The European Social Charter (ESC), adopted by the Council of Europe in 1961 and revised in 1996, is usually considered the “poor step-sister” of the European Convention on Human Rights (ECHR), also because of the weaker control system provided therein. It is however unquestionable, though often disregarded, that only an integrated understanding of the two treaties may fully comply with the principle of human rights’ “indivisibility”. From this standpoint, EU accession to the ECHR (art. 6(2) TUE), but not even to the ESC, looks like an implicit restatement in the integration process of the existing divide between economic freedoms and social justice, reflecting a sort of “constitutional squint”. Yet, the ESC’s guardian – the European Committee of Social Rights – has been amongst the European bodies the most activist in protecting “social” rights over the past decades, standing nowadays as the only European (quasi-)judicial branch specialized in the matter.Through a description of the concrete advantages arising from the double control system provided for in the ESC and by a comparison between the Committee’s decisions and the European Courts’ rulings on three hard cases (the austerity measures imposed to Greece by Troika, the Laval saga and the protection of unlawful immigrants), the paper aims at positively contributing with reasons and arguments to a relaunch of the Charter system, especially in a EU “constitutionalizing” perspective.

La Carta sociale europea (CSE), adottata dal Consiglio d’Europa nel 1961 e riveduta nel 1996, è solitamente considerata la “sorella povera” della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), soprattutto in ragione del più debole sistema di controllo in essa previsto. In realtà, spesso si dimentica che solo una visione integrata dei due testi convenzionali è in grado di riflettere fedelmente il principio di “indivisibilità” dei diritti fondamentali. In tal senso, la previsione nel Trattato di Lisbona dell’adesione dell’UE alla seconda, ma non anche alla prima, conferma la distanza ancora esistente sulla strada dell’integrazione europea fra libertà economiche e giustizia sociale, ed appare affetta dal medesimo “strabismo” costituzionale. Eppure, l’organo istituito per vigilare sul rispetto da parte degli Stati degli obblighi assunti con la ratifica della CSE (il Comitato europeo dei diritti sociali) è stato fra i più attivi a livello europeo nella tutela dei diritti c.d. sociali, rappresentando ancora oggi l’unica istanza europea specializzata in materia.Il presente contributo, attraverso un’illustrazione dei vantaggi offerti dal doppio sistema di controllo disposto dalla CSE e una comparazione fra le decisioni del Comitato e la giurisprudenza delle Corti europee in tre vicende altamente significative (le misure anticrisi imposte dalla Troika alla Grecia, il noto caso Laval e la protezione degli immigranti irregolari), intende offrire argomenti per una rivitalizzazione di tale strumento convenzionale nella prospettiva di una sempre maggiore “costituzionalizzazione” dell’ordinamento UE.

La Carta sociale europea presa sul serio

PANZERA, Claudio
2015-01-01

Abstract

The European Social Charter (ESC), adopted by the Council of Europe in 1961 and revised in 1996, is usually considered the “poor step-sister” of the European Convention on Human Rights (ECHR), also because of the weaker control system provided therein. It is however unquestionable, though often disregarded, that only an integrated understanding of the two treaties may fully comply with the principle of human rights’ “indivisibility”. From this standpoint, EU accession to the ECHR (art. 6(2) TUE), but not even to the ESC, looks like an implicit restatement in the integration process of the existing divide between economic freedoms and social justice, reflecting a sort of “constitutional squint”. Yet, the ESC’s guardian – the European Committee of Social Rights – has been amongst the European bodies the most activist in protecting “social” rights over the past decades, standing nowadays as the only European (quasi-)judicial branch specialized in the matter.Through a description of the concrete advantages arising from the double control system provided for in the ESC and by a comparison between the Committee’s decisions and the European Courts’ rulings on three hard cases (the austerity measures imposed to Greece by Troika, the Laval saga and the protection of unlawful immigrants), the paper aims at positively contributing with reasons and arguments to a relaunch of the Charter system, especially in a EU “constitutionalizing” perspective.
2015
La Carta sociale europea (CSE), adottata dal Consiglio d’Europa nel 1961 e riveduta nel 1996, è solitamente considerata la “sorella povera” della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), soprattutto in ragione del più debole sistema di controllo in essa previsto. In realtà, spesso si dimentica che solo una visione integrata dei due testi convenzionali è in grado di riflettere fedelmente il principio di “indivisibilità” dei diritti fondamentali. In tal senso, la previsione nel Trattato di Lisbona dell’adesione dell’UE alla seconda, ma non anche alla prima, conferma la distanza ancora esistente sulla strada dell’integrazione europea fra libertà economiche e giustizia sociale, ed appare affetta dal medesimo “strabismo” costituzionale. Eppure, l’organo istituito per vigilare sul rispetto da parte degli Stati degli obblighi assunti con la ratifica della CSE (il Comitato europeo dei diritti sociali) è stato fra i più attivi a livello europeo nella tutela dei diritti c.d. sociali, rappresentando ancora oggi l’unica istanza europea specializzata in materia.Il presente contributo, attraverso un’illustrazione dei vantaggi offerti dal doppio sistema di controllo disposto dalla CSE e una comparazione fra le decisioni del Comitato e la giurisprudenza delle Corti europee in tre vicende altamente significative (le misure anticrisi imposte dalla Troika alla Grecia, il noto caso Laval e la protezione degli immigranti irregolari), intende offrire argomenti per una rivitalizzazione di tale strumento convenzionale nella prospettiva di una sempre maggiore “costituzionalizzazione” dell’ordinamento UE.
European Social Charter; EU constitutionalization; Judicial comparison
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