Il settore delle costruzioni rappresenta una quota significativa degli impatti ambientali nella UE. Gli edifici sono infatti responsabili del 40% del consumo totale di energia e del 50% dell’impiego di materie prime, producendo circa il 40% delle emissioni di gas climalteranti e il 50% dei rifiuti solidi (Ardente et al., 2008a). In particolare, l’edilizia residenziale, che rappresenta circa il 46% del settore, è responsabile del 70% del consumo complessivo di energia e delle emissioni di gas serra nel settore di riferimento (Ardente et al., 2008a). In tale contesto, l’edilizia residenziale gioca un ruolo chiave in tutti i livelli del processo costruttivo, dall’estrazione delle materie prime e dalla produzione dei materiali da costruzione alla costruzione e gestione dell’edificio, fino alla demolizione del manufatto edilizio e al conseguente smaltimento dei materiali di scarto. I numerosi studi sono stati condotti per valutare le prestazioni energetico-ambientali di varie tipologie costruttive presenti in differenti aree geografiche della UE (Beccali et al., 2013; Nemry et al., 2008) mostrano che: - la fase di uso è responsabile di consumi di energia maggiori rispetto a quelli delle altre fasi di ciclo di vita, che sono imputabili principalmente alla climatizzazione degli ambienti; - gli edifici esistenti presentano impatti specifici superiori rispetto a quelli delle nuove costruzioni, nelle quali il miglioramento delle caratteristiche termo-fisiche degli elementi di involucro e l’adozione di soluzioni impiantistiche ad alta efficienza determinano una sensibile riduzione dei consumi energetici in fase di uso. Nella UE l’analisi delle prestazioni energetiche degli edifici si pone come punto focale di una discussione tecnica e normativa che inizia soprattutto alla luce delle Direttive europee sulla prestazione energetica in edilizia e sull’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici (Parlamento europeo, 2002; 2012). L’emanazione di tali direttive ha costituito un importante passo verso la definizione di criteri di efficienza energetica del sistema fabbricato-impianto e la promozione delle tecnologie di sfruttamento delle fonti rinnovabili. La Direttiva europea 2010/31/UE ha posto le basi per una politica energetica comune e ha fornito le linee guida che permetteranno di raggiungere livelli obiettivi di consumo sempre più contenuti (Parlamento europeo, 2010). La politica energetica europea mira all’adozione di soluzioni efficienti da un punto di vista energetico e bilanciate dal punto di vista dei costi/benefici. In questo contesto, diventa quindi evidente l’esigenza di ottimizzare il rapporto tra il fabbricato e l’impianto, mirando a una sinergia che permetta l’ottenimento della qualità dell’ambiente interno (AA.VV., 2014), del risparmio energetico e della massima efficienza funzionale. Attualmente in UE il tasso di incremento del parco edilizio è pari solo all’1%, mentre il tasso di rinnovo risulta ancora inferiore, fermo allo 0.07% (Ascione et al., 2011). Le stime del settore edile mostrano come il 75% del parco edilizio del 2050 sarà composto dagli edifici attuali. Risulta pertanto evidente che il maggiore potenziale di risparmio energetico del settore risiede nella riqualificazione energetica degli edifici esistenti. La durata della vita utile di un edificio, il basso tasso di sostituzione annuale del patrimonio edilizio e il tasso ancora minore delle demolizioni sono fattori peculiari degli edifici. Pertanto, gli interventi di retrofit sugli edifici esistenti costituiscono soluzioni tecnologiche fondamentali al fine di ridurre i consumi energetici e gli impatti ambientali in fase di uso e di raggiungere condizioni di comfort negli spazi confinati. Per poter raggiungere gli obiettivi fissati e ottenere significative diminuzioni dei consumi di energia del settore civile, gli Stati Membri devono individuare quali siano gli edifici che per primi devono essere sottoposti a intervento e devono individuare le azioni che intendono promuovere

Effetti energetico-ambientali di interventi di retrofit su un edificio residenziale monifamiliare in area mediterranea

MISTRETTA, Marina
2017-01-01

Abstract

Il settore delle costruzioni rappresenta una quota significativa degli impatti ambientali nella UE. Gli edifici sono infatti responsabili del 40% del consumo totale di energia e del 50% dell’impiego di materie prime, producendo circa il 40% delle emissioni di gas climalteranti e il 50% dei rifiuti solidi (Ardente et al., 2008a). In particolare, l’edilizia residenziale, che rappresenta circa il 46% del settore, è responsabile del 70% del consumo complessivo di energia e delle emissioni di gas serra nel settore di riferimento (Ardente et al., 2008a). In tale contesto, l’edilizia residenziale gioca un ruolo chiave in tutti i livelli del processo costruttivo, dall’estrazione delle materie prime e dalla produzione dei materiali da costruzione alla costruzione e gestione dell’edificio, fino alla demolizione del manufatto edilizio e al conseguente smaltimento dei materiali di scarto. I numerosi studi sono stati condotti per valutare le prestazioni energetico-ambientali di varie tipologie costruttive presenti in differenti aree geografiche della UE (Beccali et al., 2013; Nemry et al., 2008) mostrano che: - la fase di uso è responsabile di consumi di energia maggiori rispetto a quelli delle altre fasi di ciclo di vita, che sono imputabili principalmente alla climatizzazione degli ambienti; - gli edifici esistenti presentano impatti specifici superiori rispetto a quelli delle nuove costruzioni, nelle quali il miglioramento delle caratteristiche termo-fisiche degli elementi di involucro e l’adozione di soluzioni impiantistiche ad alta efficienza determinano una sensibile riduzione dei consumi energetici in fase di uso. Nella UE l’analisi delle prestazioni energetiche degli edifici si pone come punto focale di una discussione tecnica e normativa che inizia soprattutto alla luce delle Direttive europee sulla prestazione energetica in edilizia e sull’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici (Parlamento europeo, 2002; 2012). L’emanazione di tali direttive ha costituito un importante passo verso la definizione di criteri di efficienza energetica del sistema fabbricato-impianto e la promozione delle tecnologie di sfruttamento delle fonti rinnovabili. La Direttiva europea 2010/31/UE ha posto le basi per una politica energetica comune e ha fornito le linee guida che permetteranno di raggiungere livelli obiettivi di consumo sempre più contenuti (Parlamento europeo, 2010). La politica energetica europea mira all’adozione di soluzioni efficienti da un punto di vista energetico e bilanciate dal punto di vista dei costi/benefici. In questo contesto, diventa quindi evidente l’esigenza di ottimizzare il rapporto tra il fabbricato e l’impianto, mirando a una sinergia che permetta l’ottenimento della qualità dell’ambiente interno (AA.VV., 2014), del risparmio energetico e della massima efficienza funzionale. Attualmente in UE il tasso di incremento del parco edilizio è pari solo all’1%, mentre il tasso di rinnovo risulta ancora inferiore, fermo allo 0.07% (Ascione et al., 2011). Le stime del settore edile mostrano come il 75% del parco edilizio del 2050 sarà composto dagli edifici attuali. Risulta pertanto evidente che il maggiore potenziale di risparmio energetico del settore risiede nella riqualificazione energetica degli edifici esistenti. La durata della vita utile di un edificio, il basso tasso di sostituzione annuale del patrimonio edilizio e il tasso ancora minore delle demolizioni sono fattori peculiari degli edifici. Pertanto, gli interventi di retrofit sugli edifici esistenti costituiscono soluzioni tecnologiche fondamentali al fine di ridurre i consumi energetici e gli impatti ambientali in fase di uso e di raggiungere condizioni di comfort negli spazi confinati. Per poter raggiungere gli obiettivi fissati e ottenere significative diminuzioni dei consumi di energia del settore civile, gli Stati Membri devono individuare quali siano gli edifici che per primi devono essere sottoposti a intervento e devono individuare le azioni che intendono promuovere
2017
978-88-97323-65-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/11391
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