La sfida per Reggio Calabria nel III° millennio è quella d’inventare la sua configurazione di città metropolitana: perché non basta solo la posizione geografica a farne un “centro” del Mediterraneo; né basta la Legge 56 del 2014 che istituisce Reggio C. quale città metropolitana, a renderla minimamente paragonabile (anche solo per densità abitativa) con le città metropolitane d’Europa, quando arranca a tenere il passo anche con quelle italiane. Insomma, la situazione sembra ancora quella rappresentata da Lucio Gambi alla fine degli anni settanta del secolo scorso: di una Calabria senza «vere città»; e, se non vogliamo deprimere la speranza di un inserimento di Reggio e della Calabria in orizzonti più vasti, tuttavia dagli orizzonti più vicini bisognerà partire: da quei novantasette comuni (troppi, se quarantadue di essi non superano i duemila abitanti) che ne costituiscono/costituivano il territorio provinciale. Un territorio con le sue risorse molteplici e differenziate: ( lo Stretto e l’Aspro-monte, solo per dirne alcune, la Locride archeologica e l’area portuale di Gioia Tauro già coi suoi resti di archeologia industriale ); tante risorse, ma anche tantissimi problemi. Partendo da questo territorio provinciale, la cosa da evitare è che la città metropolitana diventi un succedaneo della vecchia provincia: e se dal punto di vista amministrativo l’azione, e il rischio, è d’assestarsi in un banale passaggio di consegne fra vecchie e nuove governance; più lucida dovrà essere allora la visione del cambiamento, più incisiva la strategia di messa a sistema delle potenzialità di un territorio, mentale ancor prima che fisico, che resta tutto da inventare. Converrà, pertanto, riflettere sulla radice etimologica del termine “inventare”: dove inventus è ciò che viene ritrovato; e capiremo che il primo passo è un possibile inventario, di quei progetti di città contemporanea che hanno provato a raccontare Reggio come luogo metropolitano; ripercorrendo il contributo che a questa costruzione concettuale ha dato la scuola d’architettura1: un contributo che vale, ancora oggi, non come repertorio di soluzioni, ma come indicazione di problemi che investono il territorio nel dialogo tra identità e innovazione.
LA "CITTA' METROPOLITANA" DI REGGIO CALABRIA: UN PROGETTO (IM)POSSIBILE DI RIGENERAZIONE URBANA / Arcidiacono, Giuseppe Carlo. - 12:(2017), pp. 48-50.
LA "CITTA' METROPOLITANA" DI REGGIO CALABRIA: UN PROGETTO (IM)POSSIBILE DI RIGENERAZIONE URBANA.
ARCIDIACONO, Giuseppe Carlo
2017-01-01
Abstract
La sfida per Reggio Calabria nel III° millennio è quella d’inventare la sua configurazione di città metropolitana: perché non basta solo la posizione geografica a farne un “centro” del Mediterraneo; né basta la Legge 56 del 2014 che istituisce Reggio C. quale città metropolitana, a renderla minimamente paragonabile (anche solo per densità abitativa) con le città metropolitane d’Europa, quando arranca a tenere il passo anche con quelle italiane. Insomma, la situazione sembra ancora quella rappresentata da Lucio Gambi alla fine degli anni settanta del secolo scorso: di una Calabria senza «vere città»; e, se non vogliamo deprimere la speranza di un inserimento di Reggio e della Calabria in orizzonti più vasti, tuttavia dagli orizzonti più vicini bisognerà partire: da quei novantasette comuni (troppi, se quarantadue di essi non superano i duemila abitanti) che ne costituiscono/costituivano il territorio provinciale. Un territorio con le sue risorse molteplici e differenziate: ( lo Stretto e l’Aspro-monte, solo per dirne alcune, la Locride archeologica e l’area portuale di Gioia Tauro già coi suoi resti di archeologia industriale ); tante risorse, ma anche tantissimi problemi. Partendo da questo territorio provinciale, la cosa da evitare è che la città metropolitana diventi un succedaneo della vecchia provincia: e se dal punto di vista amministrativo l’azione, e il rischio, è d’assestarsi in un banale passaggio di consegne fra vecchie e nuove governance; più lucida dovrà essere allora la visione del cambiamento, più incisiva la strategia di messa a sistema delle potenzialità di un territorio, mentale ancor prima che fisico, che resta tutto da inventare. Converrà, pertanto, riflettere sulla radice etimologica del termine “inventare”: dove inventus è ciò che viene ritrovato; e capiremo che il primo passo è un possibile inventario, di quei progetti di città contemporanea che hanno provato a raccontare Reggio come luogo metropolitano; ripercorrendo il contributo che a questa costruzione concettuale ha dato la scuola d’architettura1: un contributo che vale, ancora oggi, non come repertorio di soluzioni, ma come indicazione di problemi che investono il territorio nel dialogo tra identità e innovazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.