Nell’attuale dibattito filosofico e giuridico, sempre più spazio riacquista la questione del fondamento (della giuridicità e dell’umanità), nelle due opposte direzioni di quanti ne decretano la definitiva obsolescenza o di chi ne invoca la necessità giustificativa anche per i processi di trasformazione in corso. La questione del fondamento della giuridicità, è infatti al centro della critica da parte di coloro i quali – più o meno collegandosi con le istanze teoretiche del positivismo logico e dell’amoralità del diritto – sostengono che nel tempo della globalizzazione del commercio e degli scambi, il normativo debba uniformarsi alle esigenze economico-sociali che ne chiedono un dimensionamento esclusivamente funzionale ma è contemporaneamente invocato da quanti – con direzioni argomentative diverse e non sempre conciliabili tra loro – svelano l’importanza della ricerca del fondamento per evitare derive nichilistiche e, al fondo, contro-giuridiche, di un diritto che rischia diversamente di rimanere regola vuota, incapace, prima di regolamentare, di misurare e valutare la realtà. Parallelamente, la questione del fondamento dell’umanità, è questionata da quanti, collegandosi alle istanze del post-umanismo e della bio-scienza, rilevano il superamento della specificità dell’uomo, ormai spiegato nel suo lato ‘misterioso’, e reso semplice elemento materiale, al pari di tutti gli altri elementi del cosmo ma contemporaneamente difesa, sul versante opposto, da coloro che – proprio nell’attualità che dimostra la capacità inventiva e dunque unica dell’uomo – intendono rilevare l’essenza dell’‘umanità dell’uomo umano’ in una differenziazione qualitativa e non meramente quantitativa rispetto agli enti non umani. In questa ambientazione nasce e trova la proprie ragioni l’incontro con la riflessione di Paul Ricoeur, filosofo francese particolarmente attento alle questioni ora solamente sommariamente evocate; il suo percorso filosofico – che solo a tratti e parzialmente ha incontrato il fenomeno giuridico – si presenta quale ineludibile orizzonte speculativo per la filosofia, e la filosofia del diritto in particolare, che voglia, seguendone la ‘via lunga’ dell’interrogazione filosofica, questionare il fondamento in modo problematico ma edificante, non ideologico ma rivelativo. Il volume che si presenta, assume questa via lunga nella direzione che incontra e discute, con ma anche oltre Ricoeur, tre tematiche generali: l’Interpretazione, l’Alterità e la Giustizia che trovano centralità nella riflessione ricoeuriana, consentendo di discutere problematicamente il fondamento del diritto e dell’essere dell’uomo. In particolare, il saggio è distinto in tre parti, nella prima, si muove dal plesso dell’Interpretazione, dunque dal rapporto tra linguaggio e diritto evidenziando quella nominata ‘struttura metaforizzante’ che, oltre il significato del detto, coglie il senso del dire nella formatività attestante – a questo primo livello – un’estetica del diritto. E’ nella struttura del linguaggio che il rapporto tra regole e creatività svela l’essenza e l’essenzialità della forma, anche per l’indagine sul diritto e una sua possibile dimensione ermeneutica. Nella seconda parte, dedicata al tema dell’Alterità, la struttura aperta del linguaggio (anche giuridico) viene indagata interrogando l’attore, l’agente, il soggetto (-giuridico) che agisce, si racconta ed è non secondariamente responsabile per il suo dire e per il suo agire. Il nesso tra struttura aperta del diritto e struttura aperta dell’umanità, si coglie progressivamente con riferimento alla relazionalità che qualifica l’uomo: un’alterità che, con Ricoeur, si chiarifica essere interna al soggetto (idem/ipse) e ad esso esterna (alter/alius). Il concetto di soggetto di diritto, trova così alcuni parametri giuridici e filosofici per essere pensato disfunzionalmente e controfattulamente, nell’ottica di un possibile orizzonte di giustizia; la forma è – a questo secondo livello – incarnata nella soggettività che la pone nel movimento che dall’opera conduce alla personalità dell’autore e dell’interprete, costituendo un ulteriore approfondimento della via estetica di pensabilità del giuridico. Nella terza ed ultima parte, dedicata alla Giustizia, il nesso tra diritto e uomo si svela attraverso la polarizzazione di due vie d’indagine che vengono nominate ‘meccanica’ e ‘poetica’ del diritto nelle quali confluiscono le precedenti riflessioni sulla metaforicità dell’esistenza umana e sulla sua apertura inventiva regolata dal diritto (sua misura e condizione di pensabilità). La duplice questione del fondamento, del diritto e dell’uomo, trova qui il plesso più intenso da pensare nel rapporto tra forma e diritto: ad una dimensione meramente procedurale (meccanica) la quale, assunta nella radicalità dei suoi proponimenti, conduce alla nietificazione del diritto (mero atto di imperio) ed alla nullificazione dell’umanità (elemento funzionale all’efficienza sociale), si affianca l’ipotesi di una dimensione – attraverso e oltre Ricoeur – ermeneutica, fenomenologia e ontologica nella quale il diritto è condizione esistenziale dell’uomo e la giustizia si dice nelle forme legali del rispetto dell’‘humanitas dell’homo humanus’. Le conclusioni del volume non costituiscono una ricapitolazione di quanto discusso e sono tutte orientate a sviluppare il discorso e la linea di ricerca tratteggiata; la questione della storicità, la dimensione estetica del diritto e lo spazio ermeneutico ed ontologico della giuridicità, sono i tre grandi plessi che ne costituiscono l’orizzonte. Nella progressione argomentativa che dal linguaggio porta al soggetto per finire al senso ‘poetico’ che esprime l’inesauribile verità dell’uomo e del diritto, si delineano gli elementi considerati centrali per un’estetica del diritto, elementi centrali affinché il diritto non ‘dimentichi’ la qualificazione esistenziale e l’uomo non ‘smarrisca’ la specificità ontologica che lo rende ‘to deinotaton’, il più inquietante. In questa direzione l’intera analisi svolta nel saggio svela una essenziale convergenza tra struttura ontologica dell’uomo e struttura onto-fenomenologica del diritto che viene nominata ‘struttura sintetica dell’umanità’, graficamente rappresentata dalla figura della spirale nella quale la temporalità esistenziale dell’uomo corrisponde la storicità controfattuale del diritto. L’intero volume – come prudentemente si avverte in principio e come le conclusioni si incaricano di argomentare – non è che il primo tratto di una ricerca più ampia che in queste pagine trova la posizione delle questioni per il successivo prosieguo ed in Ricoeur un pensatore essenziale per poterle delineare, assumendo così il compito di ulteriormente indagare ciascuno dei temi e la questione del fondamento nel suo complesso; non risposte, dunque, ma semplici domande: quelle che riguardano l’inizio, la genesi del diritto nella quale si rintraccia l’essenza dell’uomo.

Interpretazione, alterità, giustizia. Il diritto e la questione del fondamento. Saggio sul pensiero di Paul Ricoeur

CANANZI, Daniele
2008-01-01

Abstract

Nell’attuale dibattito filosofico e giuridico, sempre più spazio riacquista la questione del fondamento (della giuridicità e dell’umanità), nelle due opposte direzioni di quanti ne decretano la definitiva obsolescenza o di chi ne invoca la necessità giustificativa anche per i processi di trasformazione in corso. La questione del fondamento della giuridicità, è infatti al centro della critica da parte di coloro i quali – più o meno collegandosi con le istanze teoretiche del positivismo logico e dell’amoralità del diritto – sostengono che nel tempo della globalizzazione del commercio e degli scambi, il normativo debba uniformarsi alle esigenze economico-sociali che ne chiedono un dimensionamento esclusivamente funzionale ma è contemporaneamente invocato da quanti – con direzioni argomentative diverse e non sempre conciliabili tra loro – svelano l’importanza della ricerca del fondamento per evitare derive nichilistiche e, al fondo, contro-giuridiche, di un diritto che rischia diversamente di rimanere regola vuota, incapace, prima di regolamentare, di misurare e valutare la realtà. Parallelamente, la questione del fondamento dell’umanità, è questionata da quanti, collegandosi alle istanze del post-umanismo e della bio-scienza, rilevano il superamento della specificità dell’uomo, ormai spiegato nel suo lato ‘misterioso’, e reso semplice elemento materiale, al pari di tutti gli altri elementi del cosmo ma contemporaneamente difesa, sul versante opposto, da coloro che – proprio nell’attualità che dimostra la capacità inventiva e dunque unica dell’uomo – intendono rilevare l’essenza dell’‘umanità dell’uomo umano’ in una differenziazione qualitativa e non meramente quantitativa rispetto agli enti non umani. In questa ambientazione nasce e trova la proprie ragioni l’incontro con la riflessione di Paul Ricoeur, filosofo francese particolarmente attento alle questioni ora solamente sommariamente evocate; il suo percorso filosofico – che solo a tratti e parzialmente ha incontrato il fenomeno giuridico – si presenta quale ineludibile orizzonte speculativo per la filosofia, e la filosofia del diritto in particolare, che voglia, seguendone la ‘via lunga’ dell’interrogazione filosofica, questionare il fondamento in modo problematico ma edificante, non ideologico ma rivelativo. Il volume che si presenta, assume questa via lunga nella direzione che incontra e discute, con ma anche oltre Ricoeur, tre tematiche generali: l’Interpretazione, l’Alterità e la Giustizia che trovano centralità nella riflessione ricoeuriana, consentendo di discutere problematicamente il fondamento del diritto e dell’essere dell’uomo. In particolare, il saggio è distinto in tre parti, nella prima, si muove dal plesso dell’Interpretazione, dunque dal rapporto tra linguaggio e diritto evidenziando quella nominata ‘struttura metaforizzante’ che, oltre il significato del detto, coglie il senso del dire nella formatività attestante – a questo primo livello – un’estetica del diritto. E’ nella struttura del linguaggio che il rapporto tra regole e creatività svela l’essenza e l’essenzialità della forma, anche per l’indagine sul diritto e una sua possibile dimensione ermeneutica. Nella seconda parte, dedicata al tema dell’Alterità, la struttura aperta del linguaggio (anche giuridico) viene indagata interrogando l’attore, l’agente, il soggetto (-giuridico) che agisce, si racconta ed è non secondariamente responsabile per il suo dire e per il suo agire. Il nesso tra struttura aperta del diritto e struttura aperta dell’umanità, si coglie progressivamente con riferimento alla relazionalità che qualifica l’uomo: un’alterità che, con Ricoeur, si chiarifica essere interna al soggetto (idem/ipse) e ad esso esterna (alter/alius). Il concetto di soggetto di diritto, trova così alcuni parametri giuridici e filosofici per essere pensato disfunzionalmente e controfattulamente, nell’ottica di un possibile orizzonte di giustizia; la forma è – a questo secondo livello – incarnata nella soggettività che la pone nel movimento che dall’opera conduce alla personalità dell’autore e dell’interprete, costituendo un ulteriore approfondimento della via estetica di pensabilità del giuridico. Nella terza ed ultima parte, dedicata alla Giustizia, il nesso tra diritto e uomo si svela attraverso la polarizzazione di due vie d’indagine che vengono nominate ‘meccanica’ e ‘poetica’ del diritto nelle quali confluiscono le precedenti riflessioni sulla metaforicità dell’esistenza umana e sulla sua apertura inventiva regolata dal diritto (sua misura e condizione di pensabilità). La duplice questione del fondamento, del diritto e dell’uomo, trova qui il plesso più intenso da pensare nel rapporto tra forma e diritto: ad una dimensione meramente procedurale (meccanica) la quale, assunta nella radicalità dei suoi proponimenti, conduce alla nietificazione del diritto (mero atto di imperio) ed alla nullificazione dell’umanità (elemento funzionale all’efficienza sociale), si affianca l’ipotesi di una dimensione – attraverso e oltre Ricoeur – ermeneutica, fenomenologia e ontologica nella quale il diritto è condizione esistenziale dell’uomo e la giustizia si dice nelle forme legali del rispetto dell’‘humanitas dell’homo humanus’. Le conclusioni del volume non costituiscono una ricapitolazione di quanto discusso e sono tutte orientate a sviluppare il discorso e la linea di ricerca tratteggiata; la questione della storicità, la dimensione estetica del diritto e lo spazio ermeneutico ed ontologico della giuridicità, sono i tre grandi plessi che ne costituiscono l’orizzonte. Nella progressione argomentativa che dal linguaggio porta al soggetto per finire al senso ‘poetico’ che esprime l’inesauribile verità dell’uomo e del diritto, si delineano gli elementi considerati centrali per un’estetica del diritto, elementi centrali affinché il diritto non ‘dimentichi’ la qualificazione esistenziale e l’uomo non ‘smarrisca’ la specificità ontologica che lo rende ‘to deinotaton’, il più inquietante. In questa direzione l’intera analisi svolta nel saggio svela una essenziale convergenza tra struttura ontologica dell’uomo e struttura onto-fenomenologica del diritto che viene nominata ‘struttura sintetica dell’umanità’, graficamente rappresentata dalla figura della spirale nella quale la temporalità esistenziale dell’uomo corrisponde la storicità controfattuale del diritto. L’intero volume – come prudentemente si avverte in principio e come le conclusioni si incaricano di argomentare – non è che il primo tratto di una ricerca più ampia che in queste pagine trova la posizione delle questioni per il successivo prosieguo ed in Ricoeur un pensatore essenziale per poterle delineare, assumendo così il compito di ulteriormente indagare ciascuno dei temi e la questione del fondamento nel suo complesso; non risposte, dunque, ma semplici domande: quelle che riguardano l’inizio, la genesi del diritto nella quale si rintraccia l’essenza dell’uomo.
2008
9788834885369
identità giuridica; teoria della giustizia; filsofia del diritto; ermeneutica giuridica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/20590
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