The fortification of Crotone, in Calabria, was a keystone of the coastal defensive system built by the Spanish during the Viceregno. The fortification’s architectural arrangement was defined in 16th century. The design and construction of the complex, which included renovation of the castle and construction of the city walls, were commissioned to Gian Giacomo of Acaya and Ambrogio Attendolo, well-known military technicians. Therefore, following the utmost innovative theories on military architecture, the fortress was updated with the system of a bastioned front. The renovations were protracted for some decades, as the archive collection of Spanish and Neapolitan administrations reveals. From that moment, the castle and the bastioned city walls became symbols of Crotone, as several views and cartographies show.The gradual decline of defensive functions and the abolition of military servitudes encouraged the consequent process of dismantling of part of the city walls and of the castle, altering the identity, which was consolidated over time. From the nineteenth-century, the new city has progressively encircled the historical city centre, ‘corroding’ part of the sixteenth-century city walls.The process of dismantling part of the defensive system, according to the common idea of urban walls as a limit to the expansion of the city, justified the partial demolition of the ancient structures.However, in the case of Crotone, some important traces of the fortification, even if severely transformed, are still evident and some areas have been reused for public functions.

La fortificazione di Crotone in Calabria, la cui conformazione architettonica è definita nel XVI secolo, ha rappresentato uno dei nodi principali della rete difensiva messa in opera dagli spagnoli durante il Viceregno, unico approdo fortificato nel tratto di mare compreso tra Taranto e Reggio Calabria. La progettazione e la direzione del vasto cantiere, comprendente l'aggiornamento del castello e la realizzazione della cinta muraria della città, fu affidata a tecnici militari di primo piano come Gian Giacomo di Acaya e Ambrogio Attendolo, impegnati nella realizzazione di altre fabbriche del dominio spagnolo, non solo nel meridione d'Italia. Il complesso difensivo della città calabrese venne adeguatamente aggiornato alle più recenti sperimentazioni messe in campo dagli ingegneri militari, con l’estesa applicazione del fronte bastionato. Gli interventi, che si protrassero per diversi decenni e che sono ripercorribili attraverso i documenti dell'amministrazione napoletana e spagnola, non interessarono solo il castello, ibrida stratificazione di successive testimonianze medievali, aragonesi e cinquecentesche, ma anche la cinta muraria bastionata che racchiuse Crotone. Castello e cinta divennero l'elemento identificativo territoriale e paesaggistico della città, rappresentata, per la sua caratterizzazione militare in numerose vedute e cartografie tra XVI e XIX secolo. Le difficoltà finanziarie spagnole e il progressivo spostamento degli interessi strategici verso orizzonti che valicavano i confini del Mediterraneo, prolungarono ogni oltre aspettativa la conclusione dei lavori, rinunciando, in alcuni settori limitati, all’esecuzione dell'ammodernamento progettato. Il progressivo venire meno della funzione difensiva e l'abolizione delle servitù militari contribuirono a promuovere le dismissioni di parte della cinta urbica e del castello, intaccando un'identità consolidatasi nel tempo. A partire dal XIX secolo, infatti, la città contemporanea ha accerchiato il nucleo storico erodendo parte delle mura cinquecentesche. La volontà di dismettere gran parte delle strutture difensive, aderendo alla diffusa convinzione che alla fine del XIX secolo vedeva nelle cinte urbane il limite alle possibilità espansive delle città, motivò il loro parziale abbattimento, ricorrendo a opinabili esigenze di pubblica utilità, salubrità e igiene. Sopravvivono ancora tracce consistenti di quelle strutture scampate alla furia demolitrice post-unitaria, per quanto alterate e in alcuni casi stravolte dopo essere state in parte cedute a privati; alcune sono state destinate da diverso tempo a usi pubblici. Nel castello alcuni dei pochi ambienti utilizzabili, limitati dalla singolare struttura della fortezza crotonese, hanno avuto una finalizzazione culturale; altre aree, invece, sono state recentemente oggetto di progetti di riqualificazione e riuso che non hanno riscosso unanimi consensi.

La fortificazione di Crotone. Storia e trasformazione del complesso militare attraverso le fonti d’archivio e cartograiche (XVI-XX sec.) | The fortification of Crotone. History and transformations of a military complex through the study of archival and cartographic sources (16th-20th centuries)

MUSSARI, Bruno
2017-01-01

Abstract

The fortification of Crotone, in Calabria, was a keystone of the coastal defensive system built by the Spanish during the Viceregno. The fortification’s architectural arrangement was defined in 16th century. The design and construction of the complex, which included renovation of the castle and construction of the city walls, were commissioned to Gian Giacomo of Acaya and Ambrogio Attendolo, well-known military technicians. Therefore, following the utmost innovative theories on military architecture, the fortress was updated with the system of a bastioned front. The renovations were protracted for some decades, as the archive collection of Spanish and Neapolitan administrations reveals. From that moment, the castle and the bastioned city walls became symbols of Crotone, as several views and cartographies show.The gradual decline of defensive functions and the abolition of military servitudes encouraged the consequent process of dismantling of part of the city walls and of the castle, altering the identity, which was consolidated over time. From the nineteenth-century, the new city has progressively encircled the historical city centre, ‘corroding’ part of the sixteenth-century city walls.The process of dismantling part of the defensive system, according to the common idea of urban walls as a limit to the expansion of the city, justified the partial demolition of the ancient structures.However, in the case of Crotone, some important traces of the fortification, even if severely transformed, are still evident and some areas have been reused for public functions.
2017
9788857236742
La fortificazione di Crotone in Calabria, la cui conformazione architettonica è definita nel XVI secolo, ha rappresentato uno dei nodi principali della rete difensiva messa in opera dagli spagnoli durante il Viceregno, unico approdo fortificato nel tratto di mare compreso tra Taranto e Reggio Calabria. La progettazione e la direzione del vasto cantiere, comprendente l'aggiornamento del castello e la realizzazione della cinta muraria della città, fu affidata a tecnici militari di primo piano come Gian Giacomo di Acaya e Ambrogio Attendolo, impegnati nella realizzazione di altre fabbriche del dominio spagnolo, non solo nel meridione d'Italia. Il complesso difensivo della città calabrese venne adeguatamente aggiornato alle più recenti sperimentazioni messe in campo dagli ingegneri militari, con l’estesa applicazione del fronte bastionato. Gli interventi, che si protrassero per diversi decenni e che sono ripercorribili attraverso i documenti dell'amministrazione napoletana e spagnola, non interessarono solo il castello, ibrida stratificazione di successive testimonianze medievali, aragonesi e cinquecentesche, ma anche la cinta muraria bastionata che racchiuse Crotone. Castello e cinta divennero l'elemento identificativo territoriale e paesaggistico della città, rappresentata, per la sua caratterizzazione militare in numerose vedute e cartografie tra XVI e XIX secolo. Le difficoltà finanziarie spagnole e il progressivo spostamento degli interessi strategici verso orizzonti che valicavano i confini del Mediterraneo, prolungarono ogni oltre aspettativa la conclusione dei lavori, rinunciando, in alcuni settori limitati, all’esecuzione dell'ammodernamento progettato. Il progressivo venire meno della funzione difensiva e l'abolizione delle servitù militari contribuirono a promuovere le dismissioni di parte della cinta urbica e del castello, intaccando un'identità consolidatasi nel tempo. A partire dal XIX secolo, infatti, la città contemporanea ha accerchiato il nucleo storico erodendo parte delle mura cinquecentesche. La volontà di dismettere gran parte delle strutture difensive, aderendo alla diffusa convinzione che alla fine del XIX secolo vedeva nelle cinte urbane il limite alle possibilità espansive delle città, motivò il loro parziale abbattimento, ricorrendo a opinabili esigenze di pubblica utilità, salubrità e igiene. Sopravvivono ancora tracce consistenti di quelle strutture scampate alla furia demolitrice post-unitaria, per quanto alterate e in alcuni casi stravolte dopo essere state in parte cedute a privati; alcune sono state destinate da diverso tempo a usi pubblici. Nel castello alcuni dei pochi ambienti utilizzabili, limitati dalla singolare struttura della fortezza crotonese, hanno avuto una finalizzazione culturale; altre aree, invece, sono state recentemente oggetto di progetti di riqualificazione e riuso che non hanno riscosso unanimi consensi.
Crotone, fortification, military architecture, ramparts, dismantlement, refurbishing
Crotone, fortificazione, architettura militare, bastioni, dismissione, rifunzionalizzazione;
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/22354
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