La rappresentazione architettonica fonda nel lavoro critico e sui documenti grafici uno specifico disciplinare che è insito al fare architettura. Ciò va gelosamente difeso esplorando tutte le possibilità del rizoma interpretativo che attraverso il disegno struttura un determinato linguaggio grafico. In questo lavoro si intende esplorare la persistenza planimetrica della traccia “geometrale” dell’edificio nelle sue più complesse articolazioni che costituisce il palinsesto segnico della grande invenzione piranesiana che è il Campo Marzio. “…un indefinito «aprirsi della forma» – una continua metamorfosi di spazi, una gemmazione teoricamente proseguibile all’infinito dei corpi geometrici…” costituiscono il tentativo di giungere alle origini di una condizione quasi “archetipica” e di sondare le fondamenta teoriche su cui si è ”incisa” questa particolare forma di città. Piranesi la raffigura come il proliferare, quasi virale, di una serie “infinita” di architetture che sembrano accumularsi e riprodursi come batteri su un vetrino, generando quello che alla fine appare come un coagulo di tipologie immaginarie. Una “officina morfologica”, un pattern che emerge, dall’intreccio labirintico di tutti i frammenti che sembrano depositarsi sul fondo di una definitiva e stabile rappresentazione planimetrica. In particolare si intende proporre una riflessione teorica sul disegno come modo di conoscere e interrogare le cose, e in sostanza come il disegno sia anche un discorso sull’essenza e sulla natura stessa dell’Architettura. Un disegno per esplicitare la “forma” attraverso un iter analitico che scopre irreali, altri e privilegiati punti di vista. L’obbiettivo è quello di mettere in evidenza il sistema dei temi e delle figure rappresentate nell’opera piranesiana al fine di “risvegliare” un patrimonio iconologico, diagrammarlo e radunarlo attorno ad un nuovo linguaggio. L’Ichnographia piranesiana è costituita da una grande quantità di forme planimetriche che nella loro aggregazione danno vita ad un sistema architettonico stratificato in un groviglio di singole morfologie che si susseguono come orditi di un unico tessuto urbano. Il fine è quello di rappresentare l’idea piranesiana e la sottesa “traccia della memoria” che essa contiene. Rappresentare così il palinsesto multiplo, proiettato in una tridimensionalità tangibile di un modello architettonico decostruendo attraverso il disegno un paesaggio “architetturale” per riprodurlo diversamente in nuovi linguaggi. Il Campo Marzio si rappresenta così come “ordo” come struttura, come montaggio “discontinuo” di forme, di citazioni, di memorie. Una sorta di eterotopia foucaultiana in cui il Disegno è al contempo espressione della creatività e traccia del pensiero progettuale e che il Modello ad esso successivo è esso stesso strumento di dichiarazione poetica e autonomo risultato finale di un processo ideativo.

Improbabili Morfologie. Disegni per il Campo Marzio di Giovan Battista Piranesi

Gaetano Ginex;Gianfranco Neri;Francesco Trimboli
2022-01-01

Abstract

La rappresentazione architettonica fonda nel lavoro critico e sui documenti grafici uno specifico disciplinare che è insito al fare architettura. Ciò va gelosamente difeso esplorando tutte le possibilità del rizoma interpretativo che attraverso il disegno struttura un determinato linguaggio grafico. In questo lavoro si intende esplorare la persistenza planimetrica della traccia “geometrale” dell’edificio nelle sue più complesse articolazioni che costituisce il palinsesto segnico della grande invenzione piranesiana che è il Campo Marzio. “…un indefinito «aprirsi della forma» – una continua metamorfosi di spazi, una gemmazione teoricamente proseguibile all’infinito dei corpi geometrici…” costituiscono il tentativo di giungere alle origini di una condizione quasi “archetipica” e di sondare le fondamenta teoriche su cui si è ”incisa” questa particolare forma di città. Piranesi la raffigura come il proliferare, quasi virale, di una serie “infinita” di architetture che sembrano accumularsi e riprodursi come batteri su un vetrino, generando quello che alla fine appare come un coagulo di tipologie immaginarie. Una “officina morfologica”, un pattern che emerge, dall’intreccio labirintico di tutti i frammenti che sembrano depositarsi sul fondo di una definitiva e stabile rappresentazione planimetrica. In particolare si intende proporre una riflessione teorica sul disegno come modo di conoscere e interrogare le cose, e in sostanza come il disegno sia anche un discorso sull’essenza e sulla natura stessa dell’Architettura. Un disegno per esplicitare la “forma” attraverso un iter analitico che scopre irreali, altri e privilegiati punti di vista. L’obbiettivo è quello di mettere in evidenza il sistema dei temi e delle figure rappresentate nell’opera piranesiana al fine di “risvegliare” un patrimonio iconologico, diagrammarlo e radunarlo attorno ad un nuovo linguaggio. L’Ichnographia piranesiana è costituita da una grande quantità di forme planimetriche che nella loro aggregazione danno vita ad un sistema architettonico stratificato in un groviglio di singole morfologie che si susseguono come orditi di un unico tessuto urbano. Il fine è quello di rappresentare l’idea piranesiana e la sottesa “traccia della memoria” che essa contiene. Rappresentare così il palinsesto multiplo, proiettato in una tridimensionalità tangibile di un modello architettonico decostruendo attraverso il disegno un paesaggio “architetturale” per riprodurlo diversamente in nuovi linguaggi. Il Campo Marzio si rappresenta così come “ordo” come struttura, come montaggio “discontinuo” di forme, di citazioni, di memorie. Una sorta di eterotopia foucaultiana in cui il Disegno è al contempo espressione della creatività e traccia del pensiero progettuale e che il Modello ad esso successivo è esso stesso strumento di dichiarazione poetica e autonomo risultato finale di un processo ideativo.
2022
978-88-8238-268-1
Modello, Campo Marzio, Piranesi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/121129
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