Nell’ambito della conservazione dei beni culturali le nuove tecnologie a disposizione degli operatori del settore, consentono l’utilizzo di tecniche diagnostiche non invasive sempre più efficienti, finalizzate principalmente alla individuazione dei processi di degrado, da intendersi come perdita delle prestazioni o delle proprietà iniziali prodotte negli anni, per cause naturali o artificiali. Oggi sono disponibili tecniche che consentono la generazione di modelli 3D a partire da immagini eseguiti con comuni fotocamere digitali che, tramite l’utilizzo di software dedicati, basati su algoritmi di “Structure from Motion” (SfM) e modelli DEM (Digital Elevation Model) di qualità elevata, consentono la ricostruzione ad alta risoluzione dell’oggetto al fine di acquisire elementi utili alla interpretazione del deterioramento in atto, senza danneggiare lo stato dell’opera indagata. Le tecniche suddette possono essere impiegate per la determinazione della morfologia esterna, per la ricerca di difetti di omogeneità e per il rilievo di lesioni. Non v’è dubbio che una attenta analisi visiva sta alla base di una corretta valutazione delle condizioni dell’opera sotto indagine. Però soltanto l’esame visivo non è sufficiente a fornire le informazioni necessarie ad emettere una diagnosi corretta, pertanto, l’applicazione delle tecniche suddette, consente di indagare a fondo sui fenomeni di dissesto risalendo anche alle loro cause. Nel presente lavoro le SfM e DEM sono applicate nel campo dei beni culturali ed i risultati sono confrontati con quelli ottenuti dalle acquisizione tramite scansione laser al fine di acquisire tutte le informazioni necessarie per successive valutazioni e confronti.

APPLICAZIONE DI SISTEMI DI SCANSIONE 3D E FOTOGRAMMETRICI AL CASO DEI BENI CULTURALI

BARRILE, Vincenzo;PUCINOTTI, RAFFAELE
2015-01-01

Abstract

Nell’ambito della conservazione dei beni culturali le nuove tecnologie a disposizione degli operatori del settore, consentono l’utilizzo di tecniche diagnostiche non invasive sempre più efficienti, finalizzate principalmente alla individuazione dei processi di degrado, da intendersi come perdita delle prestazioni o delle proprietà iniziali prodotte negli anni, per cause naturali o artificiali. Oggi sono disponibili tecniche che consentono la generazione di modelli 3D a partire da immagini eseguiti con comuni fotocamere digitali che, tramite l’utilizzo di software dedicati, basati su algoritmi di “Structure from Motion” (SfM) e modelli DEM (Digital Elevation Model) di qualità elevata, consentono la ricostruzione ad alta risoluzione dell’oggetto al fine di acquisire elementi utili alla interpretazione del deterioramento in atto, senza danneggiare lo stato dell’opera indagata. Le tecniche suddette possono essere impiegate per la determinazione della morfologia esterna, per la ricerca di difetti di omogeneità e per il rilievo di lesioni. Non v’è dubbio che una attenta analisi visiva sta alla base di una corretta valutazione delle condizioni dell’opera sotto indagine. Però soltanto l’esame visivo non è sufficiente a fornire le informazioni necessarie ad emettere una diagnosi corretta, pertanto, l’applicazione delle tecniche suddette, consente di indagare a fondo sui fenomeni di dissesto risalendo anche alle loro cause. Nel presente lavoro le SfM e DEM sono applicate nel campo dei beni culturali ed i risultati sono confrontati con quelli ottenuti dalle acquisizione tramite scansione laser al fine di acquisire tutte le informazioni necessarie per successive valutazioni e confronti.
2015
978-88-89758-20-5
SFM “Structure from Motion”, Bundle Adjustment, Dense Image Matching, Laser Scanner
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/16670
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