Tesi sostenuta La città sta divenendo sempre più iniqua e insostenibile sotto il profilo ambientale. Aver lasciato il dominio alla pratica del progetto a scapito di quella del piano ha mostrato nei passati 25 anni, come già si preconizzava e temeva nel testo di Crosta del 1985, esiti non coerenti con i presupposti dell’urbanistica moderna ovvero creare una città più giusta, equa, vivibile. Questo nonostante dichiarazioni a scala europea (Carta di Aalborg, 2007) che affermano principi per elaborare strategie di ridistribuzione, di riequilibrio sociale e spaziale, di sostenibilità ambientale a scala non solo urbana ma anche territoriale. Metodologia Attraverso l’analisi delle opzioni di fondo che si sono affermate dalla metà degli ’80 sia nell’urbanistica (De Lucia, 2010) e, soprattutto, nelle scelte più generali politiche - tra cui la finanziarizzazione delle trasformazioni urbane come evidenziato da Tocci (2009) - s’intende disegnare il quadro complessivo dei processi antropici che da tale epoca stanno caratterizzando il nostro Paese. Evidenziandone i risultati che si sono e si stanno realizzando. Questo percorso è finalizzato a porre in risalto le incongruenze di base, e non di strumento, che sono la causa del formarsi di un territorio sempre più invivibile per gran parte della popolazione, della distruzione dell’ambiente, dell’annientamento delle tante peculiarità e ricchezze paesaggistiche che costituiscono, o forse ormai hanno costituito, la ricchezza principale della Nazione. La perdita del reale senso della l.n.10/77 che sostituiva la licenza edilizia con la concessione a costruire; l’abolizione dell’ICI tassa progressiva di perequazione sociale (Camagni, 2009); il crescente disconoscimento della città come spazio pubblico collettivo; il passaggio del sistema dei servizi/beni pubblici dalla sfera pubblica in quella privata; il Piano Casa che è un piano edilizio del tutto indifferente agli aspetti urbanistic, d’altronde la città da vendere è quella che si è creata in queste decadi (Berdini, 2008). Tutto questo sta facendo letteralmente scomparire il concetto di città se non come espressione economica. Prospettive Se ciò accade scomparirà anche l’urbanistica moderna venendo a mancare lo scopo di essa. Il territorio, i centri urbani, saranno in balia della moderna globalizzazione, come già si anticipava nel 1993 (Aragona), nuova forma di darwinismo sociale ed economico. Competizione tra città a cui il federalismo fiscale rischia di accentuare le disparità territoriali. Disparità che formatesi da 150 anni ad oggi e che le politiche riparatorie dal dopoguerra in poi avevano tentato di sanare. Per invertire, riprendere, queste dinamiche nel senso della riproposizione di scelte urbanistiche che abbiano il bene collettivo come fine, occorre riannodare i molteplici legami, connessioni, che fanno di una città un bene pubblico collettivo e non un prodotto porre in da vendita. Riferimenti bibliografici - Aragona S., 1993, "La Città virtuale. Trasformazioni urbane e nuove tecnologie dell’informazione", Gangemi - Berdini P., 2008, "Città in vendita", Donzelli - Camagni R., 2009, Introduzione alla XXX Conferenza AISRe "Federalismo, integrazione europea e crescita regionale", Firenze, 9-11 settembre - Crosta P.L., 1985, "La Produzione sociale del piano", Franco Angeli, Milano - De Lucia V., 2010, "Le mie città", Diabasis - Tocci W., 2009, "L’Insostenibile ascesa della rendita urbana", in Dialoghi Internazionali. Città del mondo n. 10 Ue, Carta di Aalborg, 2007

Può l’urbanistica riprendere il suo senso nella città venduta?

ARAGONA, Stefano
2011-01-01

Abstract

Tesi sostenuta La città sta divenendo sempre più iniqua e insostenibile sotto il profilo ambientale. Aver lasciato il dominio alla pratica del progetto a scapito di quella del piano ha mostrato nei passati 25 anni, come già si preconizzava e temeva nel testo di Crosta del 1985, esiti non coerenti con i presupposti dell’urbanistica moderna ovvero creare una città più giusta, equa, vivibile. Questo nonostante dichiarazioni a scala europea (Carta di Aalborg, 2007) che affermano principi per elaborare strategie di ridistribuzione, di riequilibrio sociale e spaziale, di sostenibilità ambientale a scala non solo urbana ma anche territoriale. Metodologia Attraverso l’analisi delle opzioni di fondo che si sono affermate dalla metà degli ’80 sia nell’urbanistica (De Lucia, 2010) e, soprattutto, nelle scelte più generali politiche - tra cui la finanziarizzazione delle trasformazioni urbane come evidenziato da Tocci (2009) - s’intende disegnare il quadro complessivo dei processi antropici che da tale epoca stanno caratterizzando il nostro Paese. Evidenziandone i risultati che si sono e si stanno realizzando. Questo percorso è finalizzato a porre in risalto le incongruenze di base, e non di strumento, che sono la causa del formarsi di un territorio sempre più invivibile per gran parte della popolazione, della distruzione dell’ambiente, dell’annientamento delle tante peculiarità e ricchezze paesaggistiche che costituiscono, o forse ormai hanno costituito, la ricchezza principale della Nazione. La perdita del reale senso della l.n.10/77 che sostituiva la licenza edilizia con la concessione a costruire; l’abolizione dell’ICI tassa progressiva di perequazione sociale (Camagni, 2009); il crescente disconoscimento della città come spazio pubblico collettivo; il passaggio del sistema dei servizi/beni pubblici dalla sfera pubblica in quella privata; il Piano Casa che è un piano edilizio del tutto indifferente agli aspetti urbanistic, d’altronde la città da vendere è quella che si è creata in queste decadi (Berdini, 2008). Tutto questo sta facendo letteralmente scomparire il concetto di città se non come espressione economica. Prospettive Se ciò accade scomparirà anche l’urbanistica moderna venendo a mancare lo scopo di essa. Il territorio, i centri urbani, saranno in balia della moderna globalizzazione, come già si anticipava nel 1993 (Aragona), nuova forma di darwinismo sociale ed economico. Competizione tra città a cui il federalismo fiscale rischia di accentuare le disparità territoriali. Disparità che formatesi da 150 anni ad oggi e che le politiche riparatorie dal dopoguerra in poi avevano tentato di sanare. Per invertire, riprendere, queste dinamiche nel senso della riproposizione di scelte urbanistiche che abbiano il bene collettivo come fine, occorre riannodare i molteplici legami, connessioni, che fanno di una città un bene pubblico collettivo e non un prodotto porre in da vendita. Riferimenti bibliografici - Aragona S., 1993, "La Città virtuale. Trasformazioni urbane e nuove tecnologie dell’informazione", Gangemi - Berdini P., 2008, "Città in vendita", Donzelli - Camagni R., 2009, Introduzione alla XXX Conferenza AISRe "Federalismo, integrazione europea e crescita regionale", Firenze, 9-11 settembre - Crosta P.L., 1985, "La Produzione sociale del piano", Franco Angeli, Milano - De Lucia V., 2010, "Le mie città", Diabasis - Tocci W., 2009, "L’Insostenibile ascesa della rendita urbana", in Dialoghi Internazionali. Città del mondo n. 10 Ue, Carta di Aalborg, 2007
2011
Pianificazione urbanistica, Equità, Rendita urbana, Finanziarizzazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/18520
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