Gli scenari post-sisma che l’Italia ciclicamente fronteggia conducono ad una riflessione su questioni in cui gli aspetti tecnici, apparentemente prioritari rispetto al problema, si estendono agli aspetti socio-tecnici, sociali e relazionali di luoghi fragili e irrisolti nel tempo.In tal senso, il contributo parte dal contesto internazionale di riferimento, evidenziando come esempi paradigmatici di rifugi temporanei possano tracciare strategie innovative con un approccio bottom-up, trasferibile e applicabile ai nostri contesti. Una visione strategica sul post-temporaneo può essere possibile e perseguibile solo se già prevista nei criteri da adottare nei piani di emergenza, evitando standardizzazioni e decisioni tecnocratiche ma rispettando relazioni, economie e culture dei luoghi degradati. Tenendo conto dell’impatto sociale di un sisma e della necessità di “manutenzione del capitale di relazioni comunitarie” (Beccatini, 2015; Bulsei, 2016 e 2017), sono presi ad esempio i modelli d’intervento de L’Aquila e di Amatrice, che denunciano la necessità di riattivazione del sistema territoriale attraverso una ricostruzione partecipata di funzioni e relazioni che valorizzi i luoghi, le attività e i saperi locali. Una ricostruzione partecipata (Bulsei & Mastropaolo, 2011; Bologna, 2020) attraverso politiche di governance multilivello, rappresenta la premessa necessaria per garantire a quel patrimonio pubblico temporaneo, oggetto del dibattito, scenari di seconda vita che riguardano i processi tecnologici connessi alla green economy ma anche e soprattutto i processi sociali e relazionali che contribuiscono alla ricostruzione della memoria sociale e istituzionale di un luogo.
Fine cantiere mai. Oltre il terremoto / Antonini, E; Boeri, A; Giglio, F.. - (2024), pp. 150-154.
Fine cantiere mai. Oltre il terremoto
Giglio F.Methodology
2024-01-01
Abstract
Gli scenari post-sisma che l’Italia ciclicamente fronteggia conducono ad una riflessione su questioni in cui gli aspetti tecnici, apparentemente prioritari rispetto al problema, si estendono agli aspetti socio-tecnici, sociali e relazionali di luoghi fragili e irrisolti nel tempo.In tal senso, il contributo parte dal contesto internazionale di riferimento, evidenziando come esempi paradigmatici di rifugi temporanei possano tracciare strategie innovative con un approccio bottom-up, trasferibile e applicabile ai nostri contesti. Una visione strategica sul post-temporaneo può essere possibile e perseguibile solo se già prevista nei criteri da adottare nei piani di emergenza, evitando standardizzazioni e decisioni tecnocratiche ma rispettando relazioni, economie e culture dei luoghi degradati. Tenendo conto dell’impatto sociale di un sisma e della necessità di “manutenzione del capitale di relazioni comunitarie” (Beccatini, 2015; Bulsei, 2016 e 2017), sono presi ad esempio i modelli d’intervento de L’Aquila e di Amatrice, che denunciano la necessità di riattivazione del sistema territoriale attraverso una ricostruzione partecipata di funzioni e relazioni che valorizzi i luoghi, le attività e i saperi locali. Una ricostruzione partecipata (Bulsei & Mastropaolo, 2011; Bologna, 2020) attraverso politiche di governance multilivello, rappresenta la premessa necessaria per garantire a quel patrimonio pubblico temporaneo, oggetto del dibattito, scenari di seconda vita che riguardano i processi tecnologici connessi alla green economy ma anche e soprattutto i processi sociali e relazionali che contribuiscono alla ricostruzione della memoria sociale e istituzionale di un luogo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.