Si presentano i primi risultati di un lavoro condotto da un gruppo di docenti e studenti, congiuntamente all’Amministrazione Comunale e all’Ente Parco Nazionale D’Aspromonte, che si è posto l’obiettivo di definire strategie di intervento per uno dei tanti antichi borghi della Calabria abbandonati (Roghudi, provincia di Reggio Calabria). Le sue caratteristiche formali, i suoi significati immateriali, i suoi archetipi urbani appaiono ancora oggi enormemente rilevanti. La morfo-genesi del sito e la sua essenza identitaria, che è essa stessa paradigma e archetipo configurativo, costituiscono un palinsesto attraverso il quale si mostra la millenaria stratificazione di topografie “assolute”, evidenti in questo antico borgo. Esse si intrecciano, travalicano limiti consolidati, ridisegnano confini e margini; orizzonti immersi nella natura di pietra che le caratterizza come le pieghe del suolo. Un mondo che lascia tracce della sua presenza nella storia e nel mito, nei segni agricoli di antiche e tradizionali coltivazioni, di operosi riti quotidiani. Affascinanti e talvolta misteriosi nuclei antichi che generano un campo di forze in grado di produrre nuove conoscenze formali e topologiche. Luoghi tanto fragili sul piano “fisico” (interessati da dissesto idrogeologico, caratterizzati da edifici fatiscenti, percorsi interrotti, ecc.) quanto dotati di una potente resilienza legata alla loro forza immateriale. In questi contesti sarebbe miope intervenire attraverso il mero recupero di manufatti, il semplice ripristino dei versanti. Per un ambiente che ri–diventi ambiente vivente “contemporaneo”, vengono qui presentate le buone pratiche che soggiacciono all’impostazione culturale sopra espressa e che, attraverso un approccio interdisciplinare che non vuole tralasciare visioni progettuali di tipo trasformativo, indirizzano principalmente verso la rigenerazione dei “significati” piuttosto che delle cose per ritrovare gli archetipi originari sottratti alle contingenze dell’incerto tempo presente da ri-consegnare alla comunità di Roghudi, farli diventare traccia su cui impostare politiche di rigenerazione.
Rogòdes. Strategie di valorizzazione e sviluppo per l'abitato di Rogudi Vecchio: universi immateriali per dimensioni materiali / Brandolino, Rosario; Ginex, Gaetano; Gioffre', Vincenzo; Lauria, Massimo; Mediati, Domenico. - (2019), pp. 552-559. (Intervento presentato al convegno IFAU '18 2nd International Forum on Architecture and Urbanism tenutosi a Pescara nel 8-10 novembre 2018).
Rogòdes. Strategie di valorizzazione e sviluppo per l'abitato di Rogudi Vecchio: universi immateriali per dimensioni materiali
Rosario Brandolino
;Gaetano Ginex
;Vincenzo Gioffrè
;Massimo Lauria
;Domenico Mediati
2019-01-01
Abstract
Si presentano i primi risultati di un lavoro condotto da un gruppo di docenti e studenti, congiuntamente all’Amministrazione Comunale e all’Ente Parco Nazionale D’Aspromonte, che si è posto l’obiettivo di definire strategie di intervento per uno dei tanti antichi borghi della Calabria abbandonati (Roghudi, provincia di Reggio Calabria). Le sue caratteristiche formali, i suoi significati immateriali, i suoi archetipi urbani appaiono ancora oggi enormemente rilevanti. La morfo-genesi del sito e la sua essenza identitaria, che è essa stessa paradigma e archetipo configurativo, costituiscono un palinsesto attraverso il quale si mostra la millenaria stratificazione di topografie “assolute”, evidenti in questo antico borgo. Esse si intrecciano, travalicano limiti consolidati, ridisegnano confini e margini; orizzonti immersi nella natura di pietra che le caratterizza come le pieghe del suolo. Un mondo che lascia tracce della sua presenza nella storia e nel mito, nei segni agricoli di antiche e tradizionali coltivazioni, di operosi riti quotidiani. Affascinanti e talvolta misteriosi nuclei antichi che generano un campo di forze in grado di produrre nuove conoscenze formali e topologiche. Luoghi tanto fragili sul piano “fisico” (interessati da dissesto idrogeologico, caratterizzati da edifici fatiscenti, percorsi interrotti, ecc.) quanto dotati di una potente resilienza legata alla loro forza immateriale. In questi contesti sarebbe miope intervenire attraverso il mero recupero di manufatti, il semplice ripristino dei versanti. Per un ambiente che ri–diventi ambiente vivente “contemporaneo”, vengono qui presentate le buone pratiche che soggiacciono all’impostazione culturale sopra espressa e che, attraverso un approccio interdisciplinare che non vuole tralasciare visioni progettuali di tipo trasformativo, indirizzano principalmente verso la rigenerazione dei “significati” piuttosto che delle cose per ritrovare gli archetipi originari sottratti alle contingenze dell’incerto tempo presente da ri-consegnare alla comunità di Roghudi, farli diventare traccia su cui impostare politiche di rigenerazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.