Le tematiche riguardanti le dotazioni territoriali e la qualità urbana assumono una rilevanza sempre maggiore considerate le sfide dell’urbanizzazione, la necessità di razionalizzare l’uso delle risorse disponibili, gli obiettivi di coesione, inclusione sociale e governance partecipata, concordati a livello internazionale (Sustainable Development Goals, Agenda Habitat e l’Agenda Urbana UE), che si riflettono in politiche, programmi e sperimentazione di pratiche innovative. In questo contesto, il ‘diritto alla città’ è un nuovo paradigma che fornisce un riferimento per ripensare le città e i modelli di urbanizzazione, prevedendo l'effettivo adempimento di tutti i diritti umani e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Esso può costituire la base per una nuova agenda urbana che consideri la città come bene comune e luogo che deve garantire la centralità delle dotazioni territoriali, espressione concreta dei diritti di cittadinanza, attraverso un rinnovato ruolo per la pianificazione urbanistica. Quest’ultima, assieme alle istituzioni di governo e alle leggi, occupa un posto centrale nello schema della ‘ruota della prosperità urbana’ i cui raggi sono così individuati: infrastrutture, qualità della vita, equità e inclusione sociale, sostenibilità ambientale, produttività (UN-Habitat). Il degrado fisico e sociale che affligge molte aree urbane è infatti dovuto all’assenza dei servizi pubblici che garantiscono a ciascun individuo una buona qualità della vita a partire dal proprio quartiere, nonostante essi siano previsti per legge, come nel caso italiano dove gli standard urbanistici del D.M. 1444 del 1968 – ancora oggi riconosciuto come una pietra miliare nel riconoscimento del ruolo fondamentale dei servizi pubblici per la vivibilità delle città – sono stati considerati un obbligo e non elementi di qualità del territorio nella cultura e nelle pratiche delle pubbliche amministrazioni.La sfida di trasformare le città contemporanee in luoghi più vivibili attraverso adeguati spazi del welfare è al centro di molte pratiche di pianificazione e progettazione urbanistica che ricorrono alla rigenerazione e alla partecipazione attraverso nuovi partenariati e patti sociali, al fine di avviare percorsi di sviluppo durevole proteggendo e valorizzando al tempo stesso le risorse locali. Alla luce di quanto finora esposto si propone di esaminare alcuni casi significativi a livello europeo e nazionale.Si intende così rafforzare il significato e il ruolo che la pianificazione urbanistica – che per sua natura pone come prioritario l’interesse pubblico – può e deve avere nella nuova Agenda Urbana per massimizzare le economie di agglomerazione, incoraggiare l’integrazione sociale e la mixité nell’uso del suolo, promuovere gli spazi pubblici e, quindi, rendere le città più vivibili.

Urbanistica e/é azione pubblica: il “diritto alla città” come tema strategico di una Nuova Agenda Urbana

PULTRONE, Gabriella
2017-01-01

Abstract

Le tematiche riguardanti le dotazioni territoriali e la qualità urbana assumono una rilevanza sempre maggiore considerate le sfide dell’urbanizzazione, la necessità di razionalizzare l’uso delle risorse disponibili, gli obiettivi di coesione, inclusione sociale e governance partecipata, concordati a livello internazionale (Sustainable Development Goals, Agenda Habitat e l’Agenda Urbana UE), che si riflettono in politiche, programmi e sperimentazione di pratiche innovative. In questo contesto, il ‘diritto alla città’ è un nuovo paradigma che fornisce un riferimento per ripensare le città e i modelli di urbanizzazione, prevedendo l'effettivo adempimento di tutti i diritti umani e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Esso può costituire la base per una nuova agenda urbana che consideri la città come bene comune e luogo che deve garantire la centralità delle dotazioni territoriali, espressione concreta dei diritti di cittadinanza, attraverso un rinnovato ruolo per la pianificazione urbanistica. Quest’ultima, assieme alle istituzioni di governo e alle leggi, occupa un posto centrale nello schema della ‘ruota della prosperità urbana’ i cui raggi sono così individuati: infrastrutture, qualità della vita, equità e inclusione sociale, sostenibilità ambientale, produttività (UN-Habitat). Il degrado fisico e sociale che affligge molte aree urbane è infatti dovuto all’assenza dei servizi pubblici che garantiscono a ciascun individuo una buona qualità della vita a partire dal proprio quartiere, nonostante essi siano previsti per legge, come nel caso italiano dove gli standard urbanistici del D.M. 1444 del 1968 – ancora oggi riconosciuto come una pietra miliare nel riconoscimento del ruolo fondamentale dei servizi pubblici per la vivibilità delle città – sono stati considerati un obbligo e non elementi di qualità del territorio nella cultura e nelle pratiche delle pubbliche amministrazioni.La sfida di trasformare le città contemporanee in luoghi più vivibili attraverso adeguati spazi del welfare è al centro di molte pratiche di pianificazione e progettazione urbanistica che ricorrono alla rigenerazione e alla partecipazione attraverso nuovi partenariati e patti sociali, al fine di avviare percorsi di sviluppo durevole proteggendo e valorizzando al tempo stesso le risorse locali. Alla luce di quanto finora esposto si propone di esaminare alcuni casi significativi a livello europeo e nazionale.Si intende così rafforzare il significato e il ruolo che la pianificazione urbanistica – che per sua natura pone come prioritario l’interesse pubblico – può e deve avere nella nuova Agenda Urbana per massimizzare le economie di agglomerazione, incoraggiare l’integrazione sociale e la mixité nell’uso del suolo, promuovere gli spazi pubblici e, quindi, rendere le città più vivibili.
2017
9788899237127
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/13892
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