Il contributo si propone di richiamare l’attenzione sul tema del corpo nella riflessione pedagogico-speciale. Il Novecento ha notevolmente contribuito alla rivalutazione della corporeità con gli studi sulla psicomotricità (Lapierre, 2001; Le Boulch, 1971; Vayer, 1992), con l’apporto nelle neuroscienze (Cambi, 2011; Rizzolatti & Sinigaglia, 2006), con lo studio delle connessioni cer-vello-mente-corpo (Contini, Fabbri & Manuzzi, 2006). Alla base vi è l’idea di un essere umano riconosciuto come unità bio-psico-socio-spirituale, in cui il corpo viene considerato come soggetto che crea cognizione nell’interazione con l’ambiente. La dimensio-ne corporea è dunque passata da una fase di stigmatizzazione ne-gativa del corpo del disabile (Zappaterra, 2010), all’affermazione come aspetto ineludibile nello sviluppo del sé e nella formazione dell’identità della persona con disabilità. All’evoluzione del bino-mio corporeità/disabilità hanno concorso gli studi incentrati sull’embodied cognition (Gomez Paloma, 2017; Lakoff & Johnson, 1999; Shapiro, 2010; Varela, Thompson & Rosh, 1991) e su un processo continuo di connessione fra corpo-azione-conoscenza, che ha permesso di abbandonare la visione lineare del corpo, che è perché è in relazione con l’ambiente e con l’altro.

Corpo e alterità nella disabilità

Sgambelluri Rosa;
2022-01-01

Abstract

Il contributo si propone di richiamare l’attenzione sul tema del corpo nella riflessione pedagogico-speciale. Il Novecento ha notevolmente contribuito alla rivalutazione della corporeità con gli studi sulla psicomotricità (Lapierre, 2001; Le Boulch, 1971; Vayer, 1992), con l’apporto nelle neuroscienze (Cambi, 2011; Rizzolatti & Sinigaglia, 2006), con lo studio delle connessioni cer-vello-mente-corpo (Contini, Fabbri & Manuzzi, 2006). Alla base vi è l’idea di un essere umano riconosciuto come unità bio-psico-socio-spirituale, in cui il corpo viene considerato come soggetto che crea cognizione nell’interazione con l’ambiente. La dimensio-ne corporea è dunque passata da una fase di stigmatizzazione ne-gativa del corpo del disabile (Zappaterra, 2010), all’affermazione come aspetto ineludibile nello sviluppo del sé e nella formazione dell’identità della persona con disabilità. All’evoluzione del bino-mio corporeità/disabilità hanno concorso gli studi incentrati sull’embodied cognition (Gomez Paloma, 2017; Lakoff & Johnson, 1999; Shapiro, 2010; Varela, Thompson & Rosh, 1991) e su un processo continuo di connessione fra corpo-azione-conoscenza, che ha permesso di abbandonare la visione lineare del corpo, che è perché è in relazione con l’ambiente e con l’altro.
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