La società contemporanea è stata segnata da numerosi eventi traumatici che, nel tempo, ne hanno modificato fortemente la nozione di memoria. Dalla Prima Guerra Mondiale alla Shoah, dalla bomba atomica ai genocidi delle guerre nei Balcani, passando attraverso i profondi mutamenti socio-politici della seconda metà del secolo scorso, la memoria collettiva ha infatti assunto la forma di un inevitabile conflitto tra “ricordo” e ”oblio”, tra commemorazione di un evento e cancellazione di un passato spesso controverso. Tale conflittualità, in architettura, si rispecchia nel tema delle rovine: la società è infatti chiamata a interrogarsi sul destino delle ferite inflitte dalle guerre ed altri eventi traumatici, a luoghi, edifici e monumenti. Al di là dell'ampio ventaglio di opzioni operative, da sempre studiate nel campo del restauro architettonico, e che vanno dal ripristino, alla costruzione di nuove architetture, fino alla conservazione delle rovine in forma di memoriale, il saggio si sofferma sulle implicazioni sociali e politiche dei due termini del conflitto: l'accettazione o la rimozione del trauma subito. Guardando ad alcuni esempi europei, il saggio indaga il rapporto tra memoria, luoghi e processi sociali, confrontando quelle esperienze rivolte a selezionare drasticamente le tracce di quegli eventi traumatici, con altre che, orientate a preservare tali segni, sperimentano ciò che l'autore definisce una "democrazia della memoria".
A Memory of Shadows and of Stone. Traumatic Ruins, Conservation, Social Processes / Sulfaro, Nino. - In: ARCHISTOR. - ISSN 2384-8898. - I:2(2014), pp. 144-171. [10.14633/AHR012]
A Memory of Shadows and of Stone. Traumatic Ruins, Conservation, Social Processes
Nino Sulfaro
2014-01-01
Abstract
La società contemporanea è stata segnata da numerosi eventi traumatici che, nel tempo, ne hanno modificato fortemente la nozione di memoria. Dalla Prima Guerra Mondiale alla Shoah, dalla bomba atomica ai genocidi delle guerre nei Balcani, passando attraverso i profondi mutamenti socio-politici della seconda metà del secolo scorso, la memoria collettiva ha infatti assunto la forma di un inevitabile conflitto tra “ricordo” e ”oblio”, tra commemorazione di un evento e cancellazione di un passato spesso controverso. Tale conflittualità, in architettura, si rispecchia nel tema delle rovine: la società è infatti chiamata a interrogarsi sul destino delle ferite inflitte dalle guerre ed altri eventi traumatici, a luoghi, edifici e monumenti. Al di là dell'ampio ventaglio di opzioni operative, da sempre studiate nel campo del restauro architettonico, e che vanno dal ripristino, alla costruzione di nuove architetture, fino alla conservazione delle rovine in forma di memoriale, il saggio si sofferma sulle implicazioni sociali e politiche dei due termini del conflitto: l'accettazione o la rimozione del trauma subito. Guardando ad alcuni esempi europei, il saggio indaga il rapporto tra memoria, luoghi e processi sociali, confrontando quelle esperienze rivolte a selezionare drasticamente le tracce di quegli eventi traumatici, con altre che, orientate a preservare tali segni, sperimentano ciò che l'autore definisce una "democrazia della memoria".File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Sulfaro_2014_ArcHistoR_2_Ruins_editor.pdf
accesso aperto
Descrizione: Articolo principale
Tipologia:
Versione Editoriale (PDF)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
6.48 MB
Formato
Adobe PDF
|
6.48 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.