Le “città rigenerative” sono quelle che più di altre eludendo ogni possibile dimensione urbana gerarchica, si affidano alla capacità delle trasformazioni come effetti delle agopunture urbane e del loro potere di sprigionare altri valori ed energie vitali. E’ proprio quell’“urbanismo vulnerabile”, così definito da Ellin N., che considera l’utente non più un prodotto delle trasformazioni, ma come collaboratore di una progettazione sostenibile basata su “un contesto che rigenera e si rigenera”. Questa traiettoria, trova nel metabolismo urbano circolare (flussi di materie, energie, acqua, verde, suolo come risorse e come servizi ecosistemici) e nelle attività di riciclo (repair and reclaim), la sua più fervida dimensione produttiva sulle architetture e sui territori; diventa la direzione percorribile su progetti di innovazione e sostenibilità delle trasformazioni e sui processi aperti e auto-informati delle “comunità in transizione. Definire gli scenari del “rigenerative design” a tutte le scale, significa stabilire significati e valori di senso di una nuova condizione della conoscenza, in cui territori e città divengono lo spazio fisico e relazionale delle azioni innovative sostenibili ed in cui un nuovo servizio delle tecnologie abilitanti, assicura che i dispositivi siano compatibili con le trasformazioni continue e non più riferite ad un tempo certo, né ad una scansione temporale data.
Impact Regenerative Design: paradigmi, strategie e mappature. Tecnologie abilitanti per la Città-Laboratorio nella città metropolitana di Reggio Calabria / Nava, Consuelo. - 1:(2016), pp. 236-248.
Impact Regenerative Design: paradigmi, strategie e mappature. Tecnologie abilitanti per la Città-Laboratorio nella città metropolitana di Reggio Calabria.
NAVA, Consuelo
2016-01-01
Abstract
Le “città rigenerative” sono quelle che più di altre eludendo ogni possibile dimensione urbana gerarchica, si affidano alla capacità delle trasformazioni come effetti delle agopunture urbane e del loro potere di sprigionare altri valori ed energie vitali. E’ proprio quell’“urbanismo vulnerabile”, così definito da Ellin N., che considera l’utente non più un prodotto delle trasformazioni, ma come collaboratore di una progettazione sostenibile basata su “un contesto che rigenera e si rigenera”. Questa traiettoria, trova nel metabolismo urbano circolare (flussi di materie, energie, acqua, verde, suolo come risorse e come servizi ecosistemici) e nelle attività di riciclo (repair and reclaim), la sua più fervida dimensione produttiva sulle architetture e sui territori; diventa la direzione percorribile su progetti di innovazione e sostenibilità delle trasformazioni e sui processi aperti e auto-informati delle “comunità in transizione. Definire gli scenari del “rigenerative design” a tutte le scale, significa stabilire significati e valori di senso di una nuova condizione della conoscenza, in cui territori e città divengono lo spazio fisico e relazionale delle azioni innovative sostenibili ed in cui un nuovo servizio delle tecnologie abilitanti, assicura che i dispositivi siano compatibili con le trasformazioni continue e non più riferite ad un tempo certo, né ad una scansione temporale data.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.