Oggi, insegnare e fare ricerca in urbanistica, soltanto per formare architetti ed ingegneri più consapevoli nel campo della pianificazione, sapendo che cosí non si formano veri pianificatori, ma solo architetti ed ingegneri migliori, non può essere pienamente soddisfacente. La disciplina è cresciuta ed occorre, e la si sta fondando, una scuola specifica. "Pianificazione territoriale, urbanistica ed ambientale" vuole essere una sede di dibattito autonomo che affianchi questo processo, e non è un caso che le si sia voluto attribuire la stessa denominazione di quella che sarà la nuova facoltà. È una collana aperta a contributi scientifici diversi ma non eterogenei; alla ricerca di strade nuove per il rafforzamento disciplinare ed al confronto fra più voci, culture ed esperienze; ad un percorso formativo nuovo ed articolato. Globale e locale sono i termini di confronto e di sfondo delle società attuali. Città e territori ne stanno riportando le concomitanti spinte con l'innovazione tecnologica, la telematica, che sembra accorciare le distanze, quasi scomparissero, e scompagina le coincidenze tra spazi e luoghi, identità locali, ma anche con la forte ansia, con la richiesta, di senso. Argomenti complessi, ma forse tali solo perché finalmente si riescono a vedere i molteplici aspetti, risvolti, che ogni processo antropico implica. Complessità che si richiede per vedere l'ambiente, ma scoprendo che tutto è ambiente e che quindi c'è un ambiente urbano ed un ambiente naturale, ma anche scoprendo che sempre più la città entra, si diffonde, nella natura mentre questa spesso invade, si richiede e ci si aspetta che invada, l'urbano. La velocità dei processi è sorprendente, l'autonomia possibile è notevole, l'individuo fatica a divenire abitante, costruire collettività; la rapidità è più semplicemente usata per attraversare spazi, non luoghi. Pensare, proporre, pianificare diventa atto rivolto quasi alla singolarità, non più al bisogno indifferenziato, standardizzabile: laddove minimi siano comunque garantiti, quindi qualità, efficacia prestazionale invece che quantità. L'urbanistica oggi significa anche tutto ciò, significa calarsi, divenire, formare, insieme al cittadino l'oggetto del desiderio, i desideri, le soluzioni i limiti ambientali, sociali, umani per ricercare una identità, una spiegazione esistenziale, forse un po' più liberi e consapevoli di ieri. Consci che probabilmente non sono esistite età dell'oro, né magnifiche epoche di vita a dimensione umana, né splendide città o paesi vivibili per le masse, se non nelle fantasie aristocratiche costruttrici di castelli, palazzi, potere. Cosí rinunciando a qualsiasi nostalgia di localismo romantico ed antistorico, aperti al globale, al diverso, alla ricchezza della molteplicità che chiede, che rivendica, a cui spettano, restituzioni antiche e diritti presenti: l'alternativa sola al confronto è lo scontro. L'alternativa è il muro, l'area ristretta, la chiusura: termini aborriti nell'era del libero mercato.
Ambiente urbano e innovazione. La città globale tra identità locale e sostenibilità / Aragona, Stefano. - (2000).
Ambiente urbano e innovazione. La città globale tra identità locale e sostenibilità
ARAGONA, Stefano
2000-01-01
Abstract
Oggi, insegnare e fare ricerca in urbanistica, soltanto per formare architetti ed ingegneri più consapevoli nel campo della pianificazione, sapendo che cosí non si formano veri pianificatori, ma solo architetti ed ingegneri migliori, non può essere pienamente soddisfacente. La disciplina è cresciuta ed occorre, e la si sta fondando, una scuola specifica. "Pianificazione territoriale, urbanistica ed ambientale" vuole essere una sede di dibattito autonomo che affianchi questo processo, e non è un caso che le si sia voluto attribuire la stessa denominazione di quella che sarà la nuova facoltà. È una collana aperta a contributi scientifici diversi ma non eterogenei; alla ricerca di strade nuove per il rafforzamento disciplinare ed al confronto fra più voci, culture ed esperienze; ad un percorso formativo nuovo ed articolato. Globale e locale sono i termini di confronto e di sfondo delle società attuali. Città e territori ne stanno riportando le concomitanti spinte con l'innovazione tecnologica, la telematica, che sembra accorciare le distanze, quasi scomparissero, e scompagina le coincidenze tra spazi e luoghi, identità locali, ma anche con la forte ansia, con la richiesta, di senso. Argomenti complessi, ma forse tali solo perché finalmente si riescono a vedere i molteplici aspetti, risvolti, che ogni processo antropico implica. Complessità che si richiede per vedere l'ambiente, ma scoprendo che tutto è ambiente e che quindi c'è un ambiente urbano ed un ambiente naturale, ma anche scoprendo che sempre più la città entra, si diffonde, nella natura mentre questa spesso invade, si richiede e ci si aspetta che invada, l'urbano. La velocità dei processi è sorprendente, l'autonomia possibile è notevole, l'individuo fatica a divenire abitante, costruire collettività; la rapidità è più semplicemente usata per attraversare spazi, non luoghi. Pensare, proporre, pianificare diventa atto rivolto quasi alla singolarità, non più al bisogno indifferenziato, standardizzabile: laddove minimi siano comunque garantiti, quindi qualità, efficacia prestazionale invece che quantità. L'urbanistica oggi significa anche tutto ciò, significa calarsi, divenire, formare, insieme al cittadino l'oggetto del desiderio, i desideri, le soluzioni i limiti ambientali, sociali, umani per ricercare una identità, una spiegazione esistenziale, forse un po' più liberi e consapevoli di ieri. Consci che probabilmente non sono esistite età dell'oro, né magnifiche epoche di vita a dimensione umana, né splendide città o paesi vivibili per le masse, se non nelle fantasie aristocratiche costruttrici di castelli, palazzi, potere. Cosí rinunciando a qualsiasi nostalgia di localismo romantico ed antistorico, aperti al globale, al diverso, alla ricchezza della molteplicità che chiede, che rivendica, a cui spettano, restituzioni antiche e diritti presenti: l'alternativa sola al confronto è lo scontro. L'alternativa è il muro, l'area ristretta, la chiusura: termini aborriti nell'era del libero mercato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.