Il mondo è cambiato e con esso l’architettura. La società del XXI secolo, che si identifica con una visione “sistemica” nella quale a un tempo sequenziale bisogna sostituire un tempo simultaneo, raffigura se stessa attraverso la metafora della rete neurale, rappresentata come sistema integrato nel quale i singoli grafi disegnano sentieri ugualmente percorribili, ugualmente significanti, ugualmente interessanti. Nuove aggettivazioni quali caos, disordine, confusione, contraddizione, pluralità, istantaneità e multimedialità, conducono al concetto di campo di forze dinamico, di indubbia derivazione topologica, che sostituisce un’idea di spazio vuoto di cartesiana memoria. Anche l’architettura, molto tempo dopo la filosofia, la matematica, la fisica e persino l’arte, abbandona le proprie “ataviche” certezze per condurre stimolanti sperimentazioni formali su strade tracciate da campi scientifici diversi dal proprio. La teoria delle catastrofi, la teoria dei sistemi caotici complessi, la metafisica del caos e la teoria delle comunicazioni – solo per citarne alcune – suggeriscono nuove categorie estetiche, condensabili per noi nel concetto di infospazio, nel quale un’architettura, ormai multisensiorale, si occupa di organizzare in progetti i flussi di informazioni, vera ricchezza del secolo appena nato. E questo è solo l’inizio. La bruciante accelerazione informatica che in pochi anni ha traghettato l’umanità dalla società industriale a quella dell’informazione, ha imposto nuovi codici e nuovi linguaggi, frutto di sperimentazioni avanzate mutuate da ricerche nel campo della biotecnologia, della bioingegneria e persino della morfogenesi. Il disegno d’architettura, tradizionalmente realizzato con le sapienti matite di artisti e architetti, è oggi arricchito dal complesso mondo dell’informatica grazie al quale è possibile rappresentare non soltanto la realtà nella sua forma statica ma anche nella sua forma dinamica, nel suo divenire, grazie al quale è possibile ed efficace restituire persino le complesse sperimentazioni spaziali di Marcos Novak o di Karl Chu. Un mezzo il cui valore aggiunto è determinato dalla possibilità di realizzare simulazioni grafiche attraverso la manipolazione di modelli numerici utili a convertire, in spazi complessi, le informazioni argebriche immagazzinate. Potremmo sostenere, in ultima analisi, che questa ricerca esprime alcune considerazioni, nell’era dell’infospazio, sul ruolo attivo svolto dai software grafici nell’evoluzione tanto del progetto quanto della sua rappresentazione.

Rappresentazione e cultura digitale. Da Cartesio alle “Non Uniform Rational Bèzier Splines”

URSO, Agostino
2004-01-01

Abstract

Il mondo è cambiato e con esso l’architettura. La società del XXI secolo, che si identifica con una visione “sistemica” nella quale a un tempo sequenziale bisogna sostituire un tempo simultaneo, raffigura se stessa attraverso la metafora della rete neurale, rappresentata come sistema integrato nel quale i singoli grafi disegnano sentieri ugualmente percorribili, ugualmente significanti, ugualmente interessanti. Nuove aggettivazioni quali caos, disordine, confusione, contraddizione, pluralità, istantaneità e multimedialità, conducono al concetto di campo di forze dinamico, di indubbia derivazione topologica, che sostituisce un’idea di spazio vuoto di cartesiana memoria. Anche l’architettura, molto tempo dopo la filosofia, la matematica, la fisica e persino l’arte, abbandona le proprie “ataviche” certezze per condurre stimolanti sperimentazioni formali su strade tracciate da campi scientifici diversi dal proprio. La teoria delle catastrofi, la teoria dei sistemi caotici complessi, la metafisica del caos e la teoria delle comunicazioni – solo per citarne alcune – suggeriscono nuove categorie estetiche, condensabili per noi nel concetto di infospazio, nel quale un’architettura, ormai multisensiorale, si occupa di organizzare in progetti i flussi di informazioni, vera ricchezza del secolo appena nato. E questo è solo l’inizio. La bruciante accelerazione informatica che in pochi anni ha traghettato l’umanità dalla società industriale a quella dell’informazione, ha imposto nuovi codici e nuovi linguaggi, frutto di sperimentazioni avanzate mutuate da ricerche nel campo della biotecnologia, della bioingegneria e persino della morfogenesi. Il disegno d’architettura, tradizionalmente realizzato con le sapienti matite di artisti e architetti, è oggi arricchito dal complesso mondo dell’informatica grazie al quale è possibile rappresentare non soltanto la realtà nella sua forma statica ma anche nella sua forma dinamica, nel suo divenire, grazie al quale è possibile ed efficace restituire persino le complesse sperimentazioni spaziali di Marcos Novak o di Karl Chu. Un mezzo il cui valore aggiunto è determinato dalla possibilità di realizzare simulazioni grafiche attraverso la manipolazione di modelli numerici utili a convertire, in spazi complessi, le informazioni argebriche immagazzinate. Potremmo sostenere, in ultima analisi, che questa ricerca esprime alcune considerazioni, nell’era dell’infospazio, sul ruolo attivo svolto dai software grafici nell’evoluzione tanto del progetto quanto della sua rappresentazione.
2004
88-7221-241-3
Infospazio; Cultura digitale; Topologia; Rappresentazione; NURBS
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/21829
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact