Conservare per ricordare il passato di un brano urbano e dei suoi edifici, siano essi i maggiori oppure quelli minori, è l’imperativo che da molte parti - dalla cultura alla politica - si cerca di osservare. Ma per conservare occorre intervenire, con conoscenza certa di ciò che fu fatto e del come fu fatto. La possibilità sta nell’operare mediante un metodo scientifico che consenta di colpire l’obiettivo senza che venga stravolta la realtà che si vuole conservare. Tutto ciò che l’uomo ha edificato, sia esso la singola cellula elementare o l’aggregato urbano complesso, tutto, comunque scaturisce da un delicato processo di sintesi tra episodi materici e intellettivi: tra materia, tecnica costruttiva e istanza politico-economica, intesa quest’ultima nella sua accezione più generale; in questo modo mentre i materiali, pur nella loro estrema eterogeneità, rappresentano un sostrato comune universalmente valido, la tecnologia e quindi le tecniche costruttive, costituiscono le variabili spazio-temporali legate alle intuizioni dell’uomo, e infine lo spazio costruito realizza il sistema di comunicazione tra l’uomo e il luogo, in un dato momento storico, e ancora tra gli uomini delle diverse epoche. Scrive Argan “ … la configurazione urbana altro non é che l’equivalente visivo della lingua: i fatti architettonici stanno al sistema urbano come la parola sta alla lingua … ” (ARGAN, 1984). Analogamente Mumford afferma “ … La città é una cosciente opera d’arte, col linguaggio essa rimane la maggiore opera d’arte dell’uomo … ” (MUMFORD, 1981). Non a caso, le città sono tra le istituzioni più antiche e complesse dell’umanità: l’uomo con il progredire delle sue capacità manuali e delle sue conoscenze ha plasmato il paesaggio naturale fino a creare il paesaggio urbano: “ ... alcune di queste città hanno vissuto con continuità per millenni, altre sono fisicamente scomparse ma hanno lasciato profonde tracce di sé, altre ancora sopravvivono solo nella memoria dei popoli ... ”, in ogni caso costituiscono una delle risorse più preziose della società umana e pertanto, al di là di ogni retorica vanno salvaguardate.
Un’opportunità di studio e riflessioni per un progetto di conservazione dei materiali. Cause di degrado, effetti, ipotesi di intervento. I materiali dell’edilizia storica cosentina. Prima parte / Azzalin, M. - 1:(1998), pp. 1-267.
Un’opportunità di studio e riflessioni per un progetto di conservazione dei materiali. Cause di degrado, effetti, ipotesi di intervento. I materiali dell’edilizia storica cosentina. Prima parte
AZZALIN M
1998-01-01
Abstract
Conservare per ricordare il passato di un brano urbano e dei suoi edifici, siano essi i maggiori oppure quelli minori, è l’imperativo che da molte parti - dalla cultura alla politica - si cerca di osservare. Ma per conservare occorre intervenire, con conoscenza certa di ciò che fu fatto e del come fu fatto. La possibilità sta nell’operare mediante un metodo scientifico che consenta di colpire l’obiettivo senza che venga stravolta la realtà che si vuole conservare. Tutto ciò che l’uomo ha edificato, sia esso la singola cellula elementare o l’aggregato urbano complesso, tutto, comunque scaturisce da un delicato processo di sintesi tra episodi materici e intellettivi: tra materia, tecnica costruttiva e istanza politico-economica, intesa quest’ultima nella sua accezione più generale; in questo modo mentre i materiali, pur nella loro estrema eterogeneità, rappresentano un sostrato comune universalmente valido, la tecnologia e quindi le tecniche costruttive, costituiscono le variabili spazio-temporali legate alle intuizioni dell’uomo, e infine lo spazio costruito realizza il sistema di comunicazione tra l’uomo e il luogo, in un dato momento storico, e ancora tra gli uomini delle diverse epoche. Scrive Argan “ … la configurazione urbana altro non é che l’equivalente visivo della lingua: i fatti architettonici stanno al sistema urbano come la parola sta alla lingua … ” (ARGAN, 1984). Analogamente Mumford afferma “ … La città é una cosciente opera d’arte, col linguaggio essa rimane la maggiore opera d’arte dell’uomo … ” (MUMFORD, 1981). Non a caso, le città sono tra le istituzioni più antiche e complesse dell’umanità: l’uomo con il progredire delle sue capacità manuali e delle sue conoscenze ha plasmato il paesaggio naturale fino a creare il paesaggio urbano: “ ... alcune di queste città hanno vissuto con continuità per millenni, altre sono fisicamente scomparse ma hanno lasciato profonde tracce di sé, altre ancora sopravvivono solo nella memoria dei popoli ... ”, in ogni caso costituiscono una delle risorse più preziose della società umana e pertanto, al di là di ogni retorica vanno salvaguardate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.