Il turismo sottoposto alla concentrazione spazio-temporale dell’epoca della globalizzazione ha perso ogni tipo di relazione con il viaggio inteso come esperienza conoscitiva (Augé, 2004) e scoperta dei luoghi (e riscoperta, nei luoghi, di se stessi) per cedere alla banalità dell’immediatezza, dell’immagine e del consumo, nonché alla modificazione della realtà a somiglianza dell’immagine preconcetta di un luogo che diviene così solo “merce da vendere”.I territori del turismo tendono così a subire quel processo che Dean Mac Cannell sintetizza come “staged authenticity”, ovvero la mistificazione dell’autentico mediante la creazione di un’identità artificiale: la “città-cartolina” per il “cittadino-turista” (Ingersoll, 2004) in cui il reale si dissolve per poi ricondensarsi sotto forma di “simulacro” che, così come “l’ipermercato che inaugura l’iperrealtà della merce e il Beaubourg che inaugura l’iperrealtà della cultura” (J. Baudrillard, 1980), finisce in questo caso coll’inaugurare l’iperrealtà del paesaggio che diviene, di fatto, un “surpaesaggio”.Si pone però, in maniera sempre più pressante, la necessità di invertire tale processo di derealizzazione e destoricizzazione dei territori, percepiti come cartoline e scorporati dal contesto sociale e di di superare l’idea dei beni culturali e paesaggistici pensati come merce, uscire dalla “visione-cartolina” e riaffermare il diritto a città-territori-paesaggi intesi come spazi di vita sociale, come creazione di civiltà e come promessa di democrazia (Settis, 2015).Il campo entro il quale la tesi trova argomentazioni può essere ricondotto a una linea di ricerca, rivolta all’individuazione di una differente modalità di approcciare alla tematica dell’ “uso turistico dei territori”. Una modalità che - individuando differenti percorsi progettuali per la tutela attiva, la valorizzazione e la fruizione sociale del patrimonio paesaggistico, storico-culturale e identitario - riesca a configurare forme di sviluppo auto centrato, che pongano al centro del processo gli abitanti come soggetti attivi di progettualità, costruendo e sperimentando metodi capaci di far emergere le complesse relazioni tra popolazioni e territorio, tra memoria singolare ed identità collettive, tra paesaggi eccezionali e paesaggi della quotidianità, tra risorse endogene e sviluppo locale.Le prospettive di questa linea di ricerca sono mirate all’individuazione di quelle potenzialità del “territorio come palinsesto” (Corboz, 1983) in parte inesplorate nel nostro paese, e in particolare in quei territori caratterizzati da matrici storico-identitarie peculiari che, invece, rischiano una progressiva marginalizzazione nel contesto della globalizzazione. Potenzialità da porre alla base di un progetto collettivo che sappia attualizzare e rinnovare valori simbolici sedimentati e senso di appartenenza delle comunità locali e generare un processo che sia in grado di incidere sui sistemi locali dell’economia, della società, della cultura, e al contempo di entrare in relazione con le reti globali, trasformando valori specifici locali in valori riconoscibili e riconosciuti dall’esterno, di usare significanti (culturali) locali per esprimere significati (economici) globali (Dematteis, 1993)
Dai surpaesaggi del turismo ai territori dell'abitare. La fruizione turistica dei luoghi oltre le aporie della cultura globale / Campanella, Raffaella. - (2015), pp. 1399-1403. (Intervento presentato al convegno Conferenza Nazionale SIU. Italia '45-'45. Radici, Condizioni, Prospettive. tenutosi a Venezia nel 11-13 Giugno 2015).
Dai surpaesaggi del turismo ai territori dell'abitare. La fruizione turistica dei luoghi oltre le aporie della cultura globale
CAMPANELLA, Raffaella
2015-01-01
Abstract
Il turismo sottoposto alla concentrazione spazio-temporale dell’epoca della globalizzazione ha perso ogni tipo di relazione con il viaggio inteso come esperienza conoscitiva (Augé, 2004) e scoperta dei luoghi (e riscoperta, nei luoghi, di se stessi) per cedere alla banalità dell’immediatezza, dell’immagine e del consumo, nonché alla modificazione della realtà a somiglianza dell’immagine preconcetta di un luogo che diviene così solo “merce da vendere”.I territori del turismo tendono così a subire quel processo che Dean Mac Cannell sintetizza come “staged authenticity”, ovvero la mistificazione dell’autentico mediante la creazione di un’identità artificiale: la “città-cartolina” per il “cittadino-turista” (Ingersoll, 2004) in cui il reale si dissolve per poi ricondensarsi sotto forma di “simulacro” che, così come “l’ipermercato che inaugura l’iperrealtà della merce e il Beaubourg che inaugura l’iperrealtà della cultura” (J. Baudrillard, 1980), finisce in questo caso coll’inaugurare l’iperrealtà del paesaggio che diviene, di fatto, un “surpaesaggio”.Si pone però, in maniera sempre più pressante, la necessità di invertire tale processo di derealizzazione e destoricizzazione dei territori, percepiti come cartoline e scorporati dal contesto sociale e di di superare l’idea dei beni culturali e paesaggistici pensati come merce, uscire dalla “visione-cartolina” e riaffermare il diritto a città-territori-paesaggi intesi come spazi di vita sociale, come creazione di civiltà e come promessa di democrazia (Settis, 2015).Il campo entro il quale la tesi trova argomentazioni può essere ricondotto a una linea di ricerca, rivolta all’individuazione di una differente modalità di approcciare alla tematica dell’ “uso turistico dei territori”. Una modalità che - individuando differenti percorsi progettuali per la tutela attiva, la valorizzazione e la fruizione sociale del patrimonio paesaggistico, storico-culturale e identitario - riesca a configurare forme di sviluppo auto centrato, che pongano al centro del processo gli abitanti come soggetti attivi di progettualità, costruendo e sperimentando metodi capaci di far emergere le complesse relazioni tra popolazioni e territorio, tra memoria singolare ed identità collettive, tra paesaggi eccezionali e paesaggi della quotidianità, tra risorse endogene e sviluppo locale.Le prospettive di questa linea di ricerca sono mirate all’individuazione di quelle potenzialità del “territorio come palinsesto” (Corboz, 1983) in parte inesplorate nel nostro paese, e in particolare in quei territori caratterizzati da matrici storico-identitarie peculiari che, invece, rischiano una progressiva marginalizzazione nel contesto della globalizzazione. Potenzialità da porre alla base di un progetto collettivo che sappia attualizzare e rinnovare valori simbolici sedimentati e senso di appartenenza delle comunità locali e generare un processo che sia in grado di incidere sui sistemi locali dell’economia, della società, della cultura, e al contempo di entrare in relazione con le reti globali, trasformando valori specifici locali in valori riconoscibili e riconosciuti dall’esterno, di usare significanti (culturali) locali per esprimere significati (economici) globali (Dematteis, 1993)File | Dimensione | Formato | |
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