Contributo per un’analisi giuseconomica e comportamentale tra principi e regole nel diritto amministrativo in transizione. Profili scelti tra procedimenti e processi

The application of the economic analysis principles to administrative law constitutes an hermeneutic operation critically evaluated by most of public-law doctrine. Despite this fundamental scepticism, the use of instrumental tools of economic analysis by administrative (even) judge is becoming increasingly common, referred to both the proceeding and the process. The social cost of the process, as a poor resource, makes the object of the present essay unquestionably timeless. The argument of the abuse of the process has been used by the case law and the legislator in public policies aimed at controlling and reducing the costs of the process. The methodological approach followed is historical-reconstructive, comparative, particularly heedful to current rules both from de jure condito perspective and under a jure condendo point of view, as well as in the evolution of doctrine and jurisprudence, especially with reference to recurrent use of the techniques of economic analysis of law. Hermeneutic activity is carried out considerating thesis of c.d. tempered juspositivism (id est: guaranteed constitutionalism), a method careful not to betray the letter of the Constitution but ready to use, in observance of constitutional values, all the spaces left free to the interpreter, in full awareness of the changes in the historical, political, economic and social factors that seem to require special attention to the values of dynamism and efficiency in an economic key, even if prudential criteria. This research thesis is the first step in attempting to offer a systematic doctrine contribution to the applicability of principles, rules and theories of economic analysis to the administrative process, analyzing in particular the profiles of interconnection between the principles of economic analysis of law and some current issues, selected profiles including the topic of abuse of the administrative process, as well as the regulation of the dimensional and editorial limits of processual acts as an expression of the principle of conciseness, even speculating, also by principle of balancing of conflicting interests, a compatibility in an economic key and, in a perspective of de jure condendo, a composition of the conflict between the immanent principles of the public law system, always in accordance with the principle of reasonableness. The concluding perspective is of a realistic nature, by necessity to consider the real need for “the management of justice" service as a law resource and also, in particular, to believe in necessary complementary jurisprudence intervention in the absence of legislative helpful action. More specifically, it is believed that jurisdiction can respond, in the current socio-political-economic phase, to the emergence of new needs and related requests for protection, it can compensate for shortcomings of the legislator, especially when the latter fails to find, in political sphere, the point of reconciliation in sensitive matters. In exercising this role, the jurisprudence clearly overlaps with the legislator; the important aspect is that this purely takes place on a temporary basis. In fact, in the medium-long term a return to the "physiology" in where the creation (id est: elaboration, training) of the law is up to the legislator would be opportunely desirable.

L’applicazione dei principi di analisi economica al diritto amministrativo tout court costituisce operazione ermeneutica valutata criticamente da buona parte della dottrina giuspubblicistica. Nonostante tale scetticismo di fondo, sempre più frequenti appaiono gli usi in chiave strumentale delle argomentazioni di analisi economica da parte della giurisprudenza (anche) amministrativista, sia con riferimento al procedimento che al processo. Il costo sociale del processo, quale risorsa scarsa, ammanta la tematica, oggetto della presente tesi di ricerca, di indubbia attualità. L’argomentazione dell’abuso del processo è stata utilizzata dalla giurisprudenza e dal legislatore nell’ambito di politiche pubbliche finalizzate al controllo ed alla riduzione dei costi del processo. L’approccio metodologico seguito è di tipo storico-ricostruttivo, comparatistico, particolarmente attento al dato normativo sia in una prospettiva de iure condito che in quella de iure condendo, nonché all’evoluzione della dottrina e della giurisprudenza, specie con riferimento all’uso ricorrente delle tecniche di analisi economica del diritto. L’attività ermeneutica è svolta alla luce della tesi del c.d. giuspositivismo temperato (id est: costituzionalismo garantista), metodo attento a non tradire la lettera della Costituzione ma pronto ad utilizzarne, nel rispetto dei valori costituzionali, tutti gli spazi lasciati liberi all’interprete, nella piena consapevolezza dei mutamenti del contesto storico-politico-economico e sociale che sembrano necessitare una particolare attenzione ai valori del dinamismo e dell’efficienza in chiave giuseconomica, sia pure secondo criteri prudenziali. La presente tesi di ricerca rappresenta il primo step per tentare di offrire un contributo di dottrina a carattere sistematico rispetto all’applicabilità di principi, regole e teoremi di analisi economica al processo amministrativo, analizzando nello specifico i profili di interconnessione tra i principi di analisi economica del diritto ed alcune tematiche attuali, profili scelti tra cui l’argomento dell’abuso del processo amministrativo, nonché la disciplina dei limiti dimensionali e redazionali degli atti processuali quale espressione del principio di sinteticità, altresì ipotizzando, anche alla luce del principio del contemperamento - id est: bilanciamento; melius: equilibrata ponderazione - dei contrapposti interessi, una compatibilità in chiave giuseconomica nonché, in una prospettiva de iure condendo, una composizione del conflitto tra principi immanenti dell’ordinamento giuspubblicistico, sempre in ossequio al canone di ragionevolezza. La prospettiva conclusiva è di tipo realistico, nella consapevolezza dell’impossibilità di prescindere dal dato reale di necessità di gestione del “servizio giustizia” quale risorsa scarsa e, altresì, ritenendosi, in concreto, l’intervento giurisprudenziale suppletivo necessario in carenza di azione legislativa utile. Più specificamente, si ritiene che la giurisdizione possa rispondere, nella fase socio-politico-economica attuale, all’emersione di nuovi bisogni e connesse istanze di protezione, possa supplire a carenze del legislatore, specie allorquando quest’ultimo non riesca a trovare, in ambito politico, il punto di contemperamento in materie sensibili. Nell’esercitare tale ruolo, la giurisprudenza si sovrappone chiaramente al legislatore; l’importante è che ciò avvenga meramente pro tempore. Difatti, nel medio-lungo periodo sarebbe opportunamente auspicabile un ritorno alla “fisiologia” in cui la creazione (id est: elaborazione, formazione) del diritto spetta al legislatore.