Progettare città senza petrolio significa riprogettare la città “tout-court”. Perché al città è la città. della modernità, quella che ha avuto nel carbone prima ed il petrolio dopo, la base della propria natura. Gli urbanisti che abbracciano la filosofia del “dopo petrolio” e che, al tempo stesso, non accettano quella del nucleare, devono fare una scommessa sul futuro della città. Su basi scientifiche, quindi documentate, testabili, ripetibili, devono proporre scenari possibili di relazioni territoriali tra città, di funzioni, di spazi, si relazioni e contenuti sociali: coerentemente dalle indicazioni che si sono strutturate dalla Carta di Lipsia (2007) in poi. Compito degli urbanisti è proporre dei modelli, delle pratiche, che siano riferimento ideale consapevoli che innescare processi di modificazione di logiche insediative costruitesi in oltre 250 anni comporta uno sforzo culturale, disciplinare e politico enorme. Soprattutto i cui esiti strutturali certamente non saranno visibili neanche medio periodo (10/15 anni) nelle realtà più arretrate relativamente alla sensibilità ai temi della sostenibilità. Realtà che mentre caratterizzano gran parte del territorio italiano stanno andando a scomparire in aree geografiche più attente a queste tematiche ormai da molti decenni quali: i paesi Scandinavi, si veda ad es. Copenaghen Sustainable City; i Paesi Bassi, l’esempio di Ecolonia è emblematico in tal senso; la Germania ove, subito dopo la crisi petrolifera degli anni ’70, nonostante la presenza di centrali nucleari, si avviarono politiche di incentivazione delle tante energie rinnovabili.
Progettare città senza petrolio significa riprogettare la città “tout-court” / Aragona, Stefano. - (2012), pp. 371-385. (Intervento presentato al convegno Città senza petrolio, VIa Giornata di Studi INU tenutosi a Napoli nel 10 giugno 2011).
Progettare città senza petrolio significa riprogettare la città “tout-court”
ARAGONA, Stefano
2012-01-01
Abstract
Progettare città senza petrolio significa riprogettare la città “tout-court”. Perché al città è la città. della modernità, quella che ha avuto nel carbone prima ed il petrolio dopo, la base della propria natura. Gli urbanisti che abbracciano la filosofia del “dopo petrolio” e che, al tempo stesso, non accettano quella del nucleare, devono fare una scommessa sul futuro della città. Su basi scientifiche, quindi documentate, testabili, ripetibili, devono proporre scenari possibili di relazioni territoriali tra città, di funzioni, di spazi, si relazioni e contenuti sociali: coerentemente dalle indicazioni che si sono strutturate dalla Carta di Lipsia (2007) in poi. Compito degli urbanisti è proporre dei modelli, delle pratiche, che siano riferimento ideale consapevoli che innescare processi di modificazione di logiche insediative costruitesi in oltre 250 anni comporta uno sforzo culturale, disciplinare e politico enorme. Soprattutto i cui esiti strutturali certamente non saranno visibili neanche medio periodo (10/15 anni) nelle realtà più arretrate relativamente alla sensibilità ai temi della sostenibilità. Realtà che mentre caratterizzano gran parte del territorio italiano stanno andando a scomparire in aree geografiche più attente a queste tematiche ormai da molti decenni quali: i paesi Scandinavi, si veda ad es. Copenaghen Sustainable City; i Paesi Bassi, l’esempio di Ecolonia è emblematico in tal senso; la Germania ove, subito dopo la crisi petrolifera degli anni ’70, nonostante la presenza di centrali nucleari, si avviarono politiche di incentivazione delle tante energie rinnovabili.File | Dimensione | Formato | |
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