Nell’epoca della “post-produzione dilagante” e negli anni che si potranno definire “della più veloce rivoluzione tecnologica della storia” rintracciabili in tutti i settori che hanno a che fare con le trasformazioni di prodotto e di processo, definire un nuovo paradigma dalle connotazioni fortemente radicali ed avanzate significa assumersi ancora di più la responsabilità che esso sostenga quel cambiamento di visione necessario e dirompente, soprattutto in tutti quegli spazi in cui le differenti dimensioni dell’abitare resistono ai mutamenti. Affidare al progetto tale compito, significa quindi porre a confronto ancora di più i vecchi riferimenti disciplinari con i nuovi dispositivi della conoscenza. In tale scenario performativo e creativo, occorre riscrivere anche le categorie sperimentali del progetto, per ridefinire il concetto di “contesto”, di “paesaggio e ambiente”, di “città ed architettura”, di “tecnologie e tecniche”. Il filtro dell’”ipersostenibilità”, connesso alle capacità strumentali disponibili delle “tecnologie abilitanti” di attivare processi “ a misura” di cambiamento, si rende ancora più necessario, nel superamento stesso dell’approccio sostenibile, verso una circolarità di tattiche e azioni che palesano strategie capaci ed innovative, quindi una nuova qualità del progetto. I contesti produttivi, che realizzano tale circolarità di efficacia del progetto/processo, così calibrato, rendono ogni trasformazione una vera e propria “filiera”, dove si giocano scambi, compensazioni, ricicli e riattivazioni. Le capacità regenerative di una innovazione radicale, connessa ai flussi di materia, di reti e servizi, di modelli dell’abitare, di mobilità e di paesaggi sensibili (più o meno fragili), riconsegnano l’operatività delle tecnologie ad un nuovo potere abilitante, nel declinarsi dall’idea di un progetto sostenibile regolatore delle trasformazioni, ad una sua iperproiezione che mentre si manifesta come riparativa, reinnesca la capacità di formulare traiettorie e visioni oltre la dimensione della trasformazione in atto o anticipata, in ambiente resiliente. Si definisce di seguito tale paradigma nelle sue differenti declinazioni, attraverso l’illustrazione di esperienze di ricerca applicata e di sperimentazione progettuale condotte dall’autrice in ambito didattico e di ricerca.
Il Paradigma dell’Ipersostenibilità. I processi circolari delle tecnologie abilitanti per il progetto avanzato in ambiente resiliente / Nava, Consuelo. - 1:1(2018). (Intervento presentato al convegno 2n International Forum IFAU 2018, Paesaggio, Città, Architettura tenutosi a Pescara nel 10-11 nov.2018).
Il Paradigma dell’Ipersostenibilità. I processi circolari delle tecnologie abilitanti per il progetto avanzato in ambiente resiliente
NAVA, Consuelo
2018-01-01
Abstract
Nell’epoca della “post-produzione dilagante” e negli anni che si potranno definire “della più veloce rivoluzione tecnologica della storia” rintracciabili in tutti i settori che hanno a che fare con le trasformazioni di prodotto e di processo, definire un nuovo paradigma dalle connotazioni fortemente radicali ed avanzate significa assumersi ancora di più la responsabilità che esso sostenga quel cambiamento di visione necessario e dirompente, soprattutto in tutti quegli spazi in cui le differenti dimensioni dell’abitare resistono ai mutamenti. Affidare al progetto tale compito, significa quindi porre a confronto ancora di più i vecchi riferimenti disciplinari con i nuovi dispositivi della conoscenza. In tale scenario performativo e creativo, occorre riscrivere anche le categorie sperimentali del progetto, per ridefinire il concetto di “contesto”, di “paesaggio e ambiente”, di “città ed architettura”, di “tecnologie e tecniche”. Il filtro dell’”ipersostenibilità”, connesso alle capacità strumentali disponibili delle “tecnologie abilitanti” di attivare processi “ a misura” di cambiamento, si rende ancora più necessario, nel superamento stesso dell’approccio sostenibile, verso una circolarità di tattiche e azioni che palesano strategie capaci ed innovative, quindi una nuova qualità del progetto. I contesti produttivi, che realizzano tale circolarità di efficacia del progetto/processo, così calibrato, rendono ogni trasformazione una vera e propria “filiera”, dove si giocano scambi, compensazioni, ricicli e riattivazioni. Le capacità regenerative di una innovazione radicale, connessa ai flussi di materia, di reti e servizi, di modelli dell’abitare, di mobilità e di paesaggi sensibili (più o meno fragili), riconsegnano l’operatività delle tecnologie ad un nuovo potere abilitante, nel declinarsi dall’idea di un progetto sostenibile regolatore delle trasformazioni, ad una sua iperproiezione che mentre si manifesta come riparativa, reinnesca la capacità di formulare traiettorie e visioni oltre la dimensione della trasformazione in atto o anticipata, in ambiente resiliente. Si definisce di seguito tale paradigma nelle sue differenti declinazioni, attraverso l’illustrazione di esperienze di ricerca applicata e di sperimentazione progettuale condotte dall’autrice in ambito didattico e di ricerca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.