Il dibattito sulle condizioni del Mezzogiorno porta sempre ad interrogarsi su quale possa essere la strada migliore per trovare le più idonee soluzioni ai problemi esistenti. Non si tratta più di interrogarsi sulle cause che li ha determinati, siano essi politici o di altra natura, e magari soffermarsi nella dimensione della sterile critica e/o ancor peggio assegnando a qualcosa o qualcuno le diverse responsabilità, ma si tratta di ricercare le concrete soluzioni dopo una attenta analisi ed interpretazione dei fenomeni urbani e territoriali. Si tratta, per dirla con Mario Coletta, “di abbandonare quella immagine lamentosa che ha preso a manifestarsi nel Mezzogiorno d’Italia a decorrere dalla fatidica e per tanti ancora oggi fatale, data dell’Unità nazionale . Si tratta, al contrario, di valorizzare le risorse endogene del territorio trasformandole in opportunità di sviluppo trovando una sintesi operativa rispetto ad un quadro prioritario di interventi necessari alla sua rinascita. Si tratta di ritrovare una capacità autopropulsiva e allo stesso tempo innovativa a partire dalla partecipazione attiva dei Soggetti responsabili e consapevoli e di delineare una strategia meridionale nell’ambito di quella nazionale ed europea coerentemente con le proprie opportunità di sviluppo socio-economiche e paesaggistiche/ambientali. L’emergenza Covid ha acuito molti degli spazi di riflessione del passato assorbendoli in altre necessità di cambiamento che vanno dalla rivisitazione dei paradigmi del vivere e delle condizioni del welfare urbano, dei servizi e degli spazi pubblici, dell’abitare, della comunità. Ha evidenziato la crisi e l’importanza della mobilità nel Paese e nel Mezzogiorno, delle reti, come valore aggiunto delle infrastrutture, in particolare delle reti immateriali. La politica di coesione dell’UE, piuttosto che un vincolo, deve rappresentare una leva finanziaria per sostenere materialmente il processo di sviluppo del Mezzogiorno; ciò nel quadro della centralità commerciale che il Mediterraneo assume per l’economia europea. Questione, peraltro, testimoniata dalla forte crescita dei traffici marittimi. Senza dimenticare che alla centralità commerciale si aggiunge anche quella politica, religiosa e culturale. L’obiettivo è provare a “fare sintesi”, individuandone evidentemente le eventuali criticità, e sviluppare contributi utili finalizzati alla definizione dei contenuti essenziali normativi portandoli a sistema di efficienza e di efficacia. Nell’attuale contesto normativo le regioni del Mezzogiorno si trovano ad operare con una varietà di piani, programmi e progetti che spesso finiscono per “disorientare” piuttosto che “orientare” le scelte strategiche a livello territoriale. Si sente forte la necessità di armonizzare e sistematizzare le frammentate buone pratiche che pur esistono. Il PnrR deve ritornare utile anche e soprattutto in questa direzione, deve essere cioè in grado di armonizzare e pianificare gli interventi, strutturali e strategici, in una dimensione di unitarietà e condivisione degli obiettivi. L’Italia e l’Europa devono far uscire il Mezzogiorno da una situazione opaca e impantanata in una condizione di squilibrio territoriale. Si tratta di sperimentare una politica per il Mezzogiorno in grado di attuare una progettazione sostenibile al fine di ristabilire un riequilibrio economico-produttivo, sociale-ambientale tra il territorio e le comunità insediate. Dinanzi a tali processi si ribadisce la necessità di un dialogo più intenso con quella pluralità di Soggetti che, a vario titolo, sono destinati a svolgere un ruolo importante nei processi di governo del territorio. Si tratta, presumibilmente, di costruire una cabina di regia in stretto rapporto con quella nazionale per costruire una “governance” capace di garantire risultati efficaci e continui che devono andare ben oltre l’attuazione del piano europeo.

L'Italia e il suo Mezzogiorno. Dal PNRR al territorio e viceversa

Passarelli Domenico
2021-01-01

Abstract

Il dibattito sulle condizioni del Mezzogiorno porta sempre ad interrogarsi su quale possa essere la strada migliore per trovare le più idonee soluzioni ai problemi esistenti. Non si tratta più di interrogarsi sulle cause che li ha determinati, siano essi politici o di altra natura, e magari soffermarsi nella dimensione della sterile critica e/o ancor peggio assegnando a qualcosa o qualcuno le diverse responsabilità, ma si tratta di ricercare le concrete soluzioni dopo una attenta analisi ed interpretazione dei fenomeni urbani e territoriali. Si tratta, per dirla con Mario Coletta, “di abbandonare quella immagine lamentosa che ha preso a manifestarsi nel Mezzogiorno d’Italia a decorrere dalla fatidica e per tanti ancora oggi fatale, data dell’Unità nazionale . Si tratta, al contrario, di valorizzare le risorse endogene del territorio trasformandole in opportunità di sviluppo trovando una sintesi operativa rispetto ad un quadro prioritario di interventi necessari alla sua rinascita. Si tratta di ritrovare una capacità autopropulsiva e allo stesso tempo innovativa a partire dalla partecipazione attiva dei Soggetti responsabili e consapevoli e di delineare una strategia meridionale nell’ambito di quella nazionale ed europea coerentemente con le proprie opportunità di sviluppo socio-economiche e paesaggistiche/ambientali. L’emergenza Covid ha acuito molti degli spazi di riflessione del passato assorbendoli in altre necessità di cambiamento che vanno dalla rivisitazione dei paradigmi del vivere e delle condizioni del welfare urbano, dei servizi e degli spazi pubblici, dell’abitare, della comunità. Ha evidenziato la crisi e l’importanza della mobilità nel Paese e nel Mezzogiorno, delle reti, come valore aggiunto delle infrastrutture, in particolare delle reti immateriali. La politica di coesione dell’UE, piuttosto che un vincolo, deve rappresentare una leva finanziaria per sostenere materialmente il processo di sviluppo del Mezzogiorno; ciò nel quadro della centralità commerciale che il Mediterraneo assume per l’economia europea. Questione, peraltro, testimoniata dalla forte crescita dei traffici marittimi. Senza dimenticare che alla centralità commerciale si aggiunge anche quella politica, religiosa e culturale. L’obiettivo è provare a “fare sintesi”, individuandone evidentemente le eventuali criticità, e sviluppare contributi utili finalizzati alla definizione dei contenuti essenziali normativi portandoli a sistema di efficienza e di efficacia. Nell’attuale contesto normativo le regioni del Mezzogiorno si trovano ad operare con una varietà di piani, programmi e progetti che spesso finiscono per “disorientare” piuttosto che “orientare” le scelte strategiche a livello territoriale. Si sente forte la necessità di armonizzare e sistematizzare le frammentate buone pratiche che pur esistono. Il PnrR deve ritornare utile anche e soprattutto in questa direzione, deve essere cioè in grado di armonizzare e pianificare gli interventi, strutturali e strategici, in una dimensione di unitarietà e condivisione degli obiettivi. L’Italia e l’Europa devono far uscire il Mezzogiorno da una situazione opaca e impantanata in una condizione di squilibrio territoriale. Si tratta di sperimentare una politica per il Mezzogiorno in grado di attuare una progettazione sostenibile al fine di ristabilire un riequilibrio economico-produttivo, sociale-ambientale tra il territorio e le comunità insediate. Dinanzi a tali processi si ribadisce la necessità di un dialogo più intenso con quella pluralità di Soggetti che, a vario titolo, sono destinati a svolgere un ruolo importante nei processi di governo del territorio. Si tratta, presumibilmente, di costruire una cabina di regia in stretto rapporto con quella nazionale per costruire una “governance” capace di garantire risultati efficaci e continui che devono andare ben oltre l’attuazione del piano europeo.
2021
strategie, governance, semplificazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/129006
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