Il presente lavoro ha indagato la complessa tematica dei rapportitra genitori e figli, con particolare riferimento al perpetuarsi dimodelli educativi devianti nelle famiglie di ‘ndrangheta, modelliche i dati esaminati confermano replicarsi senza sosta da una generazioneall’altra.La ricerca ha posto l’accento sull’incapacità intrinseca di talunimodelli familiari, tra cui quelli diffusi negli ambienti di mafia, difavorire il naturale processo di soggettivazione e distacco dei giovanidalle figure genitoriali.All’interno delle realtà osservate, il processodi crescita si presenta come un percorso di vita precostituito giàdato e dal quale il bambino non può discostarsi, perché la culturafamilistica che domina in ambienti mafiosi non conosce la libertàdel singolo, ma solo la forza prepotente del clan, inteso come ununicum indistinto nel quale le individualità si fondono per perdersidefinitivamente ed inesorabilmente.Sulla questione del vuoto di generatività presente in ambienticontigui alla criminalità organizzata si è posta l’attenzione ancheper sollecitare tutto il mondo istituzionale, a cominciare dalla scuola,ad esercitare quella funzione sussidiaria della legge invocata dallaCarta fondamentale come strumento di tutela in tutte le ipotesi in cui igenitori si manifestino incapaci di assolvere ai loro compiti.
La pedagogia del recupero. Complessità familiari tra marginalità, devianza e crimine organizzato / Marzullo, R. - 234:(2018), pp. 1-224.
La pedagogia del recupero. Complessità familiari tra marginalità, devianza e crimine organizzato
Marzullo R
2018-01-01
Abstract
Il presente lavoro ha indagato la complessa tematica dei rapportitra genitori e figli, con particolare riferimento al perpetuarsi dimodelli educativi devianti nelle famiglie di ‘ndrangheta, modelliche i dati esaminati confermano replicarsi senza sosta da una generazioneall’altra.La ricerca ha posto l’accento sull’incapacità intrinseca di talunimodelli familiari, tra cui quelli diffusi negli ambienti di mafia, difavorire il naturale processo di soggettivazione e distacco dei giovanidalle figure genitoriali.All’interno delle realtà osservate, il processodi crescita si presenta come un percorso di vita precostituito giàdato e dal quale il bambino non può discostarsi, perché la culturafamilistica che domina in ambienti mafiosi non conosce la libertàdel singolo, ma solo la forza prepotente del clan, inteso come ununicum indistinto nel quale le individualità si fondono per perdersidefinitivamente ed inesorabilmente.Sulla questione del vuoto di generatività presente in ambienticontigui alla criminalità organizzata si è posta l’attenzione ancheper sollecitare tutto il mondo istituzionale, a cominciare dalla scuola,ad esercitare quella funzione sussidiaria della legge invocata dallaCarta fondamentale come strumento di tutela in tutte le ipotesi in cui igenitori si manifestino incapaci di assolvere ai loro compiti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.