La relazione muove dalla costatazione che negli ultimi trent’anni i sistemi europei di welfare – anche se non ovunque nella stessa misura – sono stati oggetto di un sostanziale ridimensionamento, in reazione a diversi fattori che hanno spinto i legislatori statali in tale direzione: tra di essi, si annovera per un verso l’infittirsi dei vincoli derivanti dall’appartenenza all’Unione europea e, per l’altro il condizionamento che l'internazionalizzazione dei mercati esercita sulle politiche nazionali in materia economica e finanziaria, specialmente dinanzi alla tendenza degli Stati a far fronte alla gran parte delle loro spese prendendo il denaro in prestito, piuttosto che attingendo alle risorse ricavate dalle tasse. Nel transito dallo Stato fiscale allo Stato debitore , Parlamenti e Governi si ritrovano costretti a salvaguardare affannosamente credibilità ed affidabilità agli occhi dei creditori: nel caso italiano, ad esempio, si vede un riscontro di questo fenomeno nella rimodulazione del rapporto di fiducia, che non appare più soltanto “bilaterale” ma si presenta ormai come “trilaterale” (Governo-Parlamento-mercati finanziari) . L’impressione che si sia chiusa la golden age dello Stato del benessere keynesiano, giustifica il persistente interesse degli studiosi di diverse estrazioni verso la ridefinizione delle garanzie offerte in concreto ai diritti sociali: per il giurista, e per il costituzionalista in particolare, fermare l’attenzione su di essi dischiude anche la possibilità di riflettere su come la Consulta svolga il ruolo di custode della rigidità costituzionale.
I diritti sociali nel "gioco delle tre Carte": qualche riflessione / Salazar, Carmela Maria Giustina. - (2016), pp. 217-246. (Intervento presentato al convegno La Carta dei diritti dell'Unione Europea e le altre Carte (ascendenze culturali e mutue implicazioni) tenutosi a Messina nel 16/10/2015).
I diritti sociali nel "gioco delle tre Carte": qualche riflessione
SALAZAR, Carmela Maria Giustina
2016-01-01
Abstract
La relazione muove dalla costatazione che negli ultimi trent’anni i sistemi europei di welfare – anche se non ovunque nella stessa misura – sono stati oggetto di un sostanziale ridimensionamento, in reazione a diversi fattori che hanno spinto i legislatori statali in tale direzione: tra di essi, si annovera per un verso l’infittirsi dei vincoli derivanti dall’appartenenza all’Unione europea e, per l’altro il condizionamento che l'internazionalizzazione dei mercati esercita sulle politiche nazionali in materia economica e finanziaria, specialmente dinanzi alla tendenza degli Stati a far fronte alla gran parte delle loro spese prendendo il denaro in prestito, piuttosto che attingendo alle risorse ricavate dalle tasse. Nel transito dallo Stato fiscale allo Stato debitore , Parlamenti e Governi si ritrovano costretti a salvaguardare affannosamente credibilità ed affidabilità agli occhi dei creditori: nel caso italiano, ad esempio, si vede un riscontro di questo fenomeno nella rimodulazione del rapporto di fiducia, che non appare più soltanto “bilaterale” ma si presenta ormai come “trilaterale” (Governo-Parlamento-mercati finanziari) . L’impressione che si sia chiusa la golden age dello Stato del benessere keynesiano, giustifica il persistente interesse degli studiosi di diverse estrazioni verso la ridefinizione delle garanzie offerte in concreto ai diritti sociali: per il giurista, e per il costituzionalista in particolare, fermare l’attenzione su di essi dischiude anche la possibilità di riflettere su come la Consulta svolga il ruolo di custode della rigidità costituzionale.File | Dimensione | Formato | |
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