Il progetto del mosaico paesistico-culturale si propone e, per certi versi, si impone come uno degli elementi strutturanti la pianificazione d’area vasta. Ciò ha determinato, nella fase recente, diversi approcci e differenti pratiche, che si incardinano spesso su un’ambiguità di fondo. L’ambiguità riguarda le relazioni che si stabiliscono - innanzitutto sotto il profilo culturale - tra paesaggio, territorio e società: esiste infatti una tendenza a mantenere separati questi tre elementi centrali. A nostro avviso, invece, il concetto di paesaggio – e di conseguenza il suo progetto - non può essere disgiunto da quello di territorio e di società. Questa tesi ha costituito un nodo centrale nell’elaborazione del PTCP di Reggio Calabria: il territorio, nelle sue differenti espressioni, nelle sue progettualità espresse e latenti, è stato considerato come un sistema di paesaggi determinati dall’azione della società insediata. Paesaggi a differente intensità, vitalità, bellezza, ma anche paesaggi dell’incuria, del degrado e dell’esclusione. Il paesaggio non è visto quindi come “isola culturale”, ma come essenza stessa del territorio, nel suo prodursi continuo attraverso i rapporti tra società insediata e risorse. L’indagine sull’evoluzione di tali rapporti, delle loro “evidenze fisiche” e identitarie, consente di individuare le differenti tessere di un mosaico di luoghi, suggeritore di impliciti progetti locali. Di qui la filosofia posta alla base dell’impianto progettuale del PTCP: assumere la prospettiva identitaria come guida per una reinterpretazione dei luoghi, e come criterio centrale per una strategia di intervento nettamente rivolta all’obiettivo dello sviluppo locale. Tale prospettiva costituisce una sorta di piattaforma di dialogo tra paesaggio, territorio e società; un dialogo che, nei territori del Mezzogiorno ed in particolare nella provincia di Reggio Calabria, assume un significato particolare. Questo territorio viene spesso considerato “il sud del sud”, “una periferia delle periferie”, soprattutto per la contraddittoria evoluzione dei suoi caratteri economici, sociali, ambientali e produttivi: una evoluzione legata profondamente ai modelli, alle strategie ed agli esiti delle “politiche per lo sviluppo” del Mezzogiorno, con tutte le loro ambiguità e limiti. Il confine tra progetti imposti dall’esterno e visioni di sviluppo condivise dalle collettività locali appare in questo territorio molto netto. Questa “distanza progettuale” ha determinato spesso contrasti, paradossi, violazioni di processi logici, restituendo una sequenza di immagini in cui si articolano, in ordine sparso, le tessere di un complesso e frammentato puzzle territoriale. Ricomporre in una visione progettuale tali tessere è stata la prospettiva che ci si è posti nel PTCP: il mosaico dei luoghi assume così il significato di armatura portante della strategia progettuale del piano. Tale strategia punta ad un’azione di valorizzazione integrata delle risorse paesistico-culturali, incardinata sul riconoscimento delle reti di risorse attivabili: risorse di diversa origine e natura che, pur essendo riferibili in larga misura al sistema ambientale, paesaggistico e storico-culturale, riguardano anche altri campi propri del sistema insediativo, di quello infrastrutturale, di quello produttivo. Si punta non tanto ad un obiettivo di connessione spaziale, che porta in genere a soluzioni in termini di “itinerari”, ma ad una costruzione di sistema: si va dunque oltre le questioni di accessibilità, per assumere il principio per cui l’azione svolta su una singola risorsa produce conseguenze su tutte le altre risorse della rete (relazioni sistemiche di effetto). La visione progettuale del piano si incardina su un mosaico costituito da dodici ambiti di paesaggio, sulle risorse locali, sulle progettualità espresse dalle comunità locali, sui grandi progetti in itinere (come la piattaforma A6 Ionio-tirreno); ne emerge un complesso sistema di azioni, strutturato su sei grandi “Obiettivi strategici”, che punta con decisione ad una “valorizzazione delle diversità” ed a costruire un’idea condivisa di sviluppo.

Dalla frammentazione alla ricomposizione. Strategie per il mosaico dei luoghi nel PTCP di Reggio Calabria

SARLO, Antonella Blandina
2011-01-01

Abstract

Il progetto del mosaico paesistico-culturale si propone e, per certi versi, si impone come uno degli elementi strutturanti la pianificazione d’area vasta. Ciò ha determinato, nella fase recente, diversi approcci e differenti pratiche, che si incardinano spesso su un’ambiguità di fondo. L’ambiguità riguarda le relazioni che si stabiliscono - innanzitutto sotto il profilo culturale - tra paesaggio, territorio e società: esiste infatti una tendenza a mantenere separati questi tre elementi centrali. A nostro avviso, invece, il concetto di paesaggio – e di conseguenza il suo progetto - non può essere disgiunto da quello di territorio e di società. Questa tesi ha costituito un nodo centrale nell’elaborazione del PTCP di Reggio Calabria: il territorio, nelle sue differenti espressioni, nelle sue progettualità espresse e latenti, è stato considerato come un sistema di paesaggi determinati dall’azione della società insediata. Paesaggi a differente intensità, vitalità, bellezza, ma anche paesaggi dell’incuria, del degrado e dell’esclusione. Il paesaggio non è visto quindi come “isola culturale”, ma come essenza stessa del territorio, nel suo prodursi continuo attraverso i rapporti tra società insediata e risorse. L’indagine sull’evoluzione di tali rapporti, delle loro “evidenze fisiche” e identitarie, consente di individuare le differenti tessere di un mosaico di luoghi, suggeritore di impliciti progetti locali. Di qui la filosofia posta alla base dell’impianto progettuale del PTCP: assumere la prospettiva identitaria come guida per una reinterpretazione dei luoghi, e come criterio centrale per una strategia di intervento nettamente rivolta all’obiettivo dello sviluppo locale. Tale prospettiva costituisce una sorta di piattaforma di dialogo tra paesaggio, territorio e società; un dialogo che, nei territori del Mezzogiorno ed in particolare nella provincia di Reggio Calabria, assume un significato particolare. Questo territorio viene spesso considerato “il sud del sud”, “una periferia delle periferie”, soprattutto per la contraddittoria evoluzione dei suoi caratteri economici, sociali, ambientali e produttivi: una evoluzione legata profondamente ai modelli, alle strategie ed agli esiti delle “politiche per lo sviluppo” del Mezzogiorno, con tutte le loro ambiguità e limiti. Il confine tra progetti imposti dall’esterno e visioni di sviluppo condivise dalle collettività locali appare in questo territorio molto netto. Questa “distanza progettuale” ha determinato spesso contrasti, paradossi, violazioni di processi logici, restituendo una sequenza di immagini in cui si articolano, in ordine sparso, le tessere di un complesso e frammentato puzzle territoriale. Ricomporre in una visione progettuale tali tessere è stata la prospettiva che ci si è posti nel PTCP: il mosaico dei luoghi assume così il significato di armatura portante della strategia progettuale del piano. Tale strategia punta ad un’azione di valorizzazione integrata delle risorse paesistico-culturali, incardinata sul riconoscimento delle reti di risorse attivabili: risorse di diversa origine e natura che, pur essendo riferibili in larga misura al sistema ambientale, paesaggistico e storico-culturale, riguardano anche altri campi propri del sistema insediativo, di quello infrastrutturale, di quello produttivo. Si punta non tanto ad un obiettivo di connessione spaziale, che porta in genere a soluzioni in termini di “itinerari”, ma ad una costruzione di sistema: si va dunque oltre le questioni di accessibilità, per assumere il principio per cui l’azione svolta su una singola risorsa produce conseguenze su tutte le altre risorse della rete (relazioni sistemiche di effetto). La visione progettuale del piano si incardina su un mosaico costituito da dodici ambiti di paesaggio, sulle risorse locali, sulle progettualità espresse dalle comunità locali, sui grandi progetti in itinere (come la piattaforma A6 Ionio-tirreno); ne emerge un complesso sistema di azioni, strutturato su sei grandi “Obiettivi strategici”, che punta con decisione ad una “valorizzazione delle diversità” ed a costruire un’idea condivisa di sviluppo.
2011
Paesaggio; Territorio; Piano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/1728
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