Il saggio ha l'obiettivo di fornire, dalla specifica ottica disciplinare dell’urbanistica, un contributo alla lettura ed interpretazione dei complessi processi che le politiche europee per il territorio e l’ambiente determinano nei territori meridionali. Nel Mezzogiorno tale questione si carica di evidenti ambiguità. Troppo spesso le progettualità derivanti dalle politiche comunitarie, pur suscitando nelle diverse stagioni di programmazione grandi attese, hanno generato un quadro composito, frammentato e polverizzato. Se negli anni ’90 si era determinata una sorta di esplosione di nuove progettualità, queste si sono poi lentamente “appiattite” sulle procedure, sui tecnicismi, sull’impiego delle risorse finanziarie a tutti i costi, smarrendo quella visione integrata che avrebbe potuto costituire la chiave di volta per promuovere differenti modelli e pratiche di sviluppo locale. Nodo centrale del discorso sono dunque gli esiti reali che il complesso portato di paradigmi culturali, di esperienze, di progettualità e di risorse finanziarie ha realmente indotto nei territori del Sud. Emerge con forza la dimensione di un Mezzogiorno delle differenze, difficile da cogliere, da spiegare, da catalogare; un Mezzogiorno da osservare quindi come articolazione complessa di territori, come arcipelago di ambienti, luoghi di vita, culture e capacità di governo delle trasformazioni profondamente differenti. I diversi mezzogiorni a volte stupiscono per gli esiti progettuali e le buone pratiche che sanno esprimere, altre volte deludono per l’omologazione a modelli altri, per l’incapacità di esprimere reti trasversali di interazione e solidarietà, per la difficoltà a produrre scenari territoriali di sviluppo basati sulle proprie risorse, umane e territoriali. I fili della narrazione percorrono l’evoluzione delle declinazioni locali nelle politiche europee, evidenziando quelle ritenute significative nei processi trasformativi dei territori meridionali; toccano il rapporto problematico tra le iniziative comunitarie e i "classici" strumenti di azione dell'urbanistica, della pianificazione, della gestione a livello locale; indagano l’attuale configurazione delle politiche di sviluppo per i “territori che devono convergere”, evidenziando la scarsa attenzione delle politiche, oggi come ieri, verso i progetti impliciti che i luoghi suggeriscono. Questi percorsi attraversano le molteplici zone di frontiera tra l’urbanistica, intesa come disciplina capace di interpretare e prefigurare scenari trasformativi dei territori e delle città, ed altre discipline più o meno contigue come la geografia, l’economia, il diritto.
Le Politiche Ambientali e la Rete Ecologica tra Europa e Mezzogiorno / Campanella, Raffaella. - (2009), pp. 345-422.
Le Politiche Ambientali e la Rete Ecologica tra Europa e Mezzogiorno
CAMPANELLA, Raffaella
2009-01-01
Abstract
Il saggio ha l'obiettivo di fornire, dalla specifica ottica disciplinare dell’urbanistica, un contributo alla lettura ed interpretazione dei complessi processi che le politiche europee per il territorio e l’ambiente determinano nei territori meridionali. Nel Mezzogiorno tale questione si carica di evidenti ambiguità. Troppo spesso le progettualità derivanti dalle politiche comunitarie, pur suscitando nelle diverse stagioni di programmazione grandi attese, hanno generato un quadro composito, frammentato e polverizzato. Se negli anni ’90 si era determinata una sorta di esplosione di nuove progettualità, queste si sono poi lentamente “appiattite” sulle procedure, sui tecnicismi, sull’impiego delle risorse finanziarie a tutti i costi, smarrendo quella visione integrata che avrebbe potuto costituire la chiave di volta per promuovere differenti modelli e pratiche di sviluppo locale. Nodo centrale del discorso sono dunque gli esiti reali che il complesso portato di paradigmi culturali, di esperienze, di progettualità e di risorse finanziarie ha realmente indotto nei territori del Sud. Emerge con forza la dimensione di un Mezzogiorno delle differenze, difficile da cogliere, da spiegare, da catalogare; un Mezzogiorno da osservare quindi come articolazione complessa di territori, come arcipelago di ambienti, luoghi di vita, culture e capacità di governo delle trasformazioni profondamente differenti. I diversi mezzogiorni a volte stupiscono per gli esiti progettuali e le buone pratiche che sanno esprimere, altre volte deludono per l’omologazione a modelli altri, per l’incapacità di esprimere reti trasversali di interazione e solidarietà, per la difficoltà a produrre scenari territoriali di sviluppo basati sulle proprie risorse, umane e territoriali. I fili della narrazione percorrono l’evoluzione delle declinazioni locali nelle politiche europee, evidenziando quelle ritenute significative nei processi trasformativi dei territori meridionali; toccano il rapporto problematico tra le iniziative comunitarie e i "classici" strumenti di azione dell'urbanistica, della pianificazione, della gestione a livello locale; indagano l’attuale configurazione delle politiche di sviluppo per i “territori che devono convergere”, evidenziando la scarsa attenzione delle politiche, oggi come ieri, verso i progetti impliciti che i luoghi suggeriscono. Questi percorsi attraversano le molteplici zone di frontiera tra l’urbanistica, intesa come disciplina capace di interpretare e prefigurare scenari trasformativi dei territori e delle città, ed altre discipline più o meno contigue come la geografia, l’economia, il diritto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.