Marcello Sèstito I Guardiani dell’orizzonte, antropometrie e corpi misurati Negli anni un certo distacco dall’antropomorfismo ha reso l’architettura, o i prodotti ad essa connessi, sterili o poco consoni alla vita materiale. La sterilità di normative e divieti lo ha costretto entro paletti innalzati e recinti non propri indebolendone la carica eversiva. Così si è pensato di proporre delle figure come Antropomobil, che potessero in un certo qual modo ricordare l’antico legame tra corpo e architettura. I guardiani dell’orizzonte, come telamoni ingigantiti, possono indurre lo spettatore ad osservare i luoghi a noi noti oltre le apparenze. Sono testimoni silenziosi di un passato mitico e di un futuro ancora incerto e ottimisticamente offrono la loro lungimiranza alla città reggina dove essi sono sorti, in quella vana speranza che oltre lo sguardo ci possa essere un orizzonte di prosperità per la città a breve distanza. L’architettura che sempre si è misurata con il corpo, divenendone una sua estensione, se non proprio una protesi, guarderà ad essi con meraviglia come se queste sagome metalliche potessero ancora oggi, nell’era della telematica, suggerire valenze proporzionali ormai sopite, ma pronte a ridestarsi al cospetto dell’uomo, seppur conformato, sagomato, o ridotto alla sua essenza dimensionale.
I Guardiani dell'orizzonte, antropometrie e corpi misurati / Sestito, Marcello. - 1:(2019), pp. 1-48.
I Guardiani dell'orizzonte, antropometrie e corpi misurati
SESTITO, Marcello
Writing – Original Draft Preparation
2019-01-01
Abstract
Marcello Sèstito I Guardiani dell’orizzonte, antropometrie e corpi misurati Negli anni un certo distacco dall’antropomorfismo ha reso l’architettura, o i prodotti ad essa connessi, sterili o poco consoni alla vita materiale. La sterilità di normative e divieti lo ha costretto entro paletti innalzati e recinti non propri indebolendone la carica eversiva. Così si è pensato di proporre delle figure come Antropomobil, che potessero in un certo qual modo ricordare l’antico legame tra corpo e architettura. I guardiani dell’orizzonte, come telamoni ingigantiti, possono indurre lo spettatore ad osservare i luoghi a noi noti oltre le apparenze. Sono testimoni silenziosi di un passato mitico e di un futuro ancora incerto e ottimisticamente offrono la loro lungimiranza alla città reggina dove essi sono sorti, in quella vana speranza che oltre lo sguardo ci possa essere un orizzonte di prosperità per la città a breve distanza. L’architettura che sempre si è misurata con il corpo, divenendone una sua estensione, se non proprio una protesi, guarderà ad essi con meraviglia come se queste sagome metalliche potessero ancora oggi, nell’era della telematica, suggerire valenze proporzionali ormai sopite, ma pronte a ridestarsi al cospetto dell’uomo, seppur conformato, sagomato, o ridotto alla sua essenza dimensionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.