Negli ultimi anni, la pianificazione urbanistica si è trovata a confrontarsi con sfide globali sempre più complesse: trasformazioni socioeconomiche rapide, crisi ecologiche sistemiche, nuove domande di giustizia spaziale e di democrazia urbana. Di fronte a un impianto normativo nazionale ancora ancorato a modelli regolativi rigidi, si sta affermando una pluralità di pratiche che aprono nuovi “spazi” per l’urbanistica (fisici, istituzionali e discorsivi) fondati su logiche di rigenerazione, resilienza, azione diretta e partecipazione civica. Pertanto, la “conquista di nuovo spazio” per l’urbanistica non si riferisce più esclusivamente all’estensione fisica delle città, ma all’apertura di margini operativi, istituzionali e culturali in cui sia possibile attivare pratiche trasformative, inclusive e resilienti che il contributo intende esplorare, per comprendere come questa possa tornare a essere motore di cambiamento e strumento di equità territoriale. Una nuova conquista dello spazio così concepita si realizza attraverso processi di rigenerazione che non si limitano al riuso del patrimonio esistente, ma che attivano modelli circolari di sviluppo urbano, basati sull'integrazione tra politiche ambientali, coesione sociale e innovazione economica. È proprio nella convergenza tra rigenerazione e transizione che si apre uno spazio rinnovato per l’azione pianificatoria, capace di affrontare la complessità con strumenti dinamici, approcci flessibili e nuove forme di partecipazione. A tal fine, si propone una lettura critica dei seguenti esempi emblematici. Il programma Superblocks di Barcellona, inteso come strategia di riconquista dello spazio pubblico a fini ecologici e sociali, attraverso l’attivazione diretta della cittadinanza e la riorganizzazione della mobilità urbana. L’iniziativa Réinventer Paris, come modalità innovativa di selezione progettuale che trasforma il concorso pubblico in uno strumento strategico per la sperimentazione architettonica, gestionale e ambientale, promuovendo l’economia circolare nella rigenerazione di aree dismesse. Il caso di Amsterdam-Buiksloterham, nel quale la co-produzione tra attori pubblici, privati e civici genera un ecosistema urbano fondato su autonomia locale, auto-costruzione e circolarità delle risorse. Questi esempi, assieme ad altri che potranno emergere dalle attività di ricerca in corso, hanno l’obiettivo di dimostrare che la conquista di nuovo spazio per l’urbanistica passa attraverso la rottura dei confini tradizionali tra governo e governance, tra piano e progetto, tra istituzione e cittadinanza. Gli strumenti urbanistici possono essere ripensati come un’infrastruttura relazionale, capace di fare spazio all’innovazione sociale e ambientale e di dare spazio a soggetti e pratiche spesso marginali ma altamente generative, laddove “fare spazio” diventa un esercizio di progettualità trasformativa e “dare spazio” un atto di riconoscimento e valorizzazione della pluralità di saperi, pratiche e desideri che abitano città e territori contemporanei. In sostanza, la conquista di nuovo spazio/nuovi spazi per l’urbanistica significa anche riconquistare la sua funzione pubblica, orientata non solo alla gestione delle trasformazioni urbane, ma alla cura dei territori e delle relazioni che li abitano. In questo senso, essa diviene azione collettiva e strumento che va oltre la “transizione” per una vera e propria “conversione” socio-ecologica coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) di Agenda 2030 ONU.
La conquista di nuovo spazio per l’Urbanistica: quali spazi per strategie e processi di rigenerazione, transizione socio-ecologica e partecipazione in EU / Pultrone, Gabriella. - (2025), pp. 116-120.
La conquista di nuovo spazio per l’Urbanistica: quali spazi per strategie e processi di rigenerazione, transizione socio-ecologica e partecipazione in EU
Gabriella Pultrone
2025-01-01
Abstract
Negli ultimi anni, la pianificazione urbanistica si è trovata a confrontarsi con sfide globali sempre più complesse: trasformazioni socioeconomiche rapide, crisi ecologiche sistemiche, nuove domande di giustizia spaziale e di democrazia urbana. Di fronte a un impianto normativo nazionale ancora ancorato a modelli regolativi rigidi, si sta affermando una pluralità di pratiche che aprono nuovi “spazi” per l’urbanistica (fisici, istituzionali e discorsivi) fondati su logiche di rigenerazione, resilienza, azione diretta e partecipazione civica. Pertanto, la “conquista di nuovo spazio” per l’urbanistica non si riferisce più esclusivamente all’estensione fisica delle città, ma all’apertura di margini operativi, istituzionali e culturali in cui sia possibile attivare pratiche trasformative, inclusive e resilienti che il contributo intende esplorare, per comprendere come questa possa tornare a essere motore di cambiamento e strumento di equità territoriale. Una nuova conquista dello spazio così concepita si realizza attraverso processi di rigenerazione che non si limitano al riuso del patrimonio esistente, ma che attivano modelli circolari di sviluppo urbano, basati sull'integrazione tra politiche ambientali, coesione sociale e innovazione economica. È proprio nella convergenza tra rigenerazione e transizione che si apre uno spazio rinnovato per l’azione pianificatoria, capace di affrontare la complessità con strumenti dinamici, approcci flessibili e nuove forme di partecipazione. A tal fine, si propone una lettura critica dei seguenti esempi emblematici. Il programma Superblocks di Barcellona, inteso come strategia di riconquista dello spazio pubblico a fini ecologici e sociali, attraverso l’attivazione diretta della cittadinanza e la riorganizzazione della mobilità urbana. L’iniziativa Réinventer Paris, come modalità innovativa di selezione progettuale che trasforma il concorso pubblico in uno strumento strategico per la sperimentazione architettonica, gestionale e ambientale, promuovendo l’economia circolare nella rigenerazione di aree dismesse. Il caso di Amsterdam-Buiksloterham, nel quale la co-produzione tra attori pubblici, privati e civici genera un ecosistema urbano fondato su autonomia locale, auto-costruzione e circolarità delle risorse. Questi esempi, assieme ad altri che potranno emergere dalle attività di ricerca in corso, hanno l’obiettivo di dimostrare che la conquista di nuovo spazio per l’urbanistica passa attraverso la rottura dei confini tradizionali tra governo e governance, tra piano e progetto, tra istituzione e cittadinanza. Gli strumenti urbanistici possono essere ripensati come un’infrastruttura relazionale, capace di fare spazio all’innovazione sociale e ambientale e di dare spazio a soggetti e pratiche spesso marginali ma altamente generative, laddove “fare spazio” diventa un esercizio di progettualità trasformativa e “dare spazio” un atto di riconoscimento e valorizzazione della pluralità di saperi, pratiche e desideri che abitano città e territori contemporanei. In sostanza, la conquista di nuovo spazio/nuovi spazi per l’urbanistica significa anche riconquistare la sua funzione pubblica, orientata non solo alla gestione delle trasformazioni urbane, ma alla cura dei territori e delle relazioni che li abitano. In questo senso, essa diviene azione collettiva e strumento che va oltre la “transizione” per una vera e propria “conversione” socio-ecologica coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) di Agenda 2030 ONU.| File | Dimensione | Formato | |
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