L’analisi condotta in seno al presente lavoro verrà costruita su tre capitoli denominati, rispettivamente: “Diritto ed economia: un Giano bifronte a presidio del sapere scientifico” (capitolo I), “Le misure amministrative antimafia, analisi globale dell’istituto” (capitolo II); “Sindacato del giudice amministrativo in materia di interdittive antimafia, aspetti operativi e criticità. La discrezionalità amministrativa come strumento di “regolazione del mercato” (capitolo III). La trattazione parte da una premessa fondamentale, ossia dalle certe e non più obliterabili interconnessioni esistenti tra il mondo dell’economia e il diritto (specie il diritto amministrativo) ed è volta alla dimostrazione della pervasiva influenza esercitata, in particolare, dai pronunciamenti giudiziali (dei TT.aa.rr. e del Consiglio di Stato), sull’andamento del sistema economico - in prospettiva macro e microeconomica -. La conoscenza delle dinamiche che interconnettono diritto ed economia è un punto di partenza che deve essere tenuto in debito conto dal giurista che si fa interprete e attuatore concreto delle norme ormai sempre pensate, dal legislatore, in una prospettiva che mira – primariamente - a salvaguardare le finanze dello Stato. Esiste infatti, mutuando – sia pur in maniera parzialmente impropria - una terminologia del diritto comunitario, una fase “discendente” che si identifica con la predisposizione dell’apparato normativo- sanzionatorio da parte del legislatore ed una fase “ascendente” in cui la norma, dagli interpreti, viene restituita allo stesso legislatore, spesso pregna di nuovi ed ulteriori significati, in una prospettiva di maggiore adattamento al reale contesto di applicazione. Il tema primario della ricerca è costituito dalle informazioni antimafia a carattere interdittivo, argomento anfibio tra il diritto amministrativo ed il diritto penale. La trattazione mira a fornire gli essenziali tratti teorici ed operativi dell’istituto, attraverso un’analisi che si svolge non in prospettiva deduttiva (dal generale argomento della discrezionalità amministrativa dell’autorità prefettizia titolare del procedimento, alla concreta irrogazione della misura) ma, a partire da una “navigazione a vista” nel vasto panorama del diritto vivente giurisprudenziale, si è provato a far discendere i principi fondamentali dell’istituto (in parte, ad oggi, ancora oscuri). L’obiettivo è evidenziare, con metodo induttivo, il ruolo del giudice amministrativo quale soggetto decisore di vicende che involgono problematiche di squisito diritto e tematiche di economia in senso stretto. In questa ottica, il giudice amministrativo, è decisore più o meno consapevole di delicatissime vicende. La giustizia amministrativa, infatti, sta assumendo sempre più il volto di una giurisdizione che opera nei gangli vitali del tessuto economico e, nella materia delle interdittive antimafia, la considerazione trova certa – e preoccupante, per certi versi -, applicazione. L’analisi del caso concreto consente (meglio ancora di un’impostazione dal “generale al particolare”) di tracciare contorni e contenuti dell’istituto per poi pervenire a delle riflessioni di carattere generale sull’attuale disciplina, la quale presenta molteplici nodi problematici anche in punto di compatibilità con il quadro costituzionale e comunitario. Il lavoro si occupa altresì del delicato – e tutt’altro che teorico - problema della giurisdizione in materia di informazioni interdittive antimafia. La cognizione giurisdizionale operata sui provvedimenti prefettizi è inserita nel contesto della giurisdizione di legittimità e verte, essenzialmente, sulla verifica della sussistenza di macroscopiche violazioni sussumibili nel paradigma astratto dell’eccesso di potere (unico vizio di legittimità che permette di sindacare l’operato del Prefetto caratterizzato da amplissima discrezionalità). Stante la centralità del vizio di eccesso di potere viene condotta un’analisi che ne vuole scandagliare il ruolo nel sistema delle misure antimafia al fine di comprendere se, effettivamente, la possibilità di ricorrere in giudizio deducendo suddetto vizio – nelle sue multiformi sfaccettature costituite dalle figure sintomatiche – sia garanzia di effettività e pienezza della tutela giurisdizionale.

Sindacato del giudice amministrativo e limitazione della libertà d’impresa: la discrezionalità amministrativa come strumento di regolazione del mercato / Laurendi, Silvia. - (2020 Apr 27).

Sindacato del giudice amministrativo e limitazione della libertà d’impresa: la discrezionalità amministrativa come strumento di regolazione del mercato

LAURENDI, Silvia
2020-04-27

Abstract

L’analisi condotta in seno al presente lavoro verrà costruita su tre capitoli denominati, rispettivamente: “Diritto ed economia: un Giano bifronte a presidio del sapere scientifico” (capitolo I), “Le misure amministrative antimafia, analisi globale dell’istituto” (capitolo II); “Sindacato del giudice amministrativo in materia di interdittive antimafia, aspetti operativi e criticità. La discrezionalità amministrativa come strumento di “regolazione del mercato” (capitolo III). La trattazione parte da una premessa fondamentale, ossia dalle certe e non più obliterabili interconnessioni esistenti tra il mondo dell’economia e il diritto (specie il diritto amministrativo) ed è volta alla dimostrazione della pervasiva influenza esercitata, in particolare, dai pronunciamenti giudiziali (dei TT.aa.rr. e del Consiglio di Stato), sull’andamento del sistema economico - in prospettiva macro e microeconomica -. La conoscenza delle dinamiche che interconnettono diritto ed economia è un punto di partenza che deve essere tenuto in debito conto dal giurista che si fa interprete e attuatore concreto delle norme ormai sempre pensate, dal legislatore, in una prospettiva che mira – primariamente - a salvaguardare le finanze dello Stato. Esiste infatti, mutuando – sia pur in maniera parzialmente impropria - una terminologia del diritto comunitario, una fase “discendente” che si identifica con la predisposizione dell’apparato normativo- sanzionatorio da parte del legislatore ed una fase “ascendente” in cui la norma, dagli interpreti, viene restituita allo stesso legislatore, spesso pregna di nuovi ed ulteriori significati, in una prospettiva di maggiore adattamento al reale contesto di applicazione. Il tema primario della ricerca è costituito dalle informazioni antimafia a carattere interdittivo, argomento anfibio tra il diritto amministrativo ed il diritto penale. La trattazione mira a fornire gli essenziali tratti teorici ed operativi dell’istituto, attraverso un’analisi che si svolge non in prospettiva deduttiva (dal generale argomento della discrezionalità amministrativa dell’autorità prefettizia titolare del procedimento, alla concreta irrogazione della misura) ma, a partire da una “navigazione a vista” nel vasto panorama del diritto vivente giurisprudenziale, si è provato a far discendere i principi fondamentali dell’istituto (in parte, ad oggi, ancora oscuri). L’obiettivo è evidenziare, con metodo induttivo, il ruolo del giudice amministrativo quale soggetto decisore di vicende che involgono problematiche di squisito diritto e tematiche di economia in senso stretto. In questa ottica, il giudice amministrativo, è decisore più o meno consapevole di delicatissime vicende. La giustizia amministrativa, infatti, sta assumendo sempre più il volto di una giurisdizione che opera nei gangli vitali del tessuto economico e, nella materia delle interdittive antimafia, la considerazione trova certa – e preoccupante, per certi versi -, applicazione. L’analisi del caso concreto consente (meglio ancora di un’impostazione dal “generale al particolare”) di tracciare contorni e contenuti dell’istituto per poi pervenire a delle riflessioni di carattere generale sull’attuale disciplina, la quale presenta molteplici nodi problematici anche in punto di compatibilità con il quadro costituzionale e comunitario. Il lavoro si occupa altresì del delicato – e tutt’altro che teorico - problema della giurisdizione in materia di informazioni interdittive antimafia. La cognizione giurisdizionale operata sui provvedimenti prefettizi è inserita nel contesto della giurisdizione di legittimità e verte, essenzialmente, sulla verifica della sussistenza di macroscopiche violazioni sussumibili nel paradigma astratto dell’eccesso di potere (unico vizio di legittimità che permette di sindacare l’operato del Prefetto caratterizzato da amplissima discrezionalità). Stante la centralità del vizio di eccesso di potere viene condotta un’analisi che ne vuole scandagliare il ruolo nel sistema delle misure antimafia al fine di comprendere se, effettivamente, la possibilità di ricorrere in giudizio deducendo suddetto vizio – nelle sue multiformi sfaccettature costituite dalle figure sintomatiche – sia garanzia di effettività e pienezza della tutela giurisdizionale.
27-apr-2020
MANGANARO, Francesco
TROPEA, Giuseppe
SALAZAR, Carmela Maria Giustina
Doctoral Thesis
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/64403
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