Con il noto testo I limiti dello sviluppo (1972) è stata evidenziata l’insostenibilità dell’attuale modello spaziale e sociale. Affermatosi dalla prima rivoluzione industriale, riprendendo metaforicamente Khun (1962), rappresenta il paradigma della società di industrialista e le sue espressioni spaziali (Tafuri, 1972). Quindi occorre ipotizzare, da un lato, strategie di lungo respiro capaci di modificare la filosofia di fondo della pianificazione del territorio e, dall’altro, scelte tattiche utili alle trasformazioni nel breve, medio periodo. Per entrambe è necessario avere la consapevolezza delle ragioni che hanno caratterizzato i processi antropici, ovvero le basi dei modelli che si sono ipotizzati/prodotti e succedutisi nel tempo. Tutti hanno avuto l’acqua, la mobilità, l’energia come elementi cardine. Quello che qui si suggerisce non è un “modello” nel senso canonico del termine ma una diversa modalità di analisi ed azione, per la quale si usa la parola “approccio” aggettivandolo con le parole “ecologico” ed “integrato”. Logica (implicita) che ha disegnato il paesaggio italiano, quello delle “Cento città”, coniugazione del rapporto tra le infrastrutture e gli elementi prima detti: la sfida è riuscire a mantenere o ripristinare l’efficacia sociale ed ambientale con le necessarie trasformazioni. Questo significa considerare le condizioni locali in suggerimenti progettuali, ribaltando la presunta onnipotenza tecnologista fino ad oggi dominante. Con la consapevolezza che occorre ri-pensare l’esiste per minimizzare il consumo di suolo.
Approccio integrato ecologico tra strategia e tattica della trasformazione / Aragona, Stefano. - (2015), pp. 1800-1811.
Approccio integrato ecologico tra strategia e tattica della trasformazione
ARAGONA, Stefano
2015-01-01
Abstract
Con il noto testo I limiti dello sviluppo (1972) è stata evidenziata l’insostenibilità dell’attuale modello spaziale e sociale. Affermatosi dalla prima rivoluzione industriale, riprendendo metaforicamente Khun (1962), rappresenta il paradigma della società di industrialista e le sue espressioni spaziali (Tafuri, 1972). Quindi occorre ipotizzare, da un lato, strategie di lungo respiro capaci di modificare la filosofia di fondo della pianificazione del territorio e, dall’altro, scelte tattiche utili alle trasformazioni nel breve, medio periodo. Per entrambe è necessario avere la consapevolezza delle ragioni che hanno caratterizzato i processi antropici, ovvero le basi dei modelli che si sono ipotizzati/prodotti e succedutisi nel tempo. Tutti hanno avuto l’acqua, la mobilità, l’energia come elementi cardine. Quello che qui si suggerisce non è un “modello” nel senso canonico del termine ma una diversa modalità di analisi ed azione, per la quale si usa la parola “approccio” aggettivandolo con le parole “ecologico” ed “integrato”. Logica (implicita) che ha disegnato il paesaggio italiano, quello delle “Cento città”, coniugazione del rapporto tra le infrastrutture e gli elementi prima detti: la sfida è riuscire a mantenere o ripristinare l’efficacia sociale ed ambientale con le necessarie trasformazioni. Questo significa considerare le condizioni locali in suggerimenti progettuali, ribaltando la presunta onnipotenza tecnologista fino ad oggi dominante. Con la consapevolezza che occorre ri-pensare l’esiste per minimizzare il consumo di suolo.File | Dimensione | Formato | |
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