Sacra forma. Architettura sacra di culto cattolico contemporaneo

The research develops an investigation into the sacred space of contemporary Catholic worship, attempting to understand the relationships between architectural form and dimension of the sacred starting from the following research questions: “The great words and great forms of the Church arise from the essential depths. What on earth must have changed here? You can maybe edit the structure of the wheel or that of the hammer?” (Romano Guardini, 1927) “How can architecture enhance the dialogue between the human and the divine?” (Giovanni Michelucci, 1964) “Where should the altar and the Eucharistic table be placed? To that distance, where, if Christ still descended among us, love would push us and the respect would nail us" (Luigi Moretti, 1967) “I thought: two sides. One, the smaller one, going up the staircase, with the doors to access the church. The other, the larger one, accessible only to the eye and to the wind: a façade for the air, with eighty windows open onto the immense, which is the dimension of the mystery... Otherwise where should they sit angels?” (Gio Ponti, 1970) “What is a Church like after Picasso?” (Mario Botta, 2022) Through an initial selection of one hundred churches in Italy from the post-war period to today, the investigation focuses on fifteen paradigmatic case studies, going to analyze the recurring themes, principles and spatial transformations, focusing in particular on two issues identified as decisive for the definition of the sacred space: the lines of the ritual and the relationship between light and architectural form. This investigation identifies the two-dimensional drawing and in three-dimensional modeling his elective tool of understanding and expression, according to the conversion process "from information to invention and from invention to interpretation" (Douglas Graf, 1986), in an attempt to give shape to an Atlas of contemporary sacred space design

La ricerca sviluppa un’indagine sullo spazio sacro di culto cattolico contemporaneo, tentando di comprendere le relazioni tra forma architettonica e dimensione del sacro a partire dalle seguenti domande di ricerca: “Le grandi parole e le grandi forme della Chiesa scaturiscono dalle profondità essenziali. Cosa mai deve essere qui mutato? Puoi forse modificare la struttura della ruota o quella del martello?” (Romano Guardini, 1927) “Come può l’architettura valorizzare il dialogo tra l’umano e il divino?” (Giovanni Michelucci, 1964) “Dove si devono mettere l’altare e la mensa eucaristica? A quella distanza, dove, se il Cristo scendesse ancora fra noi l’amore ci spingerebbe e il rispetto ci inchioderebbe” (Luigi Moretti, 1967) “Ho pensato: due facciate. Una, la minore, salendo la scalinata, con le porte per accedere alla chiesa. L’altra, la maggiore, accessibile solo allo sguardo e al vento: una facciata per l’aria, con ottanta finestre aperte sull’immenso, che è la dimensione del mistero ... Altrimenti dove si dovrebbero sedere gli angeli?” (Gio Ponti, 1970) “Com’è una Chiesa dopo Picasso?” (Mario Botta, 2022) Attraverso una prima selezione di cento chiese in Italia dal dopoguerra ad oggi, l’indagine si sofferma su quindici casi studio paradigmatici, andando ad analizzare i temi ricorrenti, i principi e le trasformazioni spaziali, soffermandosi in particolare su due questioni individuate come decisive per la definizione dello spazio sacro: le linee del rito ed il rapporto tra luce e forma architettonica. Tale indagine individua nel disegno bidimensionale e nella modellazione tridimensionale il suo strumento elettivo di comprensione ed espressione, secondo il processo di conversione “dall’informazione all’invenzione e dall’invenzione all’interpretazione” (Douglas Graf, 1986), nel tentativo di dare forma ad un Atlante di progettazione dello spazio sacro contemporaneo