La monografia ha per oggetto l’istituto dell’abuso di dipendenza economica, previsto e disciplinato dall’articolo 9 l.n. 192/98.La principale tesi del lavoro, che viene argomentata nel capitolo iniziale, per poi essere verificata nelle sue implicazioni più immediatamente operative nei capitoli successivi, è che il divieto di a.d.e., in quanto clausola generale nella disciplina dei rapoorti di mercato tra imprese, va inteso – secondo un approccio normativo-sistematico – in maniera il più possibile coerente con i principi generali dell’ordinamento in materia di buon funzionamento dei mercati; e, quindi, come parte integrante della disciplina di tutela della concorrenza. Dove per “concorrenza” deve poi intendersi – in linea con le più modener concezioni in materia – una concorrenza dinamica ovvero il dinamismo concorrenziale.Fissata questa premessa, e in coerenza con essa, la parte del lavoro immediatamente successiva si propone di mettere a fuoco la nozione normativa di dipendenza economica, prima in generale, e quindi attraverso l’individuazione e la definizione in dettaglio di ipotesi applicative tipiche, di più o meno pronta utilizzazione. In tutto ciò, l’indagine ha un taglio spiccatamente comparatistico, e ha riguardo in particolare all’esperienza tedesca, alla quale il legislatore italiano, come del resto altri legislatori nazionali prima e dopo, si è dichiaramente ispirato.Un altro filone di ricerca – tendenzialmente trascurato nei tanti contributi che si dedicano all’a.d.e. – è quello del coordinamento, sul piano dei principi e delle fattispecie, con il diritto antitrust. I risultati, ai quali porta l’approfondimento di quest’ultimo filone d’indagine, non attengono soltanto all’esegesi delle disposizioni specifiche sull’a.d.e.; ma riguardano anche una serie di questioni contigue, in materia di intese e di a.p.d., quasi tutte in qualche misura già note, ma che la particolare prospettiva dalla quale si muove consente di riconsiderare in una luce in parte nuoca.Un capitolo è dedicato ai rimedi civili, per i quali la legge detta disposizioni ad hoc. L’approfondimento della materia consente di contribuire, seppure nei limiti segnati da quello che è l’oggetto generale della ricerca, al dibattito, talvolta ampiamente in divenire, su quesioni di più largo respiro: dal regime generale delle invalidità cd. di protezione ai limiti di ammissibilità di certe tutele in forma specifica, dai criteri di distinzione tra responsabilità contrattuale e aquiliana ai presupposti della responsabilità per illecito concorrenziale.L’ultimo capitolo, infine, tratta nelle sue linee essenziali un tema di recente emersione, ossia quello dei rapporti tra il divieto di a.d.e. e la nuova disciplina, apparentemente contigua, della responsabilità per attività di direzione e di coordinamento di società.

L'abuso di dipendenza economica / Fabbio, Ph.; Fabbio, Philipp. - (2006), pp. XX-570.

L'abuso di dipendenza economica

FABBIO, Philipp
2006-01-01

Abstract

La monografia ha per oggetto l’istituto dell’abuso di dipendenza economica, previsto e disciplinato dall’articolo 9 l.n. 192/98.La principale tesi del lavoro, che viene argomentata nel capitolo iniziale, per poi essere verificata nelle sue implicazioni più immediatamente operative nei capitoli successivi, è che il divieto di a.d.e., in quanto clausola generale nella disciplina dei rapoorti di mercato tra imprese, va inteso – secondo un approccio normativo-sistematico – in maniera il più possibile coerente con i principi generali dell’ordinamento in materia di buon funzionamento dei mercati; e, quindi, come parte integrante della disciplina di tutela della concorrenza. Dove per “concorrenza” deve poi intendersi – in linea con le più modener concezioni in materia – una concorrenza dinamica ovvero il dinamismo concorrenziale.Fissata questa premessa, e in coerenza con essa, la parte del lavoro immediatamente successiva si propone di mettere a fuoco la nozione normativa di dipendenza economica, prima in generale, e quindi attraverso l’individuazione e la definizione in dettaglio di ipotesi applicative tipiche, di più o meno pronta utilizzazione. In tutto ciò, l’indagine ha un taglio spiccatamente comparatistico, e ha riguardo in particolare all’esperienza tedesca, alla quale il legislatore italiano, come del resto altri legislatori nazionali prima e dopo, si è dichiaramente ispirato.Un altro filone di ricerca – tendenzialmente trascurato nei tanti contributi che si dedicano all’a.d.e. – è quello del coordinamento, sul piano dei principi e delle fattispecie, con il diritto antitrust. I risultati, ai quali porta l’approfondimento di quest’ultimo filone d’indagine, non attengono soltanto all’esegesi delle disposizioni specifiche sull’a.d.e.; ma riguardano anche una serie di questioni contigue, in materia di intese e di a.p.d., quasi tutte in qualche misura già note, ma che la particolare prospettiva dalla quale si muove consente di riconsiderare in una luce in parte nuoca.Un capitolo è dedicato ai rimedi civili, per i quali la legge detta disposizioni ad hoc. L’approfondimento della materia consente di contribuire, seppure nei limiti segnati da quello che è l’oggetto generale della ricerca, al dibattito, talvolta ampiamente in divenire, su quesioni di più largo respiro: dal regime generale delle invalidità cd. di protezione ai limiti di ammissibilità di certe tutele in forma specifica, dai criteri di distinzione tra responsabilità contrattuale e aquiliana ai presupposti della responsabilità per illecito concorrenziale.L’ultimo capitolo, infine, tratta nelle sue linee essenziali un tema di recente emersione, ossia quello dei rapporti tra il divieto di a.d.e. e la nuova disciplina, apparentemente contigua, della responsabilità per attività di direzione e di coordinamento di società.
2006
88-14-13363-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/21858
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