L’esposizione Philía. Restauri sostenuti dai privati con l’Art Bonus creata dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria assume, a differenza delle mostre precedenti, un significato tutto particolare. Lo stesso titolo, che dal greco si può tradurre con amicizia nel senso più ampio del termine, evidenzia il significato dei rapporti fra le attività del Museo e le azioni di mecenatismo da parte di soggetti esterni particolarmente sensibili alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale. Sin dalla sua riapertura nel 2016 il MArRC ha inteso promuovere, accanto alla conoscenza dei straordinari reperti archeologici esposti nelle sale, anche le varie attività che si svolgono negli uffici e nei suoi laboratori per lo studio e la conservazione delle collezioni riposte nei depositi. Le complesse operazioni di riordino e di nuova inventariazione delle opere impegnano quotidianamente i funzionari archeologi, ma anche giovani studenti e studiosi maturi provenienti da tante Università italiane e straniere, con le quali il Museo ha stipulato accordi e convenzioni per sviluppare ricerche scientifiche sui reperti, i loro contesti e i materiali di cui sono composti. Già con la mostra A nuova vita. Restauri al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che ho avuto il piacere di curare insieme ad Angela Quattrocchi, docente di Restauro all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, già nel 2017 si era deciso di proporre un’esposizione costruita a “filo doppio”: da un lato presentare per la prima volta al pubblico tanti reperti archeologici fino ad allora conservati nei depositi; dall’altro valorizzare l’attività condotta nel laboratorio di restauro del Museo, che nel solo biennio 2016-2017 contava oltre 250 opere restaurate. Con questa mostra a quel “filo doppio” si aggiunge oggi una perla, che risplende della generosità dei primi mecenati che, credendo nel progetto gestionale del Museo, hanno voluto offrire un proprio contributo, sostenendo una serie di interventi volti al restauro e alla valorizzazione delle collezioni. Si tratta di realtà imprenditoriali, associazioni ed enti molto diversi tra loro, ma tutti accomunati dalla sensibilità di investire in cultura, partecipando concretamente alla conservazione del patrimonio.

Philia. Restauri sostenuti dai privati con l’Art Bonus

Carmelo Malacrino
2020-01-01

Abstract

L’esposizione Philía. Restauri sostenuti dai privati con l’Art Bonus creata dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria assume, a differenza delle mostre precedenti, un significato tutto particolare. Lo stesso titolo, che dal greco si può tradurre con amicizia nel senso più ampio del termine, evidenzia il significato dei rapporti fra le attività del Museo e le azioni di mecenatismo da parte di soggetti esterni particolarmente sensibili alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale. Sin dalla sua riapertura nel 2016 il MArRC ha inteso promuovere, accanto alla conoscenza dei straordinari reperti archeologici esposti nelle sale, anche le varie attività che si svolgono negli uffici e nei suoi laboratori per lo studio e la conservazione delle collezioni riposte nei depositi. Le complesse operazioni di riordino e di nuova inventariazione delle opere impegnano quotidianamente i funzionari archeologi, ma anche giovani studenti e studiosi maturi provenienti da tante Università italiane e straniere, con le quali il Museo ha stipulato accordi e convenzioni per sviluppare ricerche scientifiche sui reperti, i loro contesti e i materiali di cui sono composti. Già con la mostra A nuova vita. Restauri al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che ho avuto il piacere di curare insieme ad Angela Quattrocchi, docente di Restauro all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, già nel 2017 si era deciso di proporre un’esposizione costruita a “filo doppio”: da un lato presentare per la prima volta al pubblico tanti reperti archeologici fino ad allora conservati nei depositi; dall’altro valorizzare l’attività condotta nel laboratorio di restauro del Museo, che nel solo biennio 2016-2017 contava oltre 250 opere restaurate. Con questa mostra a quel “filo doppio” si aggiunge oggi una perla, che risplende della generosità dei primi mecenati che, credendo nel progetto gestionale del Museo, hanno voluto offrire un proprio contributo, sostenendo una serie di interventi volti al restauro e alla valorizzazione delle collezioni. Si tratta di realtà imprenditoriali, associazioni ed enti molto diversi tra loro, ma tutti accomunati dalla sensibilità di investire in cultura, partecipando concretamente alla conservazione del patrimonio.
2020
978-88-7221-963-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/67597
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