“…Difatti se il bene per il singolo individuo e per la città sono la stessa cosa, conseguire e mantenere quello della città è chiaramente cosa più grande e più vicina al fine, poiché tale bene è, sì, amabile relativamente al singolo individuo, ma anche più bello e più divino in relazione ad un popolo e a delle città. E dunque la nostra ricerca, che è una ricerca politica, è volta verso tali obiettivi” (Aristotele, Etica Nicomachea) Gli obiettivi dell’l’urbanistica moderna - realizzare una città più giusta ed equa - dalla fine degli anni’80 si sono sensibilmente allontanati. In modo particolare nel nostro paese le politiche utilizzate, sempre più basate sul libero mercato si sono innescate dinamiche riassumibili nel termine gentrification: crescente espulsione dei residenti dalle parti più pregiate delle città associata alla produzione di enorme rendita urbana di varia natura privatizzata. Contemporaneamente si è avuta la formazione di aree periferiche prive dei principali servizi e luoghi di vita collettivi, in molti casi con gravi difficoltà di accesso, anche qui con sensibile rendita legata alla urbanizzazione spesso intensiva di nuove aree. Insieme a tale insostenibilità sociale è emersa quella ambientale. Mentre nel sec. XIX° per arginare i disastrosi effetti associati all’industrializzazione - quelle che poi sarebbero state definite le esternalità negative -incaricati dalle Commissioni del Governo di Sua Maestà d’Inghilterra gli ingegneri igienisti indicavano varie strategie ed azioni, gli strumenti recentemente “scoperti” - la Valutazione dell’Impatto Ambientale o di tipo Strategico - sono per lo più inapplicati nelle scelte operative. Sottolineando che la enorme percentuale di malattie presente a Taranto, la devastata situazione di Porto Marghera, gli inquinamenti delle raffinerie o la più elevata percentuale di malattie legate alla radioattività, etc. fossero causate dall’assenza di leggi o norme o dall’ignoranza scientifica. La relazione intende spiegare come e perché si è creata tale situazione, colloca le questioni nel dominio di riferimento ovvero il rapporto tra l’urbanistica, l’economia e la politica. In chiusura si individuano alcuni possibili scenari da interpretarsi come ipotesi di lavoro.

Città che si vende

ARAGONA, Stefano
2011-01-01

Abstract

“…Difatti se il bene per il singolo individuo e per la città sono la stessa cosa, conseguire e mantenere quello della città è chiaramente cosa più grande e più vicina al fine, poiché tale bene è, sì, amabile relativamente al singolo individuo, ma anche più bello e più divino in relazione ad un popolo e a delle città. E dunque la nostra ricerca, che è una ricerca politica, è volta verso tali obiettivi” (Aristotele, Etica Nicomachea) Gli obiettivi dell’l’urbanistica moderna - realizzare una città più giusta ed equa - dalla fine degli anni’80 si sono sensibilmente allontanati. In modo particolare nel nostro paese le politiche utilizzate, sempre più basate sul libero mercato si sono innescate dinamiche riassumibili nel termine gentrification: crescente espulsione dei residenti dalle parti più pregiate delle città associata alla produzione di enorme rendita urbana di varia natura privatizzata. Contemporaneamente si è avuta la formazione di aree periferiche prive dei principali servizi e luoghi di vita collettivi, in molti casi con gravi difficoltà di accesso, anche qui con sensibile rendita legata alla urbanizzazione spesso intensiva di nuove aree. Insieme a tale insostenibilità sociale è emersa quella ambientale. Mentre nel sec. XIX° per arginare i disastrosi effetti associati all’industrializzazione - quelle che poi sarebbero state definite le esternalità negative -incaricati dalle Commissioni del Governo di Sua Maestà d’Inghilterra gli ingegneri igienisti indicavano varie strategie ed azioni, gli strumenti recentemente “scoperti” - la Valutazione dell’Impatto Ambientale o di tipo Strategico - sono per lo più inapplicati nelle scelte operative. Sottolineando che la enorme percentuale di malattie presente a Taranto, la devastata situazione di Porto Marghera, gli inquinamenti delle raffinerie o la più elevata percentuale di malattie legate alla radioattività, etc. fossero causate dall’assenza di leggi o norme o dall’ignoranza scientifica. La relazione intende spiegare come e perché si è creata tale situazione, colloca le questioni nel dominio di riferimento ovvero il rapporto tra l’urbanistica, l’economia e la politica. In chiusura si individuano alcuni possibili scenari da interpretarsi come ipotesi di lavoro.
2011
978-88-7603-053-6
Equità, rendita urbana, finanzaziarizzazione, politiche urbanistiche, politiche urbane
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/18558
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