Visions of the Etna landscape. Etna is one of the most represented territory of Mediterranean. The narratives around this landscape have created several visions. 1. Vision as symbolic presence: it is mount Etna “sky column” of Pindaro; “lighthouse” for the ancient sailors. 2. Vision that “unifies all the beauties and the horrors” – Brydone writes in ‘700, considering landscape as mirror of human feeling – in a large spectrum that moves itself between the Petrarchism of De Aetna by Bembo till the “Munch” scream of Pasolini’s Teorema. 3. Vision as scientific observation, that by the XIX century positivism descends to the volcanology and planning contributions. The Etna as place of natural phenomena has obscured the presence of artificial, urban, and architectural landscape. The morphological and typological aspects are connected each other; because the volcanic cones install places for people, producing a “landscape building”: in accord with Berenson’s intuition that towns on Etna are made as pyramidal “favi”, or as small volcanoes. Investigating on how the etnean architectures draw the landscape, we will understand how can be possible to establish connection with characters of territory, without forget a process of “detachment”: the only one capable to make possible the abstraction, and with it the recognition and recreation of Tradition.

L’Etna è un territorio tra i più rappresentati del Mediterraneo. Le narrazioni intorno a questo paesaggio hanno dato spazio a visioni differenti. 1. Visione come presenza simbolica: è l’Etna “colonna del cielo” di Pindaro; “faro” degli antichi naviganti. 2. Visione come scenario e specchio del sentire umano: dai petrarchismi del De Aetna di Bembo all’urlo “munchiano” del Teorema di Pasolini. 3. Visione come osservazione scientifica: che dal positivismo ottocentesco discende fino ai contributi della vulcanologia e della pianificazione. Tuttavia, la conoscenza dell’Etna come luogo dei fenomeni naturali ha oscurato il paesaggio urbano e architettonico. Gli aspetti morfologici e tipologici sono connessi; perché i coni vulcanici e le emergenze naturali generano i luoghi dell’abitare umano, suscitando una “costruzione del paesaggio” come metafora: secondo quella felice intuizione di Berenson che le cittadine etnee sono “formate in favi piramidali” come piccoli vulcani. Indagando in che modo le architetture etnee inscrivono il paesaggio, comprenderemo come sia possibile stabilire nessi con i caratteri del territorio, senza tuttavia dimenticare un processo di “distacco”: che è il solo a rendere possibile l’astrazione, e con essa il riconoscimento e la reinvenzione della Tradizione.

Visioni del paesaggio etneo / Arcidiacono, Giuseppe Carlo. - (2012), pp. 229-234. (Intervento presentato al convegno Paesaggio 150 tenutosi a Reggio Calabria nel 5 - 7 ottobre 2011).

Visioni del paesaggio etneo

ARCIDIACONO, Giuseppe Carlo
2012-01-01

Abstract

Visions of the Etna landscape. Etna is one of the most represented territory of Mediterranean. The narratives around this landscape have created several visions. 1. Vision as symbolic presence: it is mount Etna “sky column” of Pindaro; “lighthouse” for the ancient sailors. 2. Vision that “unifies all the beauties and the horrors” – Brydone writes in ‘700, considering landscape as mirror of human feeling – in a large spectrum that moves itself between the Petrarchism of De Aetna by Bembo till the “Munch” scream of Pasolini’s Teorema. 3. Vision as scientific observation, that by the XIX century positivism descends to the volcanology and planning contributions. The Etna as place of natural phenomena has obscured the presence of artificial, urban, and architectural landscape. The morphological and typological aspects are connected each other; because the volcanic cones install places for people, producing a “landscape building”: in accord with Berenson’s intuition that towns on Etna are made as pyramidal “favi”, or as small volcanoes. Investigating on how the etnean architectures draw the landscape, we will understand how can be possible to establish connection with characters of territory, without forget a process of “detachment”: the only one capable to make possible the abstraction, and with it the recognition and recreation of Tradition.
2012
978-88-548-4480-3
L’Etna è un territorio tra i più rappresentati del Mediterraneo. Le narrazioni intorno a questo paesaggio hanno dato spazio a visioni differenti. 1. Visione come presenza simbolica: è l’Etna “colonna del cielo” di Pindaro; “faro” degli antichi naviganti. 2. Visione come scenario e specchio del sentire umano: dai petrarchismi del De Aetna di Bembo all’urlo “munchiano” del Teorema di Pasolini. 3. Visione come osservazione scientifica: che dal positivismo ottocentesco discende fino ai contributi della vulcanologia e della pianificazione. Tuttavia, la conoscenza dell’Etna come luogo dei fenomeni naturali ha oscurato il paesaggio urbano e architettonico. Gli aspetti morfologici e tipologici sono connessi; perché i coni vulcanici e le emergenze naturali generano i luoghi dell’abitare umano, suscitando una “costruzione del paesaggio” come metafora: secondo quella felice intuizione di Berenson che le cittadine etnee sono “formate in favi piramidali” come piccoli vulcani. Indagando in che modo le architetture etnee inscrivono il paesaggio, comprenderemo come sia possibile stabilire nessi con i caratteri del territorio, senza tuttavia dimenticare un processo di “distacco”: che è il solo a rendere possibile l’astrazione, e con essa il riconoscimento e la reinvenzione della Tradizione.
Etna; caratteri tipologici; morfologia urbana
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/18284
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