La questione dell’abitare sociale e della sua qualità ha caratterizzato larga parte del processo di teorizzazione e costruzione della città moderna, divenendo elemento nodale di una “modalità” progettuale in cui «politica (come imposizione di norme etiche per rendere virtuosa l’esistenza degli uomini) e architettura (come creazione di forme spaziali per ridurre all’ordine il caos) si identificavano per teorizzare le forme di una nuova società, che restituissero all’esistenza dell’uomo moderno un ethos continuamente rinnovato». (Ilardi, 1999) Ma nella dimensione contemporanea, in cui l’ordine economico è divenuto egemone e detta le regole delle relazioni sociali e i “poteri” che originano la crescita metropolitana faticano sempre più a territorializzarsi e a generare forme di convivenza radicate spazialmente sul territorio (Cacciari, 2004), tale “modalità” ha scontato il fallimento del suo portato “ricostruttivo” della condizione urbana contemporanea, scontrandosi col “tramonto della politica” e con la “deriva dell’architettura della città”. Alla luce di queste considerazioni si ritiene necessario, oltre alla ricerca di elementi che accomunino linguaggi e significati interdisciplinari, contribuire alla definizione dei criteri prestazionali e dei parametri di valutazione delle “situazioni trasformative” che si vanno attualmente sviluppando con modalità e caratteristiche non completamente prevedibili, ma che saranno governabili unicamente mediante un attento controllo dei processi e degli esiti esercitato dal soggetto pubblico. Il dibattito disciplinare sulla sostenibilità e sulla rigenerazione urbana ha prodotto, nell’ultimo decennio, un’importante mole di ricerche mirate a definire le possibili modalità di riqualificazione o di qualificazione - non solo fisica, ma anche sociale ed economica – delle aree urbane interessate da processi di trasformazione o di riconversione ai fini residenziali, con particolare attenzione all’housing sociale. Anche l’Unione Europea è divenuta entità di riferimento rispetto a tali tematiche, come dimostrano le dichiarazioni sottoscritte dagli Stati Membri, quali la Carta di Lipsia (2007) e la Dichiarazione di Toledo (2010). Ma il tema della “qualità della forma urbana” e dei “criteri prestazionali” cui progetto e prodotto dovrebbero dare risposta ha radici disciplinari più profonde che, forse, varrebbe la pena riscoprire. Le prospettive di questo lavoro sono indirizzate a individuare, partendo da quanto già codificato all’inizio degli anni ’80 del XX secolo da Kevin Lynch, quei requisiti ritenuti indispensabili a garantire la qualità urbana degli insediamenti, dando risposta a quei parametri che sono alla base della garanzia di uno sviluppo equilibrato e sostenibile delle trasformazioni, secondo una logica che pone il concetto di rigenerazione alla base dei processi di riqualificazione della città e del suo territorio.

Qualità urbana dell'abitare sociale. Ri-scoprendo Kevin Lynch

CAMPANELLA, Raffaella
2015-01-01

Abstract

La questione dell’abitare sociale e della sua qualità ha caratterizzato larga parte del processo di teorizzazione e costruzione della città moderna, divenendo elemento nodale di una “modalità” progettuale in cui «politica (come imposizione di norme etiche per rendere virtuosa l’esistenza degli uomini) e architettura (come creazione di forme spaziali per ridurre all’ordine il caos) si identificavano per teorizzare le forme di una nuova società, che restituissero all’esistenza dell’uomo moderno un ethos continuamente rinnovato». (Ilardi, 1999) Ma nella dimensione contemporanea, in cui l’ordine economico è divenuto egemone e detta le regole delle relazioni sociali e i “poteri” che originano la crescita metropolitana faticano sempre più a territorializzarsi e a generare forme di convivenza radicate spazialmente sul territorio (Cacciari, 2004), tale “modalità” ha scontato il fallimento del suo portato “ricostruttivo” della condizione urbana contemporanea, scontrandosi col “tramonto della politica” e con la “deriva dell’architettura della città”. Alla luce di queste considerazioni si ritiene necessario, oltre alla ricerca di elementi che accomunino linguaggi e significati interdisciplinari, contribuire alla definizione dei criteri prestazionali e dei parametri di valutazione delle “situazioni trasformative” che si vanno attualmente sviluppando con modalità e caratteristiche non completamente prevedibili, ma che saranno governabili unicamente mediante un attento controllo dei processi e degli esiti esercitato dal soggetto pubblico. Il dibattito disciplinare sulla sostenibilità e sulla rigenerazione urbana ha prodotto, nell’ultimo decennio, un’importante mole di ricerche mirate a definire le possibili modalità di riqualificazione o di qualificazione - non solo fisica, ma anche sociale ed economica – delle aree urbane interessate da processi di trasformazione o di riconversione ai fini residenziali, con particolare attenzione all’housing sociale. Anche l’Unione Europea è divenuta entità di riferimento rispetto a tali tematiche, come dimostrano le dichiarazioni sottoscritte dagli Stati Membri, quali la Carta di Lipsia (2007) e la Dichiarazione di Toledo (2010). Ma il tema della “qualità della forma urbana” e dei “criteri prestazionali” cui progetto e prodotto dovrebbero dare risposta ha radici disciplinari più profonde che, forse, varrebbe la pena riscoprire. Le prospettive di questo lavoro sono indirizzate a individuare, partendo da quanto già codificato all’inizio degli anni ’80 del XX secolo da Kevin Lynch, quei requisiti ritenuti indispensabili a garantire la qualità urbana degli insediamenti, dando risposta a quei parametri che sono alla base della garanzia di uno sviluppo equilibrato e sostenibile delle trasformazioni, secondo una logica che pone il concetto di rigenerazione alla base dei processi di riqualificazione della città e del suo territorio.
2015
9788899237042
social housing ; progetto urbano; dimensioni prestazionali
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/12618
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