“I Greci erano belli perché avevano le statue e le piazze belle”. La frase del grande storico dell’arte Ernst Gombrich richiama la concezione classica di bellezza che ispira questo mio scritto, in cui bello e buono coincidono. Nella Grecia antica la bellezza era un ideale di armonia, riguardava il senso dell’ordine e un rapporto proporzionato di un Tutto, di un corpo umano, della natura, del cosmo. Il Kalós, (καλὸς) , il bello, si coniugava all’agathós (ἀγαθός), il buono, dando origine a una parola e a un concetto, unitari, in quanto la bellezza si riferiva non solo a ciò che risultava piacevole ai sensi, ma anche a qualità più generali che attenevano alla ricerca della perfezione, del benessere mentale, dell’equilibrio ecologico e universali tratta allora di rilanciare una sfida in nome della bellezza, una sfida politica, etica, ma, soprattutto, educativa che tutti dovrebbero raccogliere in quanto tutti dovrebbero avere una competenza sulla “bellezza”: tutti, ovvero non solo gli artisti e gli studiosi, gli architetti o gli archeologi, dato che la bellezza non è una cosa aristocratica e non ha solo a che fare con archivi e rovine, ma con le genti vive e con coloro che la bellezza la devono forgiare tutti i giorni per costruire abiti culturali improntati alla cooperazione, all’equilibrio e alla democrazia. Solo la scuola della Repubblica, dal nido all’università, potrà dare gambe a questa sfida
Educare alla bellezza / Marchetti, Laura. - 1:(2020), pp. 59-72.
Educare alla bellezza
Laura Marchetti
2020-01-01
Abstract
“I Greci erano belli perché avevano le statue e le piazze belle”. La frase del grande storico dell’arte Ernst Gombrich richiama la concezione classica di bellezza che ispira questo mio scritto, in cui bello e buono coincidono. Nella Grecia antica la bellezza era un ideale di armonia, riguardava il senso dell’ordine e un rapporto proporzionato di un Tutto, di un corpo umano, della natura, del cosmo. Il Kalós, (καλὸς) , il bello, si coniugava all’agathós (ἀγαθός), il buono, dando origine a una parola e a un concetto, unitari, in quanto la bellezza si riferiva non solo a ciò che risultava piacevole ai sensi, ma anche a qualità più generali che attenevano alla ricerca della perfezione, del benessere mentale, dell’equilibrio ecologico e universali tratta allora di rilanciare una sfida in nome della bellezza, una sfida politica, etica, ma, soprattutto, educativa che tutti dovrebbero raccogliere in quanto tutti dovrebbero avere una competenza sulla “bellezza”: tutti, ovvero non solo gli artisti e gli studiosi, gli architetti o gli archeologi, dato che la bellezza non è una cosa aristocratica e non ha solo a che fare con archivi e rovine, ma con le genti vive e con coloro che la bellezza la devono forgiare tutti i giorni per costruire abiti culturali improntati alla cooperazione, all’equilibrio e alla democrazia. Solo la scuola della Repubblica, dal nido all’università, potrà dare gambe a questa sfidaFile | Dimensione | Formato | |
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D'APRILE-Strongoli. Lo stato in luogo dell'EducAzione. Marchetti.pdf
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