islands, Città diffusa – è l'evidenza di una difficoltà a comprenderla e della mancanza di un vocabolario condiviso capace di esprimerne la natura. Comune denominatore delle diverse visioni è la consapevolezza che la dialettica città-periferia-campagna si è sgretolata, sostituita da uno spazio indifferente che non risponde ad un progetto unitario in cui l'unica cosa certa è la mancanza di omogeneità. Le sperimentazioni progettuali che accompagnano il testo, affrontano queste suggestioni di ricerca come il “Progetto di Rigenerazione di Tor Bella Monaca” a Roma, sviluppato per la ricerca Prin 2008; due concorsi, rispettivamente sulla “Riqualificazione del Parco delle Mura” a Piacenza e su un “Parco agricolo sul Monte Poro, Ionadi VV” in Calabria. Tali esperienze progettuali e di ricerca, che tentano di affrontare l'eterogeneità e la diversità in contesti molto diversi, sono concepite come opportunità paradigmatiche dei “paesaggi ibridi” contemporanei per i quali suolo verde/ infrastrutture/architetture costituiscono uno spazio pubblico continuo e articolato che prende in prestito l'isotropia della spazialità moderna per ritrovare, nel rituale dell'attraversamento, la dimensione del territorio post-urbano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.