In 1820 Karl Witte, a young German researcher, started working on the hypothesis that, in the southern provinces of the Naples Kingdom, existed a population of Greek language. He went to Reggio, in the extreme southern point of Calabria, and there he found information that neither in the capital of the Kingdom he had managed to get: there was, indeed, that population, devoted to sheep-rearing and agriculture, who lived in some villages, located in the valleys on the southern slopes of Aspromonte. Thousand of years after the fall of the Byzantine dominion in Calabria, it is quite amazing that in some of the dialects spoken by these populations, there are still evident traces of an ancient Greek tradition, even if much less than those found by Karl Witte. Gallicianò, Rugudi Vecchio, Bova Superiore, Roccaforte del Greco and other villages of the ionic Calabrian Southerner coast, are in an orographical context that has always prevented flows and contaminations. Thus, the economic and cultural autarchy. Even if that means a disadvantage in terms of an inclusion in the social-economic context, it has undoubtedly allowed the maintenance of ancient values like identity and affiliation to an ancient and noble Greek culture, that in the last years has been suffering an inexorable erosion process, due to an uncritical and inopportune adhesion to a global culture.

Nel 1820 Karl Witte, giovane studioso tedesco, inizia i suoi studi sull’ipotesi dell’esistenza di una popolazione di lingua greca tra le province meridionali del Regno di Napoli. Giunto a Reggio, nell’estrema punta meridionale della Calabria, trova qualche informazione che nemmeno nella capitale del Regno era riuscito ad ottenere. Esisteva realmente una popolazione, dedita alla pastorizia e all’agricoltura, che abitava un piccolo numero di centri localizzati nelle vallate alle pendici meridionali dell’Aspromonte. Anche se in misura di molto inferiore rispetto a quelle individuate nella prima metà del XIX secolo da Karl Witte, sembra sorprendente che, a distanza di quasi mille anni dalla caduta del dominio bizantino in Calabria, siano ancora oggi riscontrabili tra le lingue popolari di alcuni di questi nuclei, evidenti tracce di un’antica tradizione ellenica. Gallicianò, Rugudi Vecchio, Bova Superiore, Roccaforte del Greco e altri centri della costa ionica meridionale calabrese, si collocano in un contesto orografico che ha sempre scoraggiato i flussi e le contaminazioni, portando ad un’autarchia economica e culturale. Se, in termini di inserimento nel contesto socio-economico, ciò ha rappresentato uno svantaggio, d’altra parte è stato il fattore che ha consentito la conservazione di antichi valori quali identità e appartenenza ad un’antica e nobile cultura ellenofona, che negli ultimi anni, in seguito ad un’acritica e “decontestualizzata” adesione ad una cultura globalizzata, sembra avviarsi verso un inesorabile processo di erosione.

I luoghi dell’identità. Residui linguistici e cultura grecanica in Calabria

MEDIATI, Domenico
2009-01-01

Abstract

In 1820 Karl Witte, a young German researcher, started working on the hypothesis that, in the southern provinces of the Naples Kingdom, existed a population of Greek language. He went to Reggio, in the extreme southern point of Calabria, and there he found information that neither in the capital of the Kingdom he had managed to get: there was, indeed, that population, devoted to sheep-rearing and agriculture, who lived in some villages, located in the valleys on the southern slopes of Aspromonte. Thousand of years after the fall of the Byzantine dominion in Calabria, it is quite amazing that in some of the dialects spoken by these populations, there are still evident traces of an ancient Greek tradition, even if much less than those found by Karl Witte. Gallicianò, Rugudi Vecchio, Bova Superiore, Roccaforte del Greco and other villages of the ionic Calabrian Southerner coast, are in an orographical context that has always prevented flows and contaminations. Thus, the economic and cultural autarchy. Even if that means a disadvantage in terms of an inclusion in the social-economic context, it has undoubtedly allowed the maintenance of ancient values like identity and affiliation to an ancient and noble Greek culture, that in the last years has been suffering an inexorable erosion process, due to an uncritical and inopportune adhesion to a global culture.
2009
978-88-495-1838-2
Nel 1820 Karl Witte, giovane studioso tedesco, inizia i suoi studi sull’ipotesi dell’esistenza di una popolazione di lingua greca tra le province meridionali del Regno di Napoli. Giunto a Reggio, nell’estrema punta meridionale della Calabria, trova qualche informazione che nemmeno nella capitale del Regno era riuscito ad ottenere. Esisteva realmente una popolazione, dedita alla pastorizia e all’agricoltura, che abitava un piccolo numero di centri localizzati nelle vallate alle pendici meridionali dell’Aspromonte. Anche se in misura di molto inferiore rispetto a quelle individuate nella prima metà del XIX secolo da Karl Witte, sembra sorprendente che, a distanza di quasi mille anni dalla caduta del dominio bizantino in Calabria, siano ancora oggi riscontrabili tra le lingue popolari di alcuni di questi nuclei, evidenti tracce di un’antica tradizione ellenica. Gallicianò, Rugudi Vecchio, Bova Superiore, Roccaforte del Greco e altri centri della costa ionica meridionale calabrese, si collocano in un contesto orografico che ha sempre scoraggiato i flussi e le contaminazioni, portando ad un’autarchia economica e culturale. Se, in termini di inserimento nel contesto socio-economico, ciò ha rappresentato uno svantaggio, d’altra parte è stato il fattore che ha consentito la conservazione di antichi valori quali identità e appartenenza ad un’antica e nobile cultura ellenofona, che negli ultimi anni, in seguito ad un’acritica e “decontestualizzata” adesione ad una cultura globalizzata, sembra avviarsi verso un inesorabile processo di erosione.
Disegno; Rilievo; Area grecanica; Calabria; Piazza; Minoranze linguistiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/18399
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