Lo scritto analizza il fenomeno della distrettualità in agricoltura in una prospettiva giuseconomica. Si parte dai distretti industriali per arrivare all'art. 13 del d. lgs. 18 maggio 2001, n. 228 in materia di distretti rurali ed agroalimentari di qualità che attribuisce alle Regioni il compito di provvedere all'individuazione di essi. In questa prospettiva viene analizzato il distretto agroalimentare di qualità di Sibari. Nell'ultimo decennio la dottrina ha tentato di sfruttare l'esperienza maturata per i distretti industriali nell'ambito agricolo, visto l'intenso legame tra settore primario e territorio. Una delle ipotesi considerate a questo proposito è la creazione dei distretti agroindustriali, agricoli e rurali. Gli obiettivi da perseguire sono il consolidamento della filiera, la promozione dei prodotti agricoli di qualità, la valorizzazione della multifunzionalità e della pluriattività. La formula distrettuale diventa quindi uno strumento per interventi pubblici che migliorino le infrastrutture o agevolino l'insediamento delle imprese di trasformazione e la promozione della tipicità dei prodotti. Se si analizza l'origine della formula distrettuale emerge che i sistemi locali contrastano con il modello dellas grande industria. Ne è un esempio la Toscana con il Distretto industriale di Prato dove esistono piccole imprese raggruppate in "sistemi territoriali compatti" o "distretti industriali", caratterizzati da accentuate divisioni del lavoro. Precedenti studi hanno accertato che il termine "distretto", dall'inglese cluster, designa un insieme di imprese ed istituzioni geograficamente prossime ed economicamente interconnesse. Una caratteristica fondamentale dei distretti industriali è la loro capacità di sviluppare economie esterne. Infatti, com'è stato rilevato, un'impresa industriale è certamente più competitiva rispetto ad altra impresa con le stesse caratteristiche che si trova all'esterno del distretto.

Analisi della normativa sui distretti rurali ed agroalimentari

SAIJA, ROBERTO
2008-01-01

Abstract

Lo scritto analizza il fenomeno della distrettualità in agricoltura in una prospettiva giuseconomica. Si parte dai distretti industriali per arrivare all'art. 13 del d. lgs. 18 maggio 2001, n. 228 in materia di distretti rurali ed agroalimentari di qualità che attribuisce alle Regioni il compito di provvedere all'individuazione di essi. In questa prospettiva viene analizzato il distretto agroalimentare di qualità di Sibari. Nell'ultimo decennio la dottrina ha tentato di sfruttare l'esperienza maturata per i distretti industriali nell'ambito agricolo, visto l'intenso legame tra settore primario e territorio. Una delle ipotesi considerate a questo proposito è la creazione dei distretti agroindustriali, agricoli e rurali. Gli obiettivi da perseguire sono il consolidamento della filiera, la promozione dei prodotti agricoli di qualità, la valorizzazione della multifunzionalità e della pluriattività. La formula distrettuale diventa quindi uno strumento per interventi pubblici che migliorino le infrastrutture o agevolino l'insediamento delle imprese di trasformazione e la promozione della tipicità dei prodotti. Se si analizza l'origine della formula distrettuale emerge che i sistemi locali contrastano con il modello dellas grande industria. Ne è un esempio la Toscana con il Distretto industriale di Prato dove esistono piccole imprese raggruppate in "sistemi territoriali compatti" o "distretti industriali", caratterizzati da accentuate divisioni del lavoro. Precedenti studi hanno accertato che il termine "distretto", dall'inglese cluster, designa un insieme di imprese ed istituzioni geograficamente prossime ed economicamente interconnesse. Una caratteristica fondamentale dei distretti industriali è la loro capacità di sviluppare economie esterne. Infatti, com'è stato rilevato, un'impresa industriale è certamente più competitiva rispetto ad altra impresa con le stesse caratteristiche che si trova all'esterno del distretto.
2008
978-88-903483-7-2
distretti; territorio; aree rurali; cluster; impresa; prodotti tipici; multifunzionalità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/13269
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