Premessa o indice? “lo sporco non si elimina, si sposta soltanto” Louise Rafkin Cos'è il design qualunque? è tutta la produzione che ci circonda e che usiamo continuatamente: ed è, spesso, il solo tipo di qualità del nostro vivere. Ho analizzato, anche se a mo' di racconto autobiografico, e come potrebbe essere diversamente, visto che sono proprio io a scriverne? il nostro stare in città, in aereoporto, in un ufficio postale, in metropolitana, sull'autobus, o in riva al mare, nella caffetteria di un museo, nella dimensione del sedersi, del mangiare e dello stereotipo del mangiare dal cesto da pic nic al cinema, o del vivere vicino ad una raffineria. Tutte dimensioni fotografabili, appuntabili, disegnabili e che sono il punto delle mie riflessioni e che mi conducono ad insegnare design del riciclo, ad occuparmi di ambiente e del nostro comune pianeta. La dimensione del racconto, o meglio del racconto dell'oggetto, o fiaba stessa è sempre presente, poiché quando parlo ai miei allievi e li invito a riflettere sull'oggetto, il giuoco, l'enfasi, l'immagine nella memoria, la storia stessa di come è nato o potrebbe nascere e divenire è imprescindibile. I caratteri cinesi compaiono dalla copertina, poiché nello studio della lingua più antica io mi sono ritrovata. Ho riportato antichi pictogrammi che rappresentano, mostrano, di nuovo, l'immagine del nostro stare, che risalgono a migliaia di anni fa, incisi su gusci di tartaruga o più recenti, solo tremila anni fa, iscritti su bronzi, e che fanno parte, al contrario del nostro esporre lineare e in successione, di linguaggio per simboli: ovvero la figura è nella parola. Infatti il feng shùi è l'antica arte geomantica del poter vivere bene e nel sito opportuno e dove l'acqua, che non sia mai stagnante, ne è una condizione. Inizio dalla copertina l'associazione con il pensiero cinese, espresso complessivamente e allusivamente dall'immagine nel carattere, che, qui, è più rappresentativo del senso di questo mio libro: __________________________________________________ si, io rifletto sul design qualunque. La pronuncia è infatti sì: l'immagine di un campo coltivato, una risaia, tiàn, con sotto un cuore, xìn, quindi parte materiale e parte emozionale, cibo per il corpo e per l'anima traducibile appunto in ricordare, riflettere. Sì seguire sé stessi è il secondo Lì, la seconda norma confuciana tradizionale di comportamento; il non seguire le proprie inclinazioni e attitudini e non potenziarle, è considerato peccato mortale: dio ti da i doni e tu devi accettarli e svilupparli. La terza norma è trasmetterli. Rifletto, guardo il mio campo con il mio cuore. Mi soffermo su quello che più colpisce il mio sguardo. E chiudo con un ultimo carattere cinese, hui, tornare, il ritorno - in cinese per dire vado a casa, si dice hui jià, ovvero, torno a casa, torno alla mia famiglia - legato all'immagine di un aereoporto, certo, ma di un ritorno a sé stessi con l'aiuto dell'immagine-parola rappresentata da un doppio recinto: un doppio cerchio, un giro, un anello, si potrebbe dire un campo con un pozzo e una bocca, una parola. Un augurio, insomma. Che ognuno possa tornare alla sua casa con qualcosa in più, magari un nuovo sì, una nuova riflessione. Ho elaborato immagini di design anni sessanta, quello Doc, ma inizio con un vero autodesign che ho fotografato nel 1989 ai caraibi e chiudo con un'immagine del medesimo uso, che ne è la traduzione nostrana, metropolitana, finlandese, a due passi da Alvar Aalto, e che ho scattato dieci anni dopo, nel 1999: starsene seduti a bere un bicchiere al calar del sole con uno specchio d'acqua davanti. Anch'io, dopo aver fotografato il mare dei caraibi e l'acqua di Helsinki, torno a guardare lo scorrere del mio Stretto, dove settimana dopo settimana sono andata, da Roma, per venticinque anni. martedì 15 luglio 2003, h 14,20 __________________________________________________ e mi rendo conto di aver composto questo libro, proprio e come fosse un'opera cinese, dove siano presenti, come sempre, le tre forme d'arte, ossia rappresentative dell'armonia del creato, la pittura, la poesia e la calligrafia: l'immagine pittorica, trattata con poche pennellate e il testo poetico, nel gesto della scrittura e del verso.

Il design qualunque/ si" ediz, union printing, Roma, luglio 2003

POLIDORI, Cecilia
2003-01-01

Abstract

Premessa o indice? “lo sporco non si elimina, si sposta soltanto” Louise Rafkin Cos'è il design qualunque? è tutta la produzione che ci circonda e che usiamo continuatamente: ed è, spesso, il solo tipo di qualità del nostro vivere. Ho analizzato, anche se a mo' di racconto autobiografico, e come potrebbe essere diversamente, visto che sono proprio io a scriverne? il nostro stare in città, in aereoporto, in un ufficio postale, in metropolitana, sull'autobus, o in riva al mare, nella caffetteria di un museo, nella dimensione del sedersi, del mangiare e dello stereotipo del mangiare dal cesto da pic nic al cinema, o del vivere vicino ad una raffineria. Tutte dimensioni fotografabili, appuntabili, disegnabili e che sono il punto delle mie riflessioni e che mi conducono ad insegnare design del riciclo, ad occuparmi di ambiente e del nostro comune pianeta. La dimensione del racconto, o meglio del racconto dell'oggetto, o fiaba stessa è sempre presente, poiché quando parlo ai miei allievi e li invito a riflettere sull'oggetto, il giuoco, l'enfasi, l'immagine nella memoria, la storia stessa di come è nato o potrebbe nascere e divenire è imprescindibile. I caratteri cinesi compaiono dalla copertina, poiché nello studio della lingua più antica io mi sono ritrovata. Ho riportato antichi pictogrammi che rappresentano, mostrano, di nuovo, l'immagine del nostro stare, che risalgono a migliaia di anni fa, incisi su gusci di tartaruga o più recenti, solo tremila anni fa, iscritti su bronzi, e che fanno parte, al contrario del nostro esporre lineare e in successione, di linguaggio per simboli: ovvero la figura è nella parola. Infatti il feng shùi è l'antica arte geomantica del poter vivere bene e nel sito opportuno e dove l'acqua, che non sia mai stagnante, ne è una condizione. Inizio dalla copertina l'associazione con il pensiero cinese, espresso complessivamente e allusivamente dall'immagine nel carattere, che, qui, è più rappresentativo del senso di questo mio libro: __________________________________________________ si, io rifletto sul design qualunque. La pronuncia è infatti sì: l'immagine di un campo coltivato, una risaia, tiàn, con sotto un cuore, xìn, quindi parte materiale e parte emozionale, cibo per il corpo e per l'anima traducibile appunto in ricordare, riflettere. Sì seguire sé stessi è il secondo Lì, la seconda norma confuciana tradizionale di comportamento; il non seguire le proprie inclinazioni e attitudini e non potenziarle, è considerato peccato mortale: dio ti da i doni e tu devi accettarli e svilupparli. La terza norma è trasmetterli. Rifletto, guardo il mio campo con il mio cuore. Mi soffermo su quello che più colpisce il mio sguardo. E chiudo con un ultimo carattere cinese, hui, tornare, il ritorno - in cinese per dire vado a casa, si dice hui jià, ovvero, torno a casa, torno alla mia famiglia - legato all'immagine di un aereoporto, certo, ma di un ritorno a sé stessi con l'aiuto dell'immagine-parola rappresentata da un doppio recinto: un doppio cerchio, un giro, un anello, si potrebbe dire un campo con un pozzo e una bocca, una parola. Un augurio, insomma. Che ognuno possa tornare alla sua casa con qualcosa in più, magari un nuovo sì, una nuova riflessione. Ho elaborato immagini di design anni sessanta, quello Doc, ma inizio con un vero autodesign che ho fotografato nel 1989 ai caraibi e chiudo con un'immagine del medesimo uso, che ne è la traduzione nostrana, metropolitana, finlandese, a due passi da Alvar Aalto, e che ho scattato dieci anni dopo, nel 1999: starsene seduti a bere un bicchiere al calar del sole con uno specchio d'acqua davanti. Anch'io, dopo aver fotografato il mare dei caraibi e l'acqua di Helsinki, torno a guardare lo scorrere del mio Stretto, dove settimana dopo settimana sono andata, da Roma, per venticinque anni. martedì 15 luglio 2003, h 14,20 __________________________________________________ e mi rendo conto di aver composto questo libro, proprio e come fosse un'opera cinese, dove siano presenti, come sempre, le tre forme d'arte, ossia rappresentative dell'armonia del creato, la pittura, la poesia e la calligrafia: l'immagine pittorica, trattata con poche pennellate e il testo poetico, nel gesto della scrittura e del verso.
2003
88-88509-00-3
DESIGN ; PROTOTIPO; sperimentazione ; DESIGN QUALUNQUE; ORDINARY DESIGN FURNITURE; ORDINARY DESIGN
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/21881
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