Il patrimonio culturale, nelle sue varie dimensioni (culturale, fisica, digitale, ambientale, umana e sociale), è ormai riconosciuto come fattore chiave e risorsa importante per la crescita economica, l’occupazione e la coesione sociale, in grado di rivitalizzare le aree urbane e rurali e promuovere forme di turismo sostenibile. Il suo carattere trasversale e multidimensionale, al di là del proprio ambito di interesse, rispetto alle politiche pubbliche legate allo sviluppo regionale, alla coesione sociale, all’agricoltura, agli affari marittimi, al turismo, all’educazione, all’agenda digitale, alla ricerca e innovazione, lo pone in posizione di rilievo nell’agenda delle istituzioni ai diversi livelli di governo. La questione assume significativa rilevanza nelle Regioni del Mezzogiorno dove, a fronte dell’enorme consistenza delle dotazioni materiali e immateriali, non corrisponde un adeguato livello di tutela, valorizzazione e promozione, e dove lo stesso divario è caratterizzato da profili di disomogeneità. Eppure, patrimonio culturale, storico e ambientale, risorse locali e spazio euromediterraneo sono gli elementi strategici su cui far leva per politiche di sviluppo orientate alla ri-animazione dei territori svantaggiati se in grado di innescare attività integrate e di filiera. A livello Europeo, con riferimento alla nuova politica di coesione e alle sue priorità di investimento, la sfida è quella di integrare maggiormente i settori culturali e creativi nelle strategie di sviluppo regionali e locali, in linea con il concetto di specializzazione intelligente. E anche a livello nazionale il patrimonio culturale è un asset potenzialmente decisivo per lo sviluppo, sia in quanto fattore cruciale per la crescita e la coesione sociale, capace di assumere un ruolo di acceleratore di processi innovativi a scala territoriale, sia per gli effetti e le ricadute positive che esso è potenzialmente in grado di determinare nei rispetti del sistema dell’industria turistica (PON Cultura e Sviluppo 2014 – 2020). Alla luce di quanto finora esposto, e con particolare riferimento alla Calabria e alle opportunità della programmazione 2014-2020, il contributo si interroga sulle possibili relazioni fra patrimonio culturale, turismo e sviluppo sostenibile all’interno di una visione strategica che possa rendere i territori competitivi anche in termini di qualità dei trasporti, sicurezza, salvaguarda ambientale.
Il patrimonio culturale come asset strategico per le regioni in ritardo di sviluppo: sfide e prospettive / Pultrone, Gabriella. - (2015), pp. 1494-1499. (Intervento presentato al convegno XVIII Conferenza Nazionale SIU. Italia '45-'45. Radici, Condizioni, Prospettive tenutosi a Venezia nel 11-13 giugno 2015).
Il patrimonio culturale come asset strategico per le regioni in ritardo di sviluppo: sfide e prospettive
PULTRONE, Gabriella
2015-01-01
Abstract
Il patrimonio culturale, nelle sue varie dimensioni (culturale, fisica, digitale, ambientale, umana e sociale), è ormai riconosciuto come fattore chiave e risorsa importante per la crescita economica, l’occupazione e la coesione sociale, in grado di rivitalizzare le aree urbane e rurali e promuovere forme di turismo sostenibile. Il suo carattere trasversale e multidimensionale, al di là del proprio ambito di interesse, rispetto alle politiche pubbliche legate allo sviluppo regionale, alla coesione sociale, all’agricoltura, agli affari marittimi, al turismo, all’educazione, all’agenda digitale, alla ricerca e innovazione, lo pone in posizione di rilievo nell’agenda delle istituzioni ai diversi livelli di governo. La questione assume significativa rilevanza nelle Regioni del Mezzogiorno dove, a fronte dell’enorme consistenza delle dotazioni materiali e immateriali, non corrisponde un adeguato livello di tutela, valorizzazione e promozione, e dove lo stesso divario è caratterizzato da profili di disomogeneità. Eppure, patrimonio culturale, storico e ambientale, risorse locali e spazio euromediterraneo sono gli elementi strategici su cui far leva per politiche di sviluppo orientate alla ri-animazione dei territori svantaggiati se in grado di innescare attività integrate e di filiera. A livello Europeo, con riferimento alla nuova politica di coesione e alle sue priorità di investimento, la sfida è quella di integrare maggiormente i settori culturali e creativi nelle strategie di sviluppo regionali e locali, in linea con il concetto di specializzazione intelligente. E anche a livello nazionale il patrimonio culturale è un asset potenzialmente decisivo per lo sviluppo, sia in quanto fattore cruciale per la crescita e la coesione sociale, capace di assumere un ruolo di acceleratore di processi innovativi a scala territoriale, sia per gli effetti e le ricadute positive che esso è potenzialmente in grado di determinare nei rispetti del sistema dell’industria turistica (PON Cultura e Sviluppo 2014 – 2020). Alla luce di quanto finora esposto, e con particolare riferimento alla Calabria e alle opportunità della programmazione 2014-2020, il contributo si interroga sulle possibili relazioni fra patrimonio culturale, turismo e sviluppo sostenibile all’interno di una visione strategica che possa rendere i territori competitivi anche in termini di qualità dei trasporti, sicurezza, salvaguarda ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.