Lo studio «di quell giovane giorno al primo grido»: Ungaretti e la poesia dell’Eterno indaga la profonda tensione lirica tra l’investigazione dell’Origo, dentro la metafora del “paese innocente”, del “deserto” e della “terra promessa” e i complessi ed innovativi processi poematici, recuperati dall’esamina del verso in frantumi. E ricomposti nella verifica inventiva (dentro e oltre l’ermetismo, la poesia ontologica, il genere “poesia religiosa”, la riflessione sulle “rovine antiche”, il “barocco romano”) dell’applicazione ritmico-timbrica particolarmente della tradizione lirica italiana (su tutti Petrarca e Leopardi). Esponendo il verso di Ungaretti alla costruzione della relazione complessa tra eros e agape e nel rapporto tra Modernità-Contemporaneità e prius. In profonda e rischiosa azione perlocutiva, che è lo stesso verso-naufragio lanciato continuamente al futuro. E attentamente formulato in scarna parola, in laconico-complesso linguaggio (ripresa dei moduli oranti-dialogizzanti della Bibbia). All’interno del sintagma Luce-Tenebra (abilmente recuperato dalla tradizione classico-cristiana e dai modelli francesi: Baudelaire, Rimbaud, Mallarmè, Valéry, Apollinaire). E il canzoniere tutto si dischiuse a gestire i percorsi dell’immagine generativa e degenerativa assieme (gli occhi di Laura), del tempo (costruzione della mente e riflesso dell’io: il “fingimento”, la siepe leopardiana), sulla scorta degli insegnamenti di sant’Agostino, Pascal, Bergson. Esponendo col canto la prex, che è la stessa poesia, quale grido-urlo tendente a decifrare il rapporto tra finito e infinito, spirito e carne, vuoto e pieno, io ed eterno (Michelangelo, le traduzioni di Shakespeare, Gongorora, dei frammenti omerici, l’esegesi artistico-letteraria, quale docente e critico, il suo girovagare fisico in varie regioni del mondo). E costruendo mediante l’iperbole lirica (il verso svela l’immane tragedia del figlio Antonietto dentro la vicenda di “Caino”, della cacciata dell’ Eden e della Grande Guerra), emendata iterativamente dalla narrazione della Croce, un modello fondativo non solo per la poesia europea del Novecento.

«di quel giovane giorno al primo grido»: Ungaretti e la poesia dell'Eterno Prefazione di Rino Caputo / D'Elia, A. - 47:(2016), pp. 1-399.

«di quel giovane giorno al primo grido»: Ungaretti e la poesia dell'Eterno Prefazione di Rino Caputo

D'ELIA A
2016-01-01

Abstract

Lo studio «di quell giovane giorno al primo grido»: Ungaretti e la poesia dell’Eterno indaga la profonda tensione lirica tra l’investigazione dell’Origo, dentro la metafora del “paese innocente”, del “deserto” e della “terra promessa” e i complessi ed innovativi processi poematici, recuperati dall’esamina del verso in frantumi. E ricomposti nella verifica inventiva (dentro e oltre l’ermetismo, la poesia ontologica, il genere “poesia religiosa”, la riflessione sulle “rovine antiche”, il “barocco romano”) dell’applicazione ritmico-timbrica particolarmente della tradizione lirica italiana (su tutti Petrarca e Leopardi). Esponendo il verso di Ungaretti alla costruzione della relazione complessa tra eros e agape e nel rapporto tra Modernità-Contemporaneità e prius. In profonda e rischiosa azione perlocutiva, che è lo stesso verso-naufragio lanciato continuamente al futuro. E attentamente formulato in scarna parola, in laconico-complesso linguaggio (ripresa dei moduli oranti-dialogizzanti della Bibbia). All’interno del sintagma Luce-Tenebra (abilmente recuperato dalla tradizione classico-cristiana e dai modelli francesi: Baudelaire, Rimbaud, Mallarmè, Valéry, Apollinaire). E il canzoniere tutto si dischiuse a gestire i percorsi dell’immagine generativa e degenerativa assieme (gli occhi di Laura), del tempo (costruzione della mente e riflesso dell’io: il “fingimento”, la siepe leopardiana), sulla scorta degli insegnamenti di sant’Agostino, Pascal, Bergson. Esponendo col canto la prex, che è la stessa poesia, quale grido-urlo tendente a decifrare il rapporto tra finito e infinito, spirito e carne, vuoto e pieno, io ed eterno (Michelangelo, le traduzioni di Shakespeare, Gongorora, dei frammenti omerici, l’esegesi artistico-letteraria, quale docente e critico, il suo girovagare fisico in varie regioni del mondo). E costruendo mediante l’iperbole lirica (il verso svela l’immane tragedia del figlio Antonietto dentro la vicenda di “Caino”, della cacciata dell’ Eden e della Grande Guerra), emendata iterativamente dalla narrazione della Croce, un modello fondativo non solo per la poesia europea del Novecento.
2016
9788899541484
Luce-Tenebra-poesia-ermetismo-Luce-Tenebra-Classicità_Modernità_contemporaneità-Girovago-peregrinatio- verso-prosa
Poesia italiana-verso-religio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/147714
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