La pianificazione urbanistica moderna, dalla Carta di Atene in poi, ha come funzione principale quella di migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Ma questa rientra nelle scelte più ampie della politica che quindi indirizzano le trasformazioni sia del territorio che delle città. Dopo ca. 35 anni di politiche basate sulla cosiddetta liberalizzazione economica, iniziati con la Thatcher in Gb, i risultati sono stati quelli di avere una crescente disparità economica e spaziale. La città dovrebbe essere esito, spazio, di civitas condivisa dai cum-cives. Governata dalla politica, cioè dall’arte di gestire la polis – che pure mantenendo un fascino ideale, mitico – è però costruita dai cittadini (Cacciari, 1991) con le loro molteplici istanze, passate dall’essere “domanda” indifferenziata a molteplice richiesta individuale, con la cultura di cui sono dotati e nel mondo sociale in cui vivono. Con un atteggiamento fenomenologico, si deve prendere atto che aree periferiche e centri storici sono divenuti, per lo più, luoghi di scadente qualità di vita. La democrazia è espressione dei desideri e delle necessità degli abitanti e l’urbanistica moderna ha il compito di rappresentare tali situazioni e conflitti. Il paper spiega tale situazione e propone ipotesi di politiche/strumenti di azione. Considerando che se gli urbanisti ed i pianificatori non prenderanno posizione e continueranno ad accettare che sia il mercato a guidare le trasformazioni spaziali, il loro ruolo diverrà inutile e le giuste rivolte saranno lasciate in mano ai vari populismi.

Qualità e politiche urbane

Stefano
2017-01-01

Abstract

La pianificazione urbanistica moderna, dalla Carta di Atene in poi, ha come funzione principale quella di migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Ma questa rientra nelle scelte più ampie della politica che quindi indirizzano le trasformazioni sia del territorio che delle città. Dopo ca. 35 anni di politiche basate sulla cosiddetta liberalizzazione economica, iniziati con la Thatcher in Gb, i risultati sono stati quelli di avere una crescente disparità economica e spaziale. La città dovrebbe essere esito, spazio, di civitas condivisa dai cum-cives. Governata dalla politica, cioè dall’arte di gestire la polis – che pure mantenendo un fascino ideale, mitico – è però costruita dai cittadini (Cacciari, 1991) con le loro molteplici istanze, passate dall’essere “domanda” indifferenziata a molteplice richiesta individuale, con la cultura di cui sono dotati e nel mondo sociale in cui vivono. Con un atteggiamento fenomenologico, si deve prendere atto che aree periferiche e centri storici sono divenuti, per lo più, luoghi di scadente qualità di vita. La democrazia è espressione dei desideri e delle necessità degli abitanti e l’urbanistica moderna ha il compito di rappresentare tali situazioni e conflitti. Il paper spiega tale situazione e propone ipotesi di politiche/strumenti di azione. Considerando che se gli urbanisti ed i pianificatori non prenderanno posizione e continueranno ad accettare che sia il mercato a guidare le trasformazioni spaziali, il loro ruolo diverrà inutile e le giuste rivolte saranno lasciate in mano ai vari populismi.
2017
9788899237127
citizenship, collaborative urban design, identity
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