“Sono un uomo cattivo, sono un uomo malato”. Chi parla? Chi si presenta in questo modo tanto asciutto e sintetico quanto in realtà completo e inquietantemente disarmante? A parlare è il soggetto della mia relazione nella quale mi voglio concentrare sull'unico testimone oculare del continuo e repentino mescolarsi e alternarsi e unirsi e separasi di ordine e disordine. Testimone oculare unico perché il solo capace di percepire e intendere questo continuo turbinio nei termini di un'alternativa: quella tra catastrofi generative e catastrofi degenerative, la quale – proprio attraverso il personaggio che mi interessa – si legge attraverso un'altra alternativa: quella tra bene e male. Il senso della presentazione dell'uomo del sottosuolo è, mi sembra, tutta nelle sue parole che mettono cattiveria e malattia in primo piano, ma forse solo per evidenziare meglio la speranza in quel sorriso, la gioia di quella verità che non possiede ma che riconosce. In questo non è l'homo faber, “potente, efficiente, determinato, che fa ciò che vuole e vuole ciò che fa, un'anima non ce l'ha”, ma solo quell'homo absconditus, quella canna fragile e forte che una goccia può schiacciare e un sorriso può salvare. Attraverso la lettura che Pareyson svolge dei personaggi di Dostoeskji - in questa relazione - è possibile delineare uno scenario teoretico forte per discutere i termini iniziali della filosofia giuridica ed etica.

L'uomo del sottosuolo. Dostoevskij letto da Pareyson

CANANZI, Daniele
2012-01-01

Abstract

“Sono un uomo cattivo, sono un uomo malato”. Chi parla? Chi si presenta in questo modo tanto asciutto e sintetico quanto in realtà completo e inquietantemente disarmante? A parlare è il soggetto della mia relazione nella quale mi voglio concentrare sull'unico testimone oculare del continuo e repentino mescolarsi e alternarsi e unirsi e separasi di ordine e disordine. Testimone oculare unico perché il solo capace di percepire e intendere questo continuo turbinio nei termini di un'alternativa: quella tra catastrofi generative e catastrofi degenerative, la quale – proprio attraverso il personaggio che mi interessa – si legge attraverso un'altra alternativa: quella tra bene e male. Il senso della presentazione dell'uomo del sottosuolo è, mi sembra, tutta nelle sue parole che mettono cattiveria e malattia in primo piano, ma forse solo per evidenziare meglio la speranza in quel sorriso, la gioia di quella verità che non possiede ma che riconosce. In questo non è l'homo faber, “potente, efficiente, determinato, che fa ciò che vuole e vuole ciò che fa, un'anima non ce l'ha”, ma solo quell'homo absconditus, quella canna fragile e forte che una goccia può schiacciare e un sorriso può salvare. Attraverso la lettura che Pareyson svolge dei personaggi di Dostoeskji - in questa relazione - è possibile delineare uno scenario teoretico forte per discutere i termini iniziali della filosofia giuridica ed etica.
2012
9788814169175
Pareyson; Dostoevskij; Bene; male
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/18426
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