Testo e Immagine: due modalità di osservazione che si snodano lungo i percorsi intrapresi da Giulio Conti e Rita Simone. Due diversi sguardi che si sono soffermati sull'architettura contemporanea, l'uno valutandone ombre, tessiture, trasparenze, profondità e quant'altro concorre all'arte fotografica, l'altro cercando di capire quanto un consistente numero delle opere oggetto d'attenzione, nell'accezione di "immagine" rispondente alle richieste della nuova comunicazione globalizzata, incarnasse un'idea collettivamente riconosciuta della contemporaneità. Nello svolgersi di un unico testo, dunque, composto da "parole" e "scatti", prende forma un insieme di elementi diffusi all'interno di un territorio senza limiti caratterizzanti: architettura come punti strategici di una città globale data dall'annullamento dei confini geografici e popolata da oggetti trasformati in icona di un mondo dove l'arte riacquista un carattere narcotico e all'esasperazione tecnologica si associa una diffusa idea di perfezione. Una nuova comunità, quindi, costruitasi a mano di una omologazione che annulla le specificità dei singoli autori focalizzando l'attenzione sul "primo piano" piuttosto che sull'interezza dell'architettura, e che la proietta all'interno di un sistema di divulgazione generalizzato guidando lo sguardo, e quindi l'obiettivo. Se da un lato, però, l'appartenere a tale circuito fa sì che queste opere entrino nel quotidiano come mai accaduto, dall'altro il loro divenire oggetti di consumo accelera un processo di invecchiamento non legato al deteriorarsi dei materiali nel tempo quanto, piuttosto, al consumarsi di un'immagine altamente pubblicizzata. Assunte nella loro contraddittoria condizione di rudere, queste affascinanti ma silenziose presenze inducono a interrogarsi su un rinnovato senso dell'architettura.

PrimiPiani. Frammenti di architetture contemporanee

SIMONE, Rita
2005-01-01

Abstract

Testo e Immagine: due modalità di osservazione che si snodano lungo i percorsi intrapresi da Giulio Conti e Rita Simone. Due diversi sguardi che si sono soffermati sull'architettura contemporanea, l'uno valutandone ombre, tessiture, trasparenze, profondità e quant'altro concorre all'arte fotografica, l'altro cercando di capire quanto un consistente numero delle opere oggetto d'attenzione, nell'accezione di "immagine" rispondente alle richieste della nuova comunicazione globalizzata, incarnasse un'idea collettivamente riconosciuta della contemporaneità. Nello svolgersi di un unico testo, dunque, composto da "parole" e "scatti", prende forma un insieme di elementi diffusi all'interno di un territorio senza limiti caratterizzanti: architettura come punti strategici di una città globale data dall'annullamento dei confini geografici e popolata da oggetti trasformati in icona di un mondo dove l'arte riacquista un carattere narcotico e all'esasperazione tecnologica si associa una diffusa idea di perfezione. Una nuova comunità, quindi, costruitasi a mano di una omologazione che annulla le specificità dei singoli autori focalizzando l'attenzione sul "primo piano" piuttosto che sull'interezza dell'architettura, e che la proietta all'interno di un sistema di divulgazione generalizzato guidando lo sguardo, e quindi l'obiettivo. Se da un lato, però, l'appartenere a tale circuito fa sì che queste opere entrino nel quotidiano come mai accaduto, dall'altro il loro divenire oggetti di consumo accelera un processo di invecchiamento non legato al deteriorarsi dei materiali nel tempo quanto, piuttosto, al consumarsi di un'immagine altamente pubblicizzata. Assunte nella loro contraddittoria condizione di rudere, queste affascinanti ma silenziose presenze inducono a interrogarsi su un rinnovato senso dell'architettura.
2005
88-492-0770-0
immagine fotografica; architettura contemporanea; globalizzazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/21716
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